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Venerdì, 29 Marzo 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Fra i diritti della società anche quello di uccidere

La nostra società è diventata la sede dei nuovi diritti. Infatti in mancanza di norme condivise, ognuno vanta i suoi. Ed ognuno ritiene che i diritti siano l’espressione del vivere moderno. Anzi di un modo di vivere che per realizzare il benessere non consente di guardare al passato. Troppo grigio quest’ultimo e troppo carico di preoccupazioni legate a norme di carattere morale, in grado di ostacolare quella crescita di tipo economico, da tutti auspicata come valore unico e non rinunciabile. Ecco allora il punto. Il vero collante che tiene unita la società è costituito dall’economia, da cui deve dipendere ogni possibilità per ognuno di occupare il tempo e lo spazio con la massima libertà di vivere la propria condizione. Fatta questa premessa,  si può dire che il dato economico supera qualsiasi altro valore esistenziale e fra questi si impoverisce fino a scomparire una antica norma di vita, oggi in caduta libera: la morale. Di questo stato di cose ne abbiamo una riprova in questi giorni a proposito della libertà di modificare i libri storici, secondo una visione moderna che abbisogna di ricorrere ad un linguaggio neutro o neutrale. Il fine infatti è quello di non cadere nella ormai superata abitudine di definire i fatti secondo valori che sanno di giudizi morali. I quali non devono riguardare la mentalità dell’uomo di oggi. Trattasi insomma di uniformare ogni cosa secondo una visione corretta. La quale deve escludere modi differenti di interpretare i fatti al di fuori ed al di sopra dell’unico valore, mi ripeto, che è l’economia. Da cui tutto dipende ed a cui tutto prende inizio. Se infatti parliamo del politicamente corretto, in esso è confluito come ultimo elemento, anche la attuale neo lingua. Per la quale ogni opera scritta, deve subire per essere alla moda (o come si dice oggi per essere più inclusiva), delle manipolazioni arbitrarie per diventare digeribili ad ogni palato. Dunque per fare qualche esempio, le parole uomo e donna  secondo la moda gender, devono trasferirsi nell’anonimato, diventando termini generici, come persone o individui. Cosi pure la fatina di Pinocchio deve perdere i suoi connotati  fisici descritti come bionda e bianca di carnagione, per diventare scura di pelle e nera di capelli, al fine di non discriminare persone e fatti secondo pregiudizi razziali. Ed a proposito di razza, lo stesso Dante non viene risparmiato per la colpa di aver messo nell’Inferno Maometto, nelle Malebolge. Meglio quindi  rimuovere questa figura del Profeta, che potrebbe suscitare rivendicazioni religiose da parte dei tanti musulmani presenti nel nostro paese, in numero sempre più crescente. Eliminando questo e quello nelle varie pagine scritte, si arriva quindi a modificare ogni testo, compresi anche i capolavori dell’ingegno umano, per giungere a riscrivere la letteratura come ad ognuno pare e piace, in ossequio al politicamente corretto.  Che sarebbe meglio definire scorretto in tutti i sensi. Finora però ho parlato solo di libri, ma non della cosa più importante che riguarda il diritto ad uccidere. Rimedio subito e  per farlo mi riferisco alle nuove disposizioni di legge che interessano i paesi del nord Europa, fra cui in primis la Svezia. Quale sarebbe questa legge? Che gli anziani sono troppi numerosi in considerazione della diminuzione della natalità, evento comune ormai a tutti i paesi occidentali.  Quindi costano troppo per le finanze pubbliche. Meglio allora pensare di agevolare il loro transito terreno, favorendo l’eutanasia legale. Così facendo si realizzano due obiettivi. Diminuire le spese dello stato e alleggerire le molestie della vecchiaia, spesso fonte di malattie o di problemi legati all’invalidità fisica e mentale.  Sembrerebbe questo un disegno di legge confinato nel gelido nord europeo, dove il calore del sole manca e con esso sembra carente anche quello dei sentimenti. Ma non è così. Perchè la moda e la legge si diffondono per emulazione, indipendentemente dal clima e con esse il diritto di previlegiare il valore economico, unico ad essere rispettato e tutelato, come il toccasana del vivere. Scendendo infatti di qualche meridiano, anche in una nazione dal clima temperato, causa l’irraggiamento solare specie in estate, la musica non cambia. Attraverso uno spartito che prevede non una musica celestiale, ma il suo opposto. Vale a dire, impiegare la produzione di accordi ed accorti suoni, per scendere in terra, in questo caso sottoterra, causa la possibilità di ottenere un aiuto attivo a morire. E mi riferisco, come paese, alla Francia, dove in questi giorni la Convention citoyenne (civica) costituita dal Presidente Macron per trattare il tema del fine vita, ha votato a maggioranza la possibilità della dolce morte nell’ordinamento giuridico Francese. Questo cosa vuol dire? Che in caso di fastidi fisici, compresa la vecchiaia, che rendono spesso il paziente non autosufficiente o anche solo debolmente autonomo, non valgono più le cure. E tanto meno i luoghi di ricovero con i loro medici, gli infermieri ed i volontari dell’assistenza, se questi si ostinano a dare un servizio di tipo curativo sia farmacologico che morale al paziente. Per cui in mancanza della possibilità di un ritorno alla normalità, in caso di una malattia considerata per questo incurabile, ci pensa lo stato a compiere quello che la Medicina non sa più fare o addirittura non vuole più fare. In sintesi, la moderna buona novella è quella aiutare a morire. Ma ancora non basta. Preso l’abbrivio della eutanasia attiva sugli anziani o su persone affette da gravi malattie, anche i minori non sfuggono al tragico destino. Ed anche per loro, il suicidio assistito è pronto ad entrare in funzione. L’intento quindi è quello di spegnere una vita quando questa non è più attiva sul piano economico e non soddisfa più quel carattere di vaga spensieratezza con cui i vivi si sentono creditori perenni nei confronti della vita. Cosa dire allora?  Che trattasi di un progresso, pur con l’obbrobrio di rispondere al solo punto di vista esclusivamente economico? O forse è solo l’espressione di una visione egoistica del vivere, per la quale la mancanza di valori etici inculcatici da un  cristianesimo in declino, si sono orami rarefatti nella dimensione laica della società, tutta tesa e protesa alla soddisfazione del piacere terreno? Se la terra in Francia dove sono nate le antiche abazie e  tanti  ordini monastici, è stata ormai ridotta e confinata ai muri sgarrupati dei conventi, bisogna per quanto con risentimento prenderne atto. Ma con la determinazione di non voler condividere lo spirito dei tempi. Che sarebbe meglio, pur con l’abuso della ripetizione, definirlo uno spirito senza Spirito. Dal fatto religioso alla Medicina il passo è breve. Fino a qualche tempo addietro, curare voleva dire esercitare l’arte di mai arretrare di fronte ad ogni malattia. Tanto che ogni cura era giustificata, anche se non in grado di portare alla guarigione. Alleviare condizioni fisiche estreme e sintomi quali il dolore fisico oltre alla sofferenza psicologica, per non rinunciare mai al principio della solidarietà umana, costituiva infatti il principio deontologico di ogni medico e curante. Il mezzo ed il fine, consisteva nell’esercitare l’arte della medicina ben espressa dall’aforisma di Ippocrate che per l’occasione riporto. La vita è breve, l’arte è lunga, l’occasione favorevole è fugace, il tentativo ingannevole, la decisione è difficile. Ebbene, cosa allora concludere, che dunque la Medicina sia cambiata? Mi ostino a non credere a questa eventualità, Ed una riprova ce la offrono gli oppositori all’iniziativa della eutanasia attiva di Macron. Trattasi di un no al diritto all’aiuto pubblico al morire, espresso da 800 mila infermieri e medici con queste motivazioni. “L’iniezione di sostanze letali ai pazienti, corrisponderebbe ad un cambiamento etico che andrebbe a stravolgere la definizione di cura ed ad indebolire l’equipe di sanitari che assistono le persone prossime alla morte”.  Il diritto di uccidere quindi trova ancora delle difficoltà ad essere applicato. In questo modo la Medicina, cui ho sempre creduto, per quanto in condizione di sopravvivenza precaria, non è ancora morta. Rendiamo allora tributi di riconoscenza ad Ippocrate.       

Fra i diritti della società anche quello di uccidere

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