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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Fisiognomica del governo (2)

Eccoci allora a riprendere il discorso, non completato nel primo articolo, sulla fisiognomica. Abbiamo già detto che non si sa se sia scienza. Anzi molti la mettono fra le cose ormai datate, che non hanno nulla di valido da insegnare. Sarà anche vero, però c’è un però, causa un linguaggio del corpo che la psicologia moderna interpreta molto più veritiero del linguaggio verbale. Il primo infatti non finge, il secondo invece si presta a qualsiasi tipo di manipolazione. A dimostrazione che il vissuto emozionale si stampa nel fisico, attraverso l’inconscio, indipendentemente dalla ragione. Sarà questa poi a chiarire, ma spesso a non voler chiarire e a simulare (ma fino ad un certo punto) l’espressione del corpo, quando questo non è in linea col desiderio di volersi presentare in guisa di ottenere un vantaggio presso qualcuno. Detto così sembrerebbe tutto facile, ma non è. E ritornando alla fisiognomica, una contraddizione per quanto riguarda la sua attendibilità, era già emersa durante il positivismo, quando con l’avvento della frenologia, ossia della valutazione della forma del cervello, si volle sostenere come la funzione non era quella data dall’espressione facciale, ma dalla natura cerebrale, dedotta dalla conformazione del cranio. Piccola eccezione a questa teoria la dea Venere, modello ineguagliabile di bellezza corporea, ma per la dimensione del suo cranio praticamente un idiota. Dalla frenologia alla criminologia il passo è breve, ma altrettanto pieno di contraddizioni. Tanto che in base a certe valutazioni morfologiche, si dovette riconoscere come il delinquente, il selvaggio, il pazzo e il genio, pressappoco coincidevano. E poiché ora dobbiamo trattare i segni fisici di altri due esponenti di governo, converrà ricordare, per non inserirli in questa categoria, le caratteristiche fra i delinquenti che sono: orecchie a sventola, capelli folti, scarsa barba, seni frontali spiccati, mandibola esuberante, mento quadro e sporgente, zigomi allargati e gesticolazione frequente e spesso incontenibile. Insomma trattasi di un quadro in cui le frontiere del regno zoologico si inseriscono di prepotenza tanto da far assomigliare questo fenotipo al regno degli scimpanzé. Dopo queste premesse un po’ troppo tecniche e di cui mi scuso coi lettori, passo ora alla trattazione che ci interessa. E come primo quadro, disegno Luigi di Maio vice primo ministro. Testa rotonda, ma faccia allungata, la sua caratteristica sono gli occhi. Profondi, lucidi, affossati e vivaci guardano sempre in faccia l’interlocutore, a dimostrazione, secondo il linguaggio del corpo, che non finge. Capelli corti quasi a spazzola, rivestono un cranio che sembra nella sua regolarità, una sfera perfetta, con l’unica eccezione delle orecchie che fra i capelli rasati, sporgono sembrando più grandi di quanto in effetti siano. Zigomi non sporgenti e guance in carne, si collegano regolarmente con il mento non sporgente. Naso un po’ allungato ma senza segni di irregolarità, presenta appena accennate ai lati le due pieghe, dette per questo naso labiali, inserendosi armoniosamente nel giusto mezzo del viso, senza offrire particolari segnali di eventi patognomonici. La bocca poi presenta labbra ben disegnate che si schiudono in un sorriso franco, accattivante, gradevole, vera carta vincente di un politico che vuole vincere attraverso la voglia di piacere. La fronte ampia, arrotondata, senza pieghe trasversali, indice, se presenti, di incertezza e di dubbi, si raccorda con sopracciglia folte ma non sopraelevate e che rimangono tali anche in occasione di polemica. Di colorito brunito, il nostro personaggio, manifesta nella figura una certa eleganza, ma senza ostentazione. Nell’insieme la sensazione, detto in milanés, è di un” bon fioeu” anche se lui è di Avellino. Infatti la voce è chiara, senza inflessioni dialettali e i toni sempre morbidi, anche se decisi, senza mai tradire irritazione o impazienza. Dal quadro fisiognomico generale, emerge quindi una figura gradevole, aggraziata quanto basta, per ricoprire un ruolo politico importante come il suo. Fatto questo, passiamo al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. L’eleganza è la sua principale caratteristica. Camicie bianche con colletto mai slacciato ma sempre chiuso da un bel nodo di cravatta in tinta con l’abito di un colore blu molto istituzionale e con immancabile pochette di un bianco candido appena affiorante, tutto l’insieme insomma lo rendono gradevole e anche per questo meritevole di fiducia. Faccia anch’essa (come nel precedente ritratto) un po’ allungata, è incorniciata da una capigliatura di un colore nero corvino che con una scriminatura lievemente spostata a destra, sprizza verso l’alto nel suo mezzo, per poi distendersi sia a destra che a sinistra lambendo quasi le orecchie, né piccole né grandi, ma ben attaccate al cranio. La fronte spaziosa, liscia, bombata quanto basta, si spegne verso il basso in due sopracciglia , ben disegnate, arcuate ma non troppo e in aggiunta non particolarmente folte. Occhi piccoli, lievemente allungati , come nel fenotipo orientale, vivaci e umidi, trasmettono nella loro fissa imperturbabilità, senso di quiete e serenità. Anzi sono loro che arrotondandosi, anticipano il sorriso allorché le labbra sottili si aprono per mostrare il placido e regolare succedersi dei denti. Due fossette appaiono allora sulle guance lievemente incavate, acuendo il senso visibile del compiacimento. Il naso esuberante in punta, si associa a due pieghe laterali che si affossano nelle guance a dimostrazione forse di vecchi e non risolti pensieri di preoccupazione. Mentre il mento disegnato in lieve prominenza, mostra un carattere fermo e risoluto, da tutto l’insieme emerge una figura gradevole, sia in casa che fuori. Intendendo per casa il confronto con gli altri politici appunto di casa nostra e per fuori il senso di una rappresentanza che nell’abbigliamento e nella piacevole presenza, giovanile ed atletica, sia in grado di dare dignità e lustro al nostro paese. La voce per la verità è un po’ roca e anche quando è microfonata, non arriva ai decibel dei personaggi tonitruanti. Di quanti cioè vorrebbero, col concorso della voce, esprimere senso di forza e volontà di dominio. Ma forse è meglio così. Quello che conta non è il tono, ma la sostanza. E questa è sempre improntata alla chiarezza, alla brachilogia quasi ossuta, ma precisa e puntuale nell’ illustrare la sua visione politica. Fare e non strafare allora, è il suo modo di essere. Siamo alla fine e se con questi profili, abbiamo presa per buona la fisiognomica, la consolazione (magra) che ne ricaviamo è che nessuna delle caratteristiche riscontrate nei due nostri personaggi, si associa alla delinquenza o alla pazzia, come prima accennavo. E per la verità nemmeno alla genialità. Concludendo se la vita è la dimostrazione di un vero e proprio bestiario cui associare le emozioni umane, tanto che ai tempi della rivoluzione francese, Luigi XVI veniva paragonato ad un tacchino e Maria Antonietta ad una lupa, anche i nostri due possono trovare analogia col mondo animale. Il primo L. di Maio potrebbe essere ascritto al mondo dei canidi, un cane nella sua dimensione però di un cucciolo non ancora adulto, che anche per questo suscita simpatia. Mentre G. Conte, sempre per riferirci alla categoria dei canidi, ricorda soprattutto un lupo, diventato domestico, causa l’evidenza della mancata aggressività. Secondo la fisiognomica, espressa nel dipinto: Allegoria della Prudenza del Tiziano, il cane accarezza le speranze future quindi rappresenta la Previdenza, mentre il lupo che rapisce i ricordi, impersona la Memoria. Se questo fosse vero tutto sommato, come cittadini, non ci andrebbe, nemmeno troppo male. Ed ora tiriamo una riga su questa fisiognomica e fra il lusco e il brusco, a voi lettori la possibilità di scegliere la giusta luce.  

Fisiognomica del governo (2)

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