L’anno della misericordia e l’anno del liberalismo
Misericordia e liberalismo vanno d’accordo? Sì, no, non lo so, le possibili risposte. Andiamo allora per gradi. Che la misericordia , intesa come l’intende Papa Francesco sia una concessione che Dio- Amore fa all’uomo per perdonarlo di tutti i mali di cui si macchia nella vita, non dovrebbe c’entrare granché con la sfera politica. Diamo a Dio quel che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare, secondo i sinottici, la dice lunga circa la separazione fra questi due ambiti
Misericordia e liberalismo vanno d’accordo? Sì, no, non lo so, le possibili risposte. Andiamo allora per gradi. Che la misericordia , intesa come l’intende Papa Francesco sia una concessione che Dio- Amore fa all’uomo per perdonarlo di tutti i mali di cui si macchia nella vita, non dovrebbe c’entrare granché con la sfera politica. Diamo a Dio quel che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare, secondo i sinottici, la dice lunga circa la separazione fra questi due ambiti. Poiché però l’uomo è uomo con tutti i suoi limiti e difetti, causa le difficoltà che deve affrontare e possibilmente risolvere nella vita, la dimensione religiosa si mescola spesso con quella tipicamente umana. E se non si abbraccia la fede musulmana dove tutto è teocrazia, va da sé che dobbiamo misurarci con l’una o l’altra di queste due dimensioni, a meno di rifiutarne aprioristicamente una, come succede per gli atei o gli agnostici che appunto non credono. O meglio credono solo in quello che sentono, vedono, toccano. Per i cristiani invece vale la misericordia che non è solo una virtù religiosa, ma un modo di intendere le cose e di comportarsi conseguentemente. Si potrebbe a questo punto chiamare la misericordia anche tolleranza, più in sintonia con la dimensione laica. Trattasi in questo caso di un sentimento umano che si sviluppa per acquisizione dei valori democratici, ma che può venarsi di sentimento religioso se è il risultato di una ricerca di verità che spesso anche il laico cerca nella vita terrena, senza trovarla.
Ed è proprio da questa constatazione di non trovare una verità piena e assoluta che si creano le premesse per indirizzare la ricerca verso l’altra dimensione, quella insomma che nel citato dualismo riportato dei sinottici, si contrappone a Cesare. In questo caso allora non ha più senso parlare di tolleranza, ma solo di misericordia come derivazione di una idea superiore che ci lega a Chi a proposito di verità, la rivela. Tutto questo, c’entra con la politica? Apparentemente no. Ma poiché la politica deve ancorarsi alle idee che in qualche caso diventano ideali, esiste anche in questo campo una dimensione etica in cui è possibile esercitare la misericordia. Stando così le cose, due sono le possibilità che si confrontano. Da una parte l’uomo come persona , dall’altro l’uomo come collettività, nel senso di una sua dimensione sociale. Papa Francesco sembra attribuire più importanza a quest’ultimo tipo di individuo. Per Lui (il Papa) la natura è un bene offerto all’uomo, ma non immutabile che può essere messa in crisi da tutta una serie di comportamenti che privilegiano a livello pubblico , in sostanza gli Stati , la dimensione utilitaristica e dunque economica. In altri termini, che guardano agli interessi di una società globalizzata che mira solo al proprio benessere e non si cura delle esigenze della natura e dei diritti dei popoli meno sviluppati, specie in questa era di ondate migratorie. E dunque non si comporta secondo la misericordia di Dio che ama l’uomo e che vuole essere riamato e neppure secondo un criterio di giustizia fra i popoli, cui vanno riconosciuti, democraticamente intesi, uguali diritti e doveri. Parlando allora di diritti, emerge subito una distinzione fra il diritto pubblici o sociale e il diritto privato, con il primo oggi in netto vantaggio in tutti (o quasi) gli ordinamenti democratici. La spiegazione? Semplice, le nostre società democratiche, se vogliono garantire a tutti uguali diritti, hanno bisogno di essere tutelate. I diritti dei singoli insomma devono cedere di fronte al diritto superiore rappresentato dalla sua componente sociale. Il ché vale soprattutto oggi, quando si presentano sotto casa, come si diceva, interi popoli migranti, da accogliere e integrare, oltre che con senso umanitario, anche col ricorso al diritto sociale.
E, se possibile, in base ad un altro diritto, questa volta di tipo religioso che è meglio definire dovere, che il Papa individua nella misericordia o meglio in atti di misericordia, come dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi con quel che segue. Per essere più chiari, il diritto del singolo oggi viene relegato al ruolo di salvaguardia di un egoismo individuale ,che non garantisce l’eguaglianza fra cittadini e nemmeno la tutela dei diritti fondamentali , quali quello alla sopravvivenza. Ritornando ancora al diritto sociale, in contrapposizione a quello privato, anche le pene ed i reati cambiano. Il furto ad es. come dice una recente sentenza, non è più un reato se riguarda qualcuno che lo commette per cibarsi, causa la sua indigenza. Ma si mantiene tale, solo per un individuo che potrebbe sfamarsi con i propri mezzi e che invece preferisce accantonare la somma per altre esigenze. Socialismo reale della misericordia si potrebbe anche definire questa condizione che mette d’accordo Diritto, Stato e Chiesa. E allora il liberalismo cosa ha da spartire con questa strana alleanza fra Dio e Cesare? Stando così le cose sembrerebbe poco o nulla. Chi infatti non riconosce a tutti il diritto primario alla sopravvivenza? E ancora chi osa in questo clima di economie traballanti sostenere con la forza del diritto privato, la vecchia bandiera della proprietà privata? E che dire poi della libera contrattazione fra le parti in caso di opportunità di lavoro?
Lo Stato che per le ragioni su esposte deve garantire a tutti un impiego ed un lavoro, non si sposa con queste argomentazioni di tipo privatistico. Che hanno il sapore di un conservatorismo bieco, egoistico, che esclude l’invito papale alla misericordia. Apparentemente sembrerebbe così. Ma non lasciamoci convincere troppo facilmente e osserviamo come va a finire una società cosiffatta e così concepita sul diritto sociale. Dove per garantire a tutti un lavoro e un reddito( compreso come oggi si vorrebbe, quello di cittadinanza) diventa indispensabile agire sull’unica fonte certa di sostegno economico: la tassazione che non può essere che in continua ascesa in proporzione agli stessi diritti sociali garantiti. In seconda battuta agire sulla politica di ridistribuzione delle risorse, ammesso che ne rimangano a disposizione. Se fosse così semplice, creare la società perfetta dei diritti, saremmo tutti felici e contenti. Ma il risultato (purtroppo) contraddice le intenzioni. Conoscendo il vizio dell’uomo, una società così concepita produce parassitismo e disinteresse. In sostanza e gli esempi storici lo dimostrano ampiamente, il benessere collettivo rimane solo sulla carta, mentre sul piano pratico l’economia crolla, sottoposta al menefreghismo pubblico. Muoia Sansone con tutti i Filistei potrebbe essere per qualcuno una consolazione. Ma la questione non regge anche sul piano morale.
Gli uomini che per sopravvivere in una condizione di carestia, diventano lupi, possono, è vero ,sfamarsi inizialmente sottraendo con il favore del diritto, le provviste a qualche ricco rimasto, ma una volta utilizzate non rimane che la miseria, per tutti. La società così facendo si imbarbarisce anche perché scompare il confine fra il lecito e l’illecito. In sostanza fra il ciò che è mio e quello che non è mio. A questo punto dove va la misericordia, fra gli uomini? Divorata dagli uomini- lupi sulla terra, non resta che quella di Dio, fortunatamente sempre possibile da ottenere, ricorrendo al pentimento nei confronti degli errori compiuti. Ma, a proposito di Dio, non si tratta di Hallah il cui primo attributo è appunto essere definito il misericordioso. Ma di quello giudaico cristiano che nella Genesi capitolo primo, dopo aver creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e poi la donna, disse: “siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”.
Vero atto di amore questo, comprensivo anche di quello che poi nella futura società, si completerà con il senso della misericordia. Dove( parlo della Genesi) sembra di cogliere la volontà da parte di Dio di affidare all’uomo la supremazia sulla natura, lasciandolo libero di manifestare il suo spirito di iniziativa. E se è lecito allargarci un po’, questo stesso passo, trasferito sul piano politico, sembra riflettere più profumo di liberalismo che di socialismo, ovviamente democratico. Da qui la spiegazione, anche se un po’ arzigoglata, lo ammetto, del titolo.