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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

I miti infranti della scienza, ripristinati dalla politica

Fra scienza e politica specie in questi ultimi tempi, non sempre i rapporti seguono la stessa linea comune. Anzi per dirla tutta, l’impressione è che la scienza sia in difficoltà, nonostante la sua pretesa di dare spiegazioni certe, per non dire assolute su quel che succede, mentre la politica fa quel che può, appunto perché vanta la giustificazione di non essere scienza. Quindi la sua funzione è quella di poterla interpretare, indirizzandola a destra o a sinistra in base ad un pensiero dominante. Normalmente di sinistra, causa l’attuale egemonia culturale che pende da quella parte. Parliamo allora per prima cosa della scienza e tocchiamo i suoi punti deboli che nel titolo ho già definito come miti infranti. Una definizione questa che mi rimanda al filosofo Karl Popper, secondo il quale le tesi scientifiche vanno formulate in modo che siano facilmente falsificabili. In sostanza che possano dimostrare la loro inconsistenza, una volta messe prova dell’esperienza. Ecco allora che il primo mito che dopo oltre 70 anni è apparso in caduta libera, è il cosiddetto comunismo scientifico. Una dottrina che pretendeva di insegnare il modo ideale per liberare l’uomo da ogni ingiustizia. E naturalmente, per sostenere questa utopica visione, si appoggiava alla scienza secondo la quale era comparso all’orizzonte il sol dell’avvenire, in grado di illuminare la storia eliminando il buio dell’oscurantismo. Basato sull’ingiustizia di classe, onde essere a favore di una nuova umanità, costituita da esseri uguali ed imposta dall’alto attraverso l’unico mezzo possibile. La coercizione da parte dello stato che per vincere l’idea di libertà del singolo, si avvaleva di una giustificazione scientifica. Di gran lunga superiore, secondo le intenzioni, di una società democratica, le cui idee in fatto di diritti di libertà e di circolazione delle idee dovevano essere vietate. Perché non avrebbero consentito di realizzare la grande utopia della storia. La quale una volta realizzata, gli uomini così indottrinati, non avevano bisogno di credenze metafisiche, in quanto la nuova religione dell’uguaglianza di classe, aveva già in sé, attraverso la scienza, l’idea di perfezione. Era questa un umanitarismo imposto attraverso la ricerca filantropica della felicità da raggiungere con le buone o le cattive, in quanto la scienza è al di sopra del bene e del male. Anzi, per essere preciso, solo del male. La sintetizzo con questa frase: sii mio fratello o ti uccido. Ed in effetti quel sistema in fatto di morti e deportazioni, ne ha fatte tante da mettersi al di sopra di ogni più crudele immaginazione. Da questo primo mito infranto, passiamo al secondo che riguarda la psicoanalisi di Freud. Un medico austriaco di origini ebraiche, cui si deve la scoperta dell’inconscio. Uno stato della mente che sta al di sotto della coscienza e che è la sede di tutte le pulsioni sessuali. Una condizione questa che conferisce all’uomo una spinta energetica a sua volta mossa dall’eccitazione fisica, in grado di vincere le funzioni nobili dell’uomo, basate sulla coscienza morale, sull’autocontrollo e sulla fermezza etica. Discutere sulla scoperta di Freud ci porterebbe lontano per toccare aspetti come l’isteria e la nevrosi e obiettivamente non si può negare al grande neurologo di avere aperto una nuova strada nel valutare il comportamento dell’uomo. Ma nello stesso tempo non si può negare un certo sbilanciamento a proposito delle sue idee, per quanto geniali, che riguardano il problema della libertà dell’uomo, più soggetta alle sue pulsioni inconsce che non alle idee morali. Come se quest’ultime fossero in balia di forze incontrollabili quali la sessualità. Dopo questo secondo mito infranto, potremmo accontentarsi. Ma poiché l’appetito viene mangiando ne aggiungo un altro. E parlo dei pregiudizi o dei tabù che fin dai tempi del filosofo Bacone vengono chiamati Idola fori. Che cosa sono? Una condizione per cui anche in questo caso, bisogna evocare le tre pulsioni fondamentali, che nella nostra società scientifica agiscono sulla sfera dell’amore, dell’avere e del potere. In sostanza queste si circoscrivono in queste tre parole che sono: sesso denaro e potere. E di quest’ultima parola, il potere, avanziamo un altro aspetto della scienza che riguarda la sua sacralizzazione. Secondo la quale si genera il pensiero unico. Quello che non può permettersi di eccepire sulla cultura odierna, cancel o woke che sia, la quale ha portato ad una grande confusione dei valori. Generando un pensiero chiamato debole, dove ogni cosa si tiene. E mi riferisco al culto scientificamente protetto dell’edonismo ed alla versione in chiave popolare del nichilismo che conviene chiamare nella sua visione comune e banale, consumismo. Chiudiamo ora con i miti infranti e passiamo a quelli ripristinati. Tutti questi hanno un comune denominatore: la politica. Questa è in grado di (com)prendere la scienza e valutarla secondo un proprio e particolare punto di vista. Affrontiamo allora il tema citando i due recenti tragici episodi che ci hanno coinvolti come umanità. Per prima cosa mi riferisco alla pandemia da covid e alla conseguente vaccinazione. La scienza si è impossessata sia della eziologia che della cura. Ma si è persa in un mare di contraddizioni. Ogni giorno il virologo di turno dettava in tv. la sua sentenza e il giorno dopo altri virologi sostenevano l’esatto contrario. Ma si badi bene tutti con incontestabili argomenti scientifici. Di cui la vaccinazione obbligatoria ne rappresentava la summa. In questa baraonda la confusione ha cancellato i diritti. Fra cui quello di scegliere come e da chi farsi curare. In questa situazione, ci ha pensato la politica a risolvere il problema, con questi obblighi. Tutti a casa in isolamento, il cosiddetto lockdown e tutti a dare il braccio alla scienza per la vaccinazione. Chiediamoci allora: è stato un bene o un male l’introduzione della politica nella scienza? Forse più bene che male, ma non possiamo dirlo con certezza. Anche perché i risultati degli effetti collaterali e perfino delle morti, non sono emersi con assoluta verità e lealtà. Potendo sembrare una condizione per distogliere la gente da un obbligo o non sentito o via via messo in dubbio. Passiamo al prossimo esempio che ancora getta ombre sulle possibili cause dell’accaduto. Mi riferisco all’inondazione dell’Emilia Romagna, dove estesi territori per la caduta deli argini sono stati invasi dalle acque con conseguenze tragiche per la perdita delle case, fabbriche, aziende e terreni agricoli coltivati. In pratica una desolazione con almeno 16 morti e migliaia di senzatetto, sfollati in ricoveri provvisori attrezzati dai vari comuni. Quale allora la causa del disastro? Per prima si è espressa come sempre la scienza. Il riscaldamento globale la causa principale. Segue poi l’eccezionale evento meteorologico della pioggia. In eccesso Quindi Il disastro idrogeologico legato alla cementificazione spesso incontrollata e alla mancata manutenzione di fiumi e canali, comprendendo anche gli argini che si sono abbassati per l’innalzamento dei corsi d’acqua non drenati e indeboliti magati dalle nutrie. Ma quale scienza? Leggendo i giornali non tutti gli scienziati sono disposti a sostenere queste cause. In sostanza ad attribuire all’uomo ogni colpa. Molti infatti sostengono il contrario. Nel dubbio, entra in causa a chiarire la questione, la politica attraverso l’informazione pilotata. E poiché la politica tende, da sempre in quelle zone, a sinistra, questa assolve i suoi rappresentanti di fronte alla imprevista ed imprevedibile calamità naturale. Il mito che poteva essere infranto, attraverso la politica regge e si consolida ed il pensiero unico si diffonde a persuadere chi avanza dubbi sulle eventuali responsabilità. Arriviamo alla conclusione. Poiché la scienza forse, come sostiene Popper, non è in grado di predire quale possa essere il futuro della storia e nemmeno a dare spiegazioni sulla contrapposizione male-bene, religiosità-irreligiosità-, sacro-profano, vero-falso ect, ci ha pensato la politica a risolvere il dubbio. Infatti questa, sostituendosi alla scienza, si arroga il diritto di esprimere certezze perfino con finalità religiose. Di queste ne riporto due. Per le quali il santo è da considerare progressista, mentre il peccatore inteso come conservatore, diventa un abietto reazionario. Meditate gente, meditate.

I miti infranti della scienza, ripristinati dalla politica

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