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Martedì, 16 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Il mondo oggi è donna

Ammettiamolo, noi uomini, che il mondo sta cambiando. Ad onor del vero è sempre stato così. La donna ha sempre avuto un ruolo importante in tutte le azioni umane. Solo che un tempo agiva in retroguardia

Ammettiamolo, noi uomini, che il mondo sta cambiando. Ad onor del vero è sempre stato così. La donna ha sempre avuto un ruolo importante in tutte le azioni umane. Solo che un tempo agiva in retroguardia. In una posizione subalterna lasciando all’uomo tutta la voglia di apparire e di conquistare allori. Ora non più. Anche se rimangono aree, come in politica, dove il genere maschile è ancora in maggioranza tanto che le donne per emergere hanno ideato le quote rosa, si tratta di una situazione momentanea in rapida evoluzione. L’uomo insomma cede e la donna emerge non solo come genio di casa, ma in tutta la sfera pubblica. Parlare di cause che costituiscono questo cambiamento, bisogna ammettere che fra le ragioni ci sia per prima cosa il decadimento del ruolo dell’uomo maschio. Sia sotto il profilo genetico che culturale. Che poi costituiscono la stessa cosa. Lo dimostrano la superiorità della donna negli studi, ora che si è affrancata dal genere maschile. Le donne si laureano in maggiore numero e più in fretta e dimostrano una maggiore capacità di affrontare gli studi con una determinazione che gli uomini al confronto non posseggono. I risultati sono evidenti. Più donne completano gli studi e più capacità manifestano nei risultati degli stessi. Per studiare il fenomeno, basta osservare il maschio in caduta libera. La scuola infatti è il suo terreno di sconfitta. Si comincia dalle elementari e le maestre sono tutte donne. Così capita negli studi a venire. Il maschio avvolto e guidato da donne, rischia di diventare un corpo estraneo. Abituato per tradizione a identificarsi con i modelli che diventavano poi i suoi eroi di imitazione, quasi tutti del suo stesso sesso, deve ammettere che i propri punti di riferimento non esistono più. Al contrario delle compagne che portate da sempre alla narrazione, trovano già agli inizi della loro avventura scolastica, tutti gli elementi per soddisfare il loro istinto narrativo come elemento di gratificazione. In sostanza, quello di sentirsi importanti per continuare a credere nella loro identificazione di genere. Che poi in riferimento alla demotivazione maschile si traduce nel senso di una superiorità in fatto di apprendimento e di conquista sociale. In ultima analisi, una superiorità di tipo culturale. Maggiore cultura significa cambiamento di usi e costumi. Se le posizioni di vertice nella società stanno per diventare patrimoni delle donne, il maschio arranca e diventa sempre più un corpo estraneo. Anche le parole modificano il loro significato. Infatti ho prima usato il termine patrimonio che deve essere considerato obsoleto, perché deriva da pater. Vale a dire da qualcosa che ancora esiste, ma presto destinato a scomparire, sostituito dall’unico modello oggi sempre più in voga, rappresentato dalla mater. In questo clima di contrapposizione di ruoli, subentra inoltre una iniziale e sempre più ostinata inversione di  questi stessi modelli. Cosa voglio dire? Che ogni genere cambia la sua iniziale collocazione. La donna si mascolinizza, assumendo il carattere dominante legato alla sua stessa capacità di sentirsi importante in società, mentre l’uomo si femminilizza. La distrofia di genere interessa per la verità entrambi i sessi. Ma in proporzione maggiore il maschio che si sente attratto dal genere dominante. Il sesso anatomico non conta più, ma solo il desiderio di voler essere quello che la natura, secondo lui gli avrebbe negato. Diventare altro da sé, acquista nella cultura odierna una possibilità legittima e perfino auspicabile. Il desiderio prevale sul modello corporeo e la nuova identità in fatto di nome , di abito e di targa identificativa a livello burocratico, diventa un fatto acquisito. E la donna, come genere come deve essere intesa?  A questo proposito, si è discusso in un grottesco dibattito che ha riguardato il partito laborista inglese, se addirittura la donna abbia il pene. La risposta da parte del leader progressista d’Oltremanica, un certo Keir Starmer è che alcune lo hanno, ma ammette che il 99% non è d’accordo. Confusione totale. Quel che è certo che si sta determinando un nuovo modello di essere donna. Non più quel mistero senza fine bello! di Guido Gozzano, a proposito della Signorina Felicita e neppure quell’essere intermedio interposto fra l’Umanità e gli uomini, come sosteneva Auguste Comte, ma solo una realtà in continuo divenire,  protesa alla conquista del mondo e comprendente anche l’altro sesso. Forse allora aveva ragione Simons de Beauvoir a sostenere che non si nasce donna, ma si diventa. Quel che è certo riguarda il come oggi questo processo si è consolidato. E l’uomo maschio ancora esistente che fa? Mi riferisco a colui che si rifiuta di cambiare ruolo e che cerca di fissare limiti e confini di comportamento, di tipo anche simbolico, proprio tipico della figura tradizionale del padre, che da sempre, storicamente parlando, ha svolto il ruolo di protettore di moglie e figli, richiamando l’antico ruolo del guerriero? Vecchie paranoie queste. Perché ormai caduto in disgrazia in questo suo modello, cerca di reagire a quello che lui definisce il sopruso dei tempi.  Cosicché dominato ancora dal testosterone, reagisce da bruto all’andazzo delle nuove conquiste e dell’evoluzione delle mode. Il suo nuovo ruolo, diventa allora quello di aggredire per dimostrare che nulla è cambiato. L’istinto prende il sopravvento e la volenza diventa la sua ragione d’essere. Esprimersi nel gruppo, diventa la sua forza che da solo non saprebbe manifestare.  Il branco allora costituisce il mezzo e poi il luogo dove esercitare la violenza. Non rivolta a qualcuno in particolare ma a tutti, uomini, donne e ad ogni mezzo che incontra sulla sua strada di distruzione. Annientare tutto, diventa il suo obiettivo, come recentemente è successo sul Garda. Il maschio animale diventa il nuovo modello di una mancata e non voluta integrazione. Se questo succede a livello del gruppo, il singolo non trova altro che prendersela con la donna, da cui non accetta la sua evoluzione in termini di emancipazione e di una sua mancata subordinazione all’elemento maschile. In conclusione se così viaggia oggi il mondo, non vi sono alternative. Il pater ha lasciato campo libero alla mater e questa come ai tempi della primitiva avventura umana ha riacquistato i suoi diritti. Chiudo allora con questo detto: Dio creò l’uomo ma trovandolo troppo solo gli diede come compagna la donna. Ebbene oggi, poiché tutto è cambiato, lo stesso desiderio di Dio contrariamente ai propositi iniziali, ha contraddetto secondo la moda attuale le sue stesse intenzioni. Ed il maschio è diventato sempre più solo. Ed anche per questo, o si è femminilizzato oppure è diventato violento. 

Il mondo oggi è donna

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