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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Habemus Lettam

Uso questa locazione che rimanda all’elezione del Papa. Che Letta non sia il Papa è scontato, ma non altrettanto se consideriamo il suo modo di fare, in altre parole il suo stile. Misurato e quasi felpato durante la marcia, ha sempre un viso improntato alla calma di chi si sente superiore, ma senza farlo notare. Lo tradisce solo lo sguardo che quasi di sottecchi, si muove in giro, sbirciando qua e là, mosso da una forma innata di prudenza ed insieme di  una scarsa fiducia soprattutto nei confronti dei  compagni di partito. Infatti scosso e poi tradito dal detto “stai sereno” pronunciato da un suo predecessore, ora sembra più circospetto, ma sempre con l’aria di chi ha respirato in sacrestia. Cercando   di mascherare il suo risentimento, sotto la vocazione desiderosa di aprire contatti umani, che una volta raggiunti, danno all’uomo, un carisma colloquiale. Misurato, dicevamo nell’aspetto, ma soprattutto quando si esprime con parole chiare nei toni e nel significato. Per la verità, appare un po’ lento nel procedere, ma non per difficoltà di ideazione, solo per suscitare meglio l’attenzione, che, come si sa, abbisogna di qualche pausa per non perdersi nei meandri di un eloquio troppo repentino, di cui spesso non si coglie tutta la sostanza. In aggiunta, il discorso è autorevole nei concetti espressi e mai scende sotto il livello di un populismo gergale, tipico di chi ostenta la mancanza di cultura. Per tutte queste ragioni, una qualche analogia col Papa mi sembra, pur con qualche inevitabile forzatura, azzeccato. Intendiamoci. Le differenze ci sono e tante, ma anche le analogie sono presenti e  sono altrettante. Il loro carattere principale sta in una visione ecumenica, in cui si impregna ogni atteggiamento e discorso. Entrambe queste figure  ambiscono a cambiare il mondo con lo stesso spirito di universalità. L’urbi e l’orbi li accomuna. A tutti  infatti è rivolto il loro messaggio, improntato  a condividere idee che si ritengono in grado da creare consenso. Esaminiamo allora  il discorso di papa Letta, nominato all’unanimità (i due voti contrari accentuano la votazione bulgara) segretario  del partito che fu di sinistra e che si chiama Pd. Prima di tutto emerge un sentimento gradito al popolo nella misura in cui non si trova nel panorama politico. E che riguarda l’umiltà per la quale  è lecito sprecare qualche considerazione che riguarda sia la politica laica che quella religiosa. E che riguarda il modo di atteggiarsi per neutralizzare i tanti veleni che ammorbavano il partito di Zingaretti, dove più che una formazione politica, era preferibile considerarla una unione di correnti, l’un contro l’altra armata. Tanto  che se ti mettevi a favore di vento rischiavi di essere spazzato via. L’indubbia abilità di Letta, è dunque quella di far balenare l’umiltà mista all’ unità. Due ingredienti  questi, che danno tanto consenso soprattutto in una società, come la nostra, afflitta da paure e egoismi vari. Ecco  allora i temi importanti,  citati nel suo  primo discorso ecumenico. Qualcuno potrebbe pensare  al pericolo della pandemia e alla necessità di farne fronte con una campagna vaccinale pronta e sicura. Oppure qualcun altro potrebbe orientarsi col pensiero verso la perdita di tanti posti di lavoro, con  la conseguente  crisi economica  attuale, che spaventa ed atterrisce. Ma, no queste sono questioni che potrebbero essere serie, ma non sono di tipo ecumenico. Meglio, molto meglio. allora pensare all’uomo e dargli l’importanza che merita. Dunque  il vero problema da risolvere è uno solo, lo ius soli. Dare cittadinanza a chiunque sia nato  nel nostro paese. In questo modo sia l’umiltà che l’unita si concretizzano e si creano le condizioni di una nuova fase della nostra struttura sociale, basata sul terzo cardine del vivere, che associa ai primi due ideali anche quello della giustizia. Solo così si può inserirsi con tutte le credenziali in una rinnovata unione europea più rispettosa dei diritti delle persone e quindi più giusta. Chi non è di questo avviso se ne faccia una ragione e senza troppo calcare la mano, pare scontata   la citazione di un Salvini non più reprobo, ma solo peccatore. Infatti anche lui assieme alla Meloni sta cambiando idea sull’Europa, toccato se non sulla via di Damasco su quella di Bruxelles. Quindi perdoniamolo secondo lo stile lettiano. Ma ancora non è tutto. Nell’afflato del nuovo partito bisogna includere altre porzioni di società. La vocazione nuova è quella di contattare idee, persone, istituzioni e poteri economici, per non dimenticare nessuno. I giovani soprattutto  rappresentano l’obiettivo da raggiungere  dal nuovo catechismo che tutto include e nulla dimentica. Dunque sono  i sedicenni, ora troppo distratti  dai giochi  internet, che devono essere inclusi nel nuovo partito della concordia. Dare loro la possibilità di votare, allarga i confini della politica interna ed incrementa la possibilità di raggiungere il potere. Che, non fraintendiamo, secondo il  nuovo corso, è prima di tutto  quello delle idee e dei propositi. Utopia.  Finisce qui il discorso di Letta? No, altre proposte si susseguono in un incontenibile follia o fobia di incrementare il nuovo modo di essere e di presentarsi all’inclita  e al colto che in questo caso si legge volgo. Le cito, senza però tralasciare la loro genericità, che non si sposano per ora con la comprensione. Ma forse siamo noi che ancora resistiamo al nuovo verbo lettiano dell’amore universale, che  non  deve dimenticare nessuno.  Quindi dopo i sedicenni, diventati improvvisamente adulti, vengono le donne categoria ancora politicamente in subordine rispetto agli uomini. Le quali con la loro insoddisfazione di rivincita, possono rappresentare il nuovo motore per la rifondazione di un partito alle corde. Alle donne, seguono altri segnali di inclusione sotto forma di proposte di legge per ora  tanto vaghe da renderle quanto meno opinabili. Si parla allora  di modifiche  costituzionali ed elettorali. Poi di fiducia costruttiva e di un nuovo modo di  intendere l’elezione dei parlamentari. Infine della piena attuazione dell’artc. 49 della Costituzione che riguarda i partiti. Dal discorso, nulla traspare che riguardi la fede religiosa. Ma questo, pensandoci bene, deve essere stato considerato inutile. Infatti due sono le fedi, quella religiosa e quella lettiana. La prima, oggi  si è completamente secolarizzata. E dopo aver abbandonato il senso della conquista basata su questioni teologiche, si è ridotta al dialogo interreligioso, inteso come desiderio socializzante di far compagnia nella condizione di tolleranza fra fedi diverse. La seconda  invece, attraverso la vocazione di promuovere la nuova umanità, che si esprimerà al meglio nel nuovo partito irenico dell’amore. Basato sul  desiderio di dignità e giustizia, nei confronti di chiunque  giunge a mettere i piedi sul suolo. E questo indipendentemente dalle cause e dalle eventuali  condizioni di trasporto, spesso gestite  da trafficanti  criminali o per lucro o per terrorismo  di origine islamica.  La questione nell’uno e nell’altro caso è solo terrena e l’ecologia ne rappresenta  il collante. Con Letta  allora ,un papa laico si associa a quelli religiosi che, come sappiamo, sono due, considerando quello emerito. Stesso lo stile e stessa  la liturgia delle azioni e dei comportamenti. Il cielo intanto, ammesso che non si stanchi, può attendere.      

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