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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

In quale stato siamo giunti

Utilizzo la parola stato, per intendere sia la condizione  in cui noi  uomini  conduciamo la nostra vita, sia lo stato, sempre con la minuscola, per intendere l’insieme delle leggi, di abitudini e valori che governano una nazione, la nostra. Premetto che in entrambi i casi la situazione è critica. Cominciamo allora con la prima condizione che riguarda l’uomo,  valutato singolarmente e nel  suo insieme, in cui i cosiddetti valori, che preferisco chiamare punti d’appoggio,  sono sempre più labili. Mi riferisco alla situazione attuale che in base a  quella grande innovazione tecnologica che è internet, consente a tutti di dire e propalare impressioni,  sensazioni, idee e anche pulsioni istintuali, comprese critiche malevoli o offese . Se una vecchia poesia a proposito di una quercia caduta diceva: ognuno loda ed ognuno taglia, per evidenziare lo spirito utilitaristico dell’uomo che si manifesta in ogni circostanza, lo stesso accade oggi con le notizie che si possono mandare in rete. Tutti liberi di comunicare e nessuno libero di stabilire il  nesso con il senso della verità, è quanto succede a proposito delle varie notizie, che si diffondono nell’aere ormai occupato da ogni genere di inquinamento, compreso anche quello verbale. Che ormai viaggia in modo a sé stante, incurante di quella condizione, che un tempo costituiva lo stato di coscienza, ormai diventato assente per non dire obsoleto e che riguardava la differenza fra bene e male. Una situazione dell’animo  questa, ormai sostituita dall’unico collante, oggi presente  sul mercato delle coscienze malate di  amnesia, e rappresentato dal valore economico.  Ormai unico elemento  del vivere quest’ultimo, che nasce  e muore non per volere del singolo uomo, ma per volontà dei grandi gruppi di potere che manovrano l’interesse collettivo a scapito di quei pochi o molti che si rifiutano di accettare la nuova regola morale. Quella che del bene o del male non si cura per niente. Infatti poiché  all’insegna dello stato economico tutto  diventa legittimo, ecco comparire le fake news, che sono in parte volute, in parte  legate all’anarchia della cosiddetta libertà di esprimersi, ed infine in parte benedette dal sistema di potere in grado di contrabbandare( lecitamente) il vero con il falso. Cominciamo allora ad esaminare i singoli casi, a cominciare dalle  fake news volute. Sono quelle che vengono ad arte proposte dalle grandi concentrazioni di potere economico per destabilizzare lo stato delle cose, al fine di ottenere un interesse momentaneo. Infatti come tutti i nodi vengono al pettine, anche queste fake news durano poco perché smentite dagli stessi autori, una volta raggiunto lo scopo.  I quali chiudono la loro falsa condotta con l’ultima  spudorata fake news di aggiungere addirittura le scuse, per  aver spiegato troppa esagerazione nell’abuso delle notizie, con l’esito di  creare spesso spiacevoli  conseguenze, culminanti nei  nuovi martiri della falsità. Passiamo ora alle seconde fake news,  dettate, come detto,  dalla anarchia della libertà,  di chi si sente inutile e solo,  se non scarica qualche notizia, dopo averla immersa prima, anche involontariamente, nel veleno  della denigrazione, a carico di qualche possibile nemico. Lanciare il sasso per poi ritirare la mano,  a cose fatte, è sempre il mezzo migliore per aggredire  qualcosa o qualcuno. Infatti la persona colpita, ha come unica possibilità quella di ricorrere alle vie legali. Ma sappiamo  come queste siano lente e costose , quindi non sempre percorribili dalla maggior parte degli individui  Più interessante è la terza forma di fake news che sono protette dal cosiddetto politicamente corretto. Per il quale le parole perdono il loro significato abituale e vengono condannate, se usate sulla base dei nuovi criteri, non di natura morale, ma di opportunità politica. Due esempi di fake news che diventano allora, cattive news o cattive words da non utilizzare mai,  succede quando si riportano notizie critiche sugli zingari o sui negri per non parlare dei gay. Tutti e tre questi stati, sono definiti con parole  protette  da un divieto nel doverle impiegare, che inducono ad ipotizzare una condizione di razza trasformata in razzismo o di abitudini sessuali  di cui oggi se ne parla spesso, ma solo nel bene.  Detto questo, passiamo allora allo stato, come l’insieme degli individui,  che governati dalla legge e dai poteri costituzionali definisce una nazione. Ebbene anche in questo caso, le fake news abbondano in modo direttamente proporzionale alla caduta delle ideologie. Al loro posto rimangono sopravvissuti fantasmi che rispondono al nome di socialismo , comunismo e liberalismo. Tutte e tre queste ideologie, non sono nate come fake news, ma lo sono diventate per mancanza del carburante ideologico, sconfitto dalla modernità o  dall’evoluzione storica. Del primo, il socialismo, rimane la fake news del nuovo  nome, che rimanda ad una tradizione di lotta della classe povera dei lavoratori e che oggi preferisce vestirsi di sentimentalismo nostalgico. Ma invecchiato come i suoi antichi seguaci, ormai inseriti in una società, dove se  ancora esistono  le classi dei  ricchi e poveri, sono scomparse sia l’idea che  la  voglia di costruire una nuova società di liberi e uguali, ecco che il vecchio modello socialista  è  caduto e scaduto nell’utopia. Lo stesso, o forse peggio, capita con il comunismo, di cui rimangono solo scarse tracce in fatto di partiti politici. Infatti i pochi rimasti, rivendicano un ritorno al passato, già sconfitto dalla storia, contrapponendo ai fatti, le fake news di nuove speranze, ancorate a vecchie delusioni. Infine, un argomento a parte, merita il liberalismo. Cadute le ideologie, dovrebbe essere caduta anche questa  forma di concepire la vita all’insegna di una libertà dell’individuo  contrapposta allo stato padrone,  detentore del potere  o arbitrio, di stabilire lo stesso senso della  libertà. Invece cosa capita? Che la crisi del liberalismo invece di produrre la sua scomparsa, lo ha rinvigorito ma solo a parole. O per meglio intenderci attraverso le fake news. Tutti infatti oggi si definiscono liberali in quanto il termine rimanda al senso di una vaga e spesso malintesa libertà. intesa o meglio fraintesa come arbitrio personale. Il che rappresenta il meglio per non dire il peggio, della mentalità basata sulle fake news. I cosiddetti liberali allora che non sanno nemmeno chi è Luigi Einaudi, oppure se anche lo sanno, non hanno mai letto una riga di quanto scritto da quel grande  pensatore e per giunta secondo Presidente della Repubblica, confondono liberalità con umanismo ecologista , liberalismo con condotta senza regole ed infine libertà come sinonimo di anarchia. Sulle fake news potrebbe bastare quanto detto,  ma c’è ancora un argomento da trattare, l’ultimo, quello religioso. E’ infatti di questi giorni la notizia che  sulla base dei colloqui, ripetuti a più riprese, fra l’ex direttore di Repubblica Eugenio Scalfari e l’attuale Papa, il primo avrebbe dichiarato di essere d’accordo con il primo Pastore della Chiesa sulla tesi o atto di fede che Gesù Cristo non è Dio. Ma un semplice uomo, per quanto di eccezionali virtù, come già sosteneva  nel terzo secolo l’eretico Ario. A questa notizia, che metterebbe in dubbio tutta la dottrina cristiana, sono seguite le smentite da parte della Santa Sede. Trattasi di una fake news quindi? C’è da sperarlo. Rimane però il fatto che siamo immersi in questo stato di cose, dove la verità si deve districare fra fake news e fake truth (false varità) senza la possibilità di vantare come in passato un suo spazio autonomo in grado di consolare i  suoi sostenitori (pochi?) e osteggiare i  molti nemici. Amen.          

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