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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Il problema Draghi

Le cose come sappiamo non sono mai stabili o addirittura eterne. Cambiano in base a tanti fattori, di cui alcuni sono conosciuti e prevedibili altri invece si presentano improvvisamente senza dare alcun avvertimento. È questo il caso di Mario Draghi. Salutato all’inizio del suo mandato politico, come un secondo (del primo è meglio non parlarne) uomo della Provvidenza, per le sue alte qualità sul piano economico come ex Presidente della Bce e per il grande prestigio che la comunità europea e mondiale gli riconoscono, ebbene con tutto questo, oggi sembra un po’ in difficoltà. Intendiamoci nulla di eclatante, niente o ben poco paragonabile ad uno stato di crisi in cui il governo potrebbe spingerlo, ma solo un vago sospetto più che una certezza.  Insomma sembra da quanto succede nel palazzo e soprattutto da quanto trapela da quello che dichiarano molti uomini politici, che pur lo sostengono in quanto fanno tutti parte della maggioranza, che la cosiddetta luna di miele si stia offuscando. Possiamo notare queste iniziali problematiche, da come ha gestito la pandemia. In sostanza dalle sue   dichiarazioni di come si possa uscire da questo contagio per riprendere una vita normale. Due sono le sue affermazioni. La prima riguarda i no vax che secondo lui sono la causa della trasmissione del contagio. Per cui convincendoli a vaccinarsi si potrebbe spazzare via e la pandemia e la paura che da questa dipende. In base a queste asserzioni, ne derivano le norme per contenere il contagio nei luoghi chiusi ed oggi anche all’aperto. E delle quali il green pass non rappresenta più come un tempo poteva sembrare, la giusta misura di sicurezza per stare in salute. Infatti questa oggi non basta. Deve essere maggiorata con un superlativo relativo che aggiunge al green pass, il grado super. E poiché queste espressioni non sono completamente vere e lo stesso Draghi non essendo un ingenuo e tanto meno una persona disinformata, lo sa, dobbiamo dedure che sia stato tirato un po’ per la giacchetta dal suo ministro della sanita Speranza. Il quale, lo sappiamo fin dai tempi del governo Conte, esattamente come fece allora, anche oggi vorrebbe chiuderci tutti in quarantena, mettendo l’Italia in Lockdown. Non solo ma siamo diventati l’unico paese in Europa ad imporre l’obbligo della vaccinazione per le persone super 50. Passiamo ora alla seconda questione che ci lascia ugualmente perplessi. Quello di ricorrere ai vari decreti legge per varare certi provvedimenti sulla base di una vera o presunta emergenza. Decreti che poi dovranno entro 60 giorni trovare una trasformazione in legge che viene chiamata conversione da parte del Parlamento. IL quale come organo primo della democrazia è esso stesso diventato un problema. Nel senso che di fatto è stato esautorato dalle sue funzioni. Qui non è il caso di indagarne le cause. Se queste dipendono da un atteggiamento troppo direttivo da parte del Presidente del consiglio dei ministri, oppure se sono gli stessi politici che stanno in Parlamento ad accettano le cose senza alcuna protesta, al posto di subirle. Convinti che così facendo non devono affrontare ostacoli o discussioni, capaci di sovvertire l’equilibrio raggiunto nel formare il governo. Il quale comunque manifesta degli scricchiolii che potrebbero tradursi in qualcosa di più drammatico. Nel senso di uno sfilacciamento dell’attuale maggioranza con il rischio di una caduta del governo. Eventualità questa possibile se non ci fosse la paura da parte di molti parlamentai, specie all’interno dei 5 stelle, di perdere il trattamento pensionistico, in caso di interruzione della legislatura, prima del suo espletamento nel 2023. Stando così le cose, non è illogico pensare che Draghi si stia un po’ stancando di continuare a caricarsi in prima persone delle cose che non vanno. E’ pur vero che la stima a livello internazionale verso la sua figura è rimasta intatta, ma è anche umano pensare che oltre ad una certa stanchezza, sia subentrata in lui anche una altrettanto naturale ambizione. Il tempo e l’occasione sono diventati infatti alleati. E poiché come sappiamo, l’attuale Presidente della Repubblica dopo 7 anni di mandato, non intende giustamente ricandidarsi, ecco che Mario Draghi potrebbe fare il salto di qualità. Rinunciare al ruolo attuale e pensare a quello più prestigioso di mettersi al vertice della Repubblica. Per quanto in modo non ancora esplicito, qualche avvisaglia l’ha già manifestata. Ma poiché, egli sa come girano le cose in politica, per ora ha fatto intendere quello che ancora non può dire chiaramente. Col rischio di bruciarsi anzi tempo.  E poi diciamola tutta. Una personalità del suo calibro, gradito nel caso di una elezione a tutta la comunità internazionale, non abbisogna di proporre la sua candidatura, ma solo di accettarla. Insomma la eventuale promozione, deve essergli proposta da una vasta maggioranza di parlamentari e solo a numeri certi e senza franchi tiratori, a quel punto potrebbe fare il beau geste. Accettando suo malgrado per il bene del Paese. Poiché questo è un topos che ricorre spesso dalle nostre parti, per dimostrare alla gente come l’ambizione che rappresenta la prima qualità del politico, non deve mai essere mostrata in pubblico, preferendo al suo posto mostrare l’umiltà, ecco che le cose potrebbero svolgersi secondo questa trama. Tanto che, quando la somma di stanchezza ed ambizione danno un numero doppio, la matematica anche in politica prende tutto il suo ruolo, specie per quanto riguarda il conteggio dei i voti. E poiché non bisogna ostentarli troppo, è sufficiente doverli accettare con i ringraziamenti dovuti, ma con l’animo quasi triste per non ritenersi il più idoneo, fra i tanti meritevoli. Ipocrisia pura. In questo la politica laica e la diplomazia curiale si sostengono a vicenda. Però con una differenza. In quest’ultimo campo chi entra in conclave Papa, ne esce cardinale. Ma in questo caso entra nella decisione un fattore diverso che si chiama Spirito Santo. Mentre in politica l’unico spirito presente è solo quello dell’ambizione mascherata.   

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