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Martedì, 26 Settembre 2023
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

La grande madre Russia

Si considera votata a svolgere un ruolo importante nel mondo. Tale da considerare i paesi vicini una sua figliazione e una occasione per tenerli attaccati

Questa locuzione che da sempre identifica la Russia, anche quando sotto la dittatura comunista si chiamava Unione sovietica, costituisce un fatto su cui discutere. E per essere più precisi, rappresenta una contraddizione che deve essere chiarita. Dunque quel che da subito attira l’attenzione, è la parola madre. Cosa significa allora questo appellativo, da attribuire alla Russia? Semplicemente che come ogni madre, anche quel paese così chiamato, si considera votato a svolgere un ruolo importante nel mondo. Tale da considerare i paesi vicini una sua figliazione e una occasione per tenerli attaccati a quella simbolica figura materna che in qualche modo li ha generati. La Russia quindi con questa vocazione, ha dimostrato nelle vicende storiche, una sua grande forza di temperamento in merito alle vicende umane nel prendere decisioni importanti, perfino eroiche, come appunto è caratteristica di ogni madre. Il senso materno si identifica allora con il suo popolo. Che quando viene aggredito come nel caso della guerra napoleonica, trova in sè la forza morale per reagire ai soprusi e alle violenza, esattamente come fa ogni madre quando deve difendere i propri figli.  La stessa cosa avvenne, dopo oltre più di un secolo, durante l’invasione tedesca, con il concorso per la verità dell’alleato italiano. La difesa, per esemplificare, della città di Stalingrado la dice lunga. Ormai prossima alla capitolazione senza cibo né altri mezzi di sostentamento, la popolazione si rifiutò di accettare la resa. Una forza patriottica, tipica di un animo materno disposto a mettere in gioco la propria vita pur di non cedere e rinunciare alla propria natura, è stata in grado di esprimere una reazione insperata e disperata. Tipica, come dicevo, di una madre quando deve difendere i figli in pericolo. Come andò a finire lo sappiamo. La madre Russia vinse contro l’invasore, dimostrando che la forza morale della sopravvivenza e di una condizione di genere, supera il potere delle armi. Ma ritornando alla locuzione iniziale, va anche detto che una contraddizione emerge in modo eclatante e che riguarda l’atteggiamento del popolo rispetto ai suoi governanti. Potremmo anche dire per schematizzare e simbolizzare il discorso riducendolo in chiave famigliare, che da una parte sta la madre con il suo senso di umanità e dall’altra un padre violento che ambisce al potere al fine di sentirsi l’unico artefice  del progetto esistenziale. Questa condizione la troviamo negli oltre 50 anni del potere sovietico, dove la classe al potere ha imposto la sua perversa dottrina, fatta di imposizione e di obblighi, cui il popolo, inteso come madre, non poteva eccepire a rischio di essere eliminato fisicamente o al meglio di passare il resto della vita nei campi cosiddetti di rieducazione, localizzati in quella terra climaticamente molto ospitale, come sappiamo, della Siberia. Ebbene nonostante questa deriva storica che tendeva a ricreare l’uomo nuovo, quindi perfetto, tutto proteso all’assoluto rispetto della ideologia comunista, il substrato materno non si è perso del tutto. L’ideologia al potere assoluto, per dominare ogni residuo di umanità materna, si è avvalsa di un altro potere, quello della tecnica. Con questa ha preteso scientificamente di abolire ogni pensiero diverso da quello esistente, da considerare non più corrispondente al nuovo modello di uomo tecnologico. Quello, per intenderci, che deve abbandonare ogni fantasia e perfino i tappeti volanti del vivere. Quelli che ti aprono nuovi scenari e che ti conducono verso altri mondi. E mi riferisco alle idee religiose che pur nelle nuove catacombe dell’anonimato obbligato, non ha mai smesso di vivere nella coscienza di un popolo reso schiavo. Trattasi di una religione che si è sempre chiamata ortodossa, per significare che era quella, la più corrispondente al messaggio cristiano. Caduto il comunismo il tempo della rinascita dello spirito materno, si è mostrato in tutta la sua evidenza con l’intento di ritrovare il senso della bellezza del vivere. La fine dell’impero sovietico venne decretato da un Presidente fino a quel momento anomalo. E mi riferisco ad un certo Mikhail Gorbaciov che rinunciando alle pretese egemoniche nei confronti dei paesi satelliti, che divennero pertanto indipendenti  attraverso libere elezioni, di fatto ridimensionò l’impero sovietico diventato semplicemente Russia. Pur tuttavia formato comunque da una estensione di territorio vastissima, più di qualsiasi altra potenza mondiale. A questo punto sembrerebbe che la storia si fosse messa il cappello e che tutto fosse finito. Ma così non è stato. Ogni madre, lo sappiamo, per quanto soddisfatta di essere ritornata in ruolo, non si accontenta mai del bene che può lasciare ai suoi figli. Ampliare questo proposito significa non abbandonare quel senso di imperialismo che esiste fin da sempre nell’animo della Madre Russia. Ma come sempre capita, spesso le vicende storiche ti danno una mano. Persa la guerra fredda, la Russia, nei confronti dell’altra potenza, gli Stati Uniti, e lasciati liberi i 14 stati che prima facevano parte dell’impero, bisognava trovare l’uomo padre da affiancare alla madre. Il suo nome è l’attuale Presidente Vladimir Putin. All’inizio della nuova avventura, non sembrava avesse la pretesa di tornare ad una Europa simile a quella esistente prima della caduta del muro di Berlino. Ma piano piano, le sue idee sono cambiate, mosse dalla necessita che si è trasformata in paura, di pretendere una condizione di sicurezza, per il proprio paese, basata su un nuovo equilibrio europeo. Quindi non una nuova Yalta, ma qualcosa di simile proposta dalla conferenza di Helsinki del 1975 quando i due blocchi mondiali, nonostante esistesse ancora la guerra fredda, si dichiararono disposti ad un equilibrio mondiale, che fosse duraturo, anche per il contenimento delle armi atomiche. Si arrivò poi alla conferenza di Parigi del 1990, convocata, bisogna dirlo, quando il blocco sovietico era ormai in uno stato di disgregazione.  Declassata a quel punto la Russia  a potenza regionale, nonostante un arsenale di armi atomiche fra le più potenti al mondo ed anche a causa  della decisione dei paesi satelliti, ex sovietici, di far parte  della Nato,  la situazione attuale è esplosa. La storia nei casi simili trova sempre il suo alfiere. Che nel caso specifico, essendo stato un colonnello del Kgb, la polizia segreta antiterrorismo sovietica, rappresenta il ruolo giusto. Queste le sue caratteristiche. Puro spirito di potere, ambizione personale ed in aggiunta la mai sopita vocazione imperiale. Tutti ingredienti questi, per costituire il detonatore di quanto è successo. La prima repubblica, quella più prossima ai confini, che doveva essere aggredita, era ed è l’ucraina. La sua invasione era già nell’aria a cominciare dal 2014, al tempo in cui la Russia si era impadronita con un colpo di mano militare della Crimea. Stando così le cose come reagirà la Grande madre Russia? Lo spirito materno contro quello paterno in questo momento sembra sia perdente. Ma fatalmente quello che oggi a causa del potere delle armi sembra il più forte, prima o poi dovrà cedere a quello che da sempre prevale nei rapporti sociali a cominciare da quello famigliare. Cosicché la grande madre Russia potrà finalmente sconfiggere il padre.      

La grande madre Russia

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