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Domenica, 24 Settembre 2023
Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Il “bella ciao”, messaggio già inviato dalla sinistra a Giorgia Meloni

Ovviamene non mi riferisco al canto popolare (che ho scritto infatti in minuscolo) e che voleva testimoniare la Resistenza nei confronti del tedesco invasore, anche se, per onor del vero, detto inno è stato scritto dopo la fine della guerra partigiana e solo allora ha assunto questo ruolo di canto epico contro ogni dittatura. Il riferimento allora riguarda quello che la cultura di sinistra,  sta già preparando contro il prossimo  e verosimile Presidente del Consiglio: Giorgia Meloni. Questa considerata già da subito non adatta a ricoprire questo ruolo, date la sue scarse conoscenze e relazioni a livello internazionali, ha avuto l’ardire di vincere le elezioni. Saremo infatti tutti quanti democratici a parole, ma non nei fatti. In quanto la vera democrazia, secondo la logica della sinistra si sposa con la cultura, mentre dall’altra parte alberga la non cultura. Detto in altro modo, nella destra, esiste  una mentalità votata solo al passato  e preclusa ad ogni evoluzione del tempo in chiave moderna. Questo in fatto di diritti alle donne compresa la libertà dell’aborto, sempre più libero indipendentemente dai mesi della gravidanza, l’utero in affitto, la questione gender e con essa ogni decisione che riguarda il sesso. Non più stabilito in termini genetici ed anatomici, ma in base a libere sensazioni e desideri che rendono ogni uomo nella condizione di decidere il sesso cui appartenere. Con la libertà anche di cambiare in corso d’opera, vale a dire nel corso della sua evoluzione. Se poi a questa non cultura contrapponiamo uno dei massimi filosofi del secolo scorso , un certo Benedetto Croce che nella sua filosofia dello spirito sosteneva, da conservatore,  il principio della libertà legata al pensiero storico, questo pensatore non cambia le carte  in tavola. Al massimo, costituisce  una eccezione rispetto al moderno  pensiero progressista dai connotati  ampiamente riduzionistici. Per il fatto di concepire l’esistenza legandola ad un principio di utilità nel decidere cosa  l’uomo può e deve fare, onde realizzare il proprio benessere, senza altri condizionamenti  di natura morale. Ma ritorniamo al nostro tema che riguarda Giorgia Meloni e la serie di considerazioni critiche e perfino offensive che la sua vittoria elettorale ha prodotto presso le varie  opinioni pubbliche. In prima linea, fra le critiche, si sono messe le femministe. Una categoria questa che nel suo modo di volersi contrapporre al potere maschile, molto  spesso esagerando, è condizionata da valutazioni di tipo ideologico. Per le quali il diritto delle donne vale se queste la pensano tutte secondo i principi della cultura dominante. Quindi, ça va sans dire, della sinistra. E la Meloni allora è donna o no? Il dubbio espresso in termini speciosi è a volte più sottilmente devastante ed umiliante  di una chiara dichiarazione. Ma andiamo avanti e scomodiamo la politica. A cominciare da quella europea, dove pareri e offese si sono prodotte in parti uguali. Per mettere le mani avanti, prima ancora dell’esito delle votazioni, la Presidente e baronessa Ursula von der Leyen, sempre così misurata quando lo deve essere, nel caso specifico, ha osato dire che qualora le cose fossero andate male, la Ue avrebbe avuto gli strumenti per  rimetterci in carreggiata.  Sembrava carina ed anche simpatica con la sua aria di intrattenitrice e mediatrice sempre sorridente, ma così non era. Insomma ci eravamo sbagliati.  Limitandoci ad un altro caso, va citata la ministra francese Laurence Boone, disposta lei sola, per grazia ricevuta, a vigilare sul comportamento della nostra Meloni, qualora si fosse verificato un attentato ai diritti specie delle donne. Che cura e quale onore, viene da dire se una sola persona per quanto ministro, si pone l’obiettivo di vigilare su quanto può succedere nel nostro paese. Unica considerazione è che dai francesi tutto ci si può aspettare per la spocchia che li caratterizza nei nostri confronti. Quindi la dichiarazione della loro ministra fa arrabbiare , ma non sorprende. Ed in Italia  come sono andate le cose? In modo naturalmente prevedibile da parte dai grandi quotidiani nazionali, comprendendo anche le redazioni tv, in cui primeggia La 7, causa i programmi partigiani anti Meloni da parte di Lilli Gruber e di David Parenzo con al suo fianco la candida Concita De Gregorio. E poi, non va dimenticato, tutto il mainstream mediatico. Comprendente le tre  organizzazioni sindacali, oltre a quelle dei giornalisti e dei magistrati senza dimenticare perfino Confindustria. Da tutti questi difensori, altamente democratici  a parole, le preoccupazioni contro la Meloni hanno toccato toni alterni. Alcuni più sfumati,  anche per questo, sono apparsi  maggiormente pericolosi. Altri per quanto più decisi e critici, sono risultati paradossalmente poco efficaci, causa le motivazioni apportate , tutte assai discutibili. Infine altri ancora, evocando il pericolo del ritorno del fascismo con  tanto di orbace e camicia nera, sono apparsi francamente ridicoli. Ma ora viene la volta di citare il  Presidente Mattarella. Che sia lui a nominare i ministri, dietro proposta del Presidente del Consiglio, è nell’ambito delle sue funzioni, come prevede la Costituzione, ma c’è un ma che lo ha visto come protagonista. Mi riferisco al caso di Paolo Savona proposto come ministro dell’economia, che però venne rifiutato dallo stesso Mattarella per le sue idee non pienamente coincidenti con le norme europee. Che allora con la Meloni, una volta nominata Presidente, debba accadere la stessa cosa a proposito di ministri indicati e poi non nominati, causa un disaccordo con le idee di Mattarella , è  ipotesi possibile. In virtù anche della  scarsa  e risaputa propensione del Presidente della Repubblica verso il centro destra. Stando così le cose, con i nemici alle porte, è giusto chiedersi come si sta attrezzando la Meloni. In primis, appare quello di stabilire un contatto con Draghi, nell’ottica di una successione, ma anche per ottenere di riverbero il suo prestigio  e quindi garantirsi un passepartout  a livello internazionale.  In seconda istanza, dichiararsi  a favore dell’Europa, ma nello stesso tempo segnalare la posizione individualista di Francia e Germania che legittima un nostro diritto ad avanzare proposte riguardo al problema dei problemi: il costo energetico. Per il quale  la stessa unione europea si dimostra incapace di prendere decisioni secondo quello spirito unitario che giustificherebbe destino e permanenza della stessa unione. Da ultimo, qualora ce ne fosse  bisogno, manifestando la sua vocazione atlantica che in pratica vuol significare accettazione del ruolo della superpotenza  americana, per altro, da oltre 70 anni, mai messo in discussione nel nostro paese. Così facendo, la nostra futura Presidente  del Consiglio, cerca di accreditarsi come alleata degli Usa, dopo che il suo presidente, il sonnacchioso Biden, in un primo momento aveva espresso qualche nota di preoccupazione nei suoi confronti. Successivamente smentite, come sempre capita a questo incerto Presidente, dalla Casa Bianca. Insomma i nemici ci sono e si sono già rivelati prima ancora che Giorgia Meloni entri nel suo ruolo presidenziale. E questi stessi nemici pretendono un cambiamento di rotta, addirittura anche a livello lessicale, prima ancora che la nave del potere governativo si metta in moto. Ecco la pretesa. Che la Meloni, se proprio  non vuole abbandonare la denominazione di definirsi semplicemente e puramente di destra,  che almeno aggiunga l’aggettivo repubblicano. In questo modo la destra italiana diventata repubblicana, fa molto America ed anche se disturba i democratici di ogni paese, molto spesso orientati a sinistra, il rischio del rigetto, inteso come rifiuto, può anche  non accadere. Ma non è detto. Ritorniamo allora al bella ciao del titolo  e per renderlo attuale e plausibile, riporto quanto dichiarato da un grande giornale milanese di cui tutti  voi conoscete il titolo. Questa la sintesi sotto forma di lettera. Cara Meloni se hai intenzione di governare con il programma con cui sei stata eletta, mal te ne incolga. Se invece troverai modo di adattarti al centro sinistra, evitando come la peste i tre postulati su cui ti sei sempre battuta, quali : Dio Patria e famiglia, allora potrai avere il nostro appoggio. Insomma il sostegno della cultura senza la quale sei da subito, da parte nostra, considerata inadatta. Vale aggiungere qualcos’altro?

Il “bella ciao”, messaggio già inviato dalla sinistra a Giorgia Meloni

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