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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

La piazza vuota

In effetti è vuota o semivuota. Quale piazza? Vi sembrerà strano, ma sto parlando di una piazza che per dimensioni non è una di quelle che siamo abituati a vedere nelle nostre città. Trattasi infatti di uno spazio paragonabile ad un grande anfiteatro con il suo peristilio fatto di colonne e statue. Per meglio intenderci, si può chiamare piazza santa e così si scopre dove voglio arrivare. Come recentemente mi capita il protagonista è sempre lui, il Papa, che quando si affaccia sulla piazza per l’Angelus, ci consente di osservare un inusuale e nuovo avvenimento. L’abituale moltitudine di folla, in attesa della parola del Papa, non è più la stessa, ma ridotta a sparute persone. Quali le cause? Si può pensare che la pandemia abbia ridotto i turisti, causa la paura del contagio. E che lo stesso fenomeno abbia riguardato anche i normali frequentatori  e mi riferisco al popolo romano o a quello di altre città o regioni d’Italia. Può essere. Ma la sensazione è che ci sia qualcosa in più. E qui bisogna scomodare il protagonista, sempre lui il Papa, che in base alla scarsa frequentazione della piazza santa, non sembra così amato come da tradizione. Perché? Valutiamo i suoi quasi 8 anni di pontificato e togliamoci il dubbio. Ed allora l’impressione è che sia proprio questo dubbio a cogliere i fedeli riguardo a quanto Papa Bergoglio dice e fa. Per cercare di dare una possibile spiegazione, mi rifaccio un po’ alla psicologia, citando una frase di Freud. Questa. Che nessuno a parole o anche con il silenzio è in grado di nascondere il  segreto della propria natura, a meno di saper interpretare il linguaggio del corpo. Il solo che rivela la verità della persona. Esaminiamo allora questo linguaggio riferendoci al Papa. Sguardo fisso, puntato verso qualcuno, spesso interrogativo e con l’ espressione  del viso che cambia, anche repentinamente, a seconda delle circostanze. In alcuni momenti allegro e fin troppo  sorridente, in altri  serioso e infastidito. Tutto questo potrebbe anche essere con qualche riserva accettabile, ma non se il cambio dell’espressione si verifica in un lasso di tempo troppo breve. In questo caso il passaggio da un eccesso all’altro non depone per una condizione di equilibrio.  E mi riferisco ad uno stato di distacco dalle cose concrete per non cedere troppo alle emozioni del momento. Mi riferisco allora  al carattere, condizioni instabile dell’animo umano, da cui si possono valutare le possibilità di assumere decisioni, che una volta prese difficilmente possono essere riviste e corrette. Per entrare nel merito mi riferisco all’episodio ultimo che ha contrassegnato la condotta papale e mi riferisco al cardinale Becciu che da pupillo ed angelo ( anche di nome) improvvisamente è diventato  un demone da gettare nella geenna della disapprovazione con relativa perdita del suo stato cardinalizio. Troppe le colpe attribuitegli. Corruzione, malversazione, sottrazione di denaro per favorire parenti ed amici,( il solito vizio del nepotismo) speculazioni sbagliate ed infine possibili dossieraggi atti ad eliminare un suo avversario. Il quale come sono andate le cose sarebbe meglio chiamare nemico. Mi riferisco al cardinale Geoge Pell che nominato super segretario dell’economia vaticana, avrebbe potuto ostacolare maneggi vari dello stesso Becciu, onde diminuirne l’influenza presso il Papa. L’accusa di pedofilia, era il meglio che si poteva trovare in un tempo dove questo vizio sembra praticato in alcuni ambienti clericali, tanto da essere già stato oggetto di molte inchieste  e successive condanne  presso i tribunali civili. In sostanza  l’arma subdola  da usare per togliersi di mezzo il porporato australiano considerato  un ranger per il suo fare spiccio e poco propenso ad essere coinvolto da manovre oscure o occulte.  Si arrivò così al processo  il cui esito lo sappiamo. Due anni di carcere in seguito ad una prima condanna di colpevolezza  e poi la riabilitazione definitiva in quanto ritenuto innocente. Ma ritorniamo al Papa e al suo linguaggio corporeo degli eccessi. E domandiamoci come è possibile che di quell’Angelo di Cardinale, egli, il Papa, non sapesse niente durante i già lunghi anni del suo pontificato. Ammettere questo vorrebbe dire accettare che il Papa venga regolarmente scavalcato nelle sue funzioni da un semplice  segretario di stato, tanto da mettere in dubbio la sua autorità  non solo di ordine morale, ma anche di conduttore gerarchico della Chiesa. No, via non è possibile che non sapesse nulla. Ed allora ecco che ricadiamo sulla prima parte del suo carattere. IL sorriso condiscendente e a volte esagerato, legato ad una valutazione superficiale delle persone e delle cose.  Come se ,sempre riferendosi alla psicologia, in questi momenti un desiderio un po’ narcisistico di piacere e di compiacersi di quanto sta accadendo, togliesse la capacità alla persona, di vedere realisticamente i fatti e sottoporli alla totale validazione della ragione. Tutto questo modo di procedere che può essere definito istintivo od umorale, rischia poi di tradursi nel suo opposto. Quando messo di fronte a prove vere o presunte di infedeltà, scatta la fase due del suo animo. La irritabilità non contenuta, mossa dal desiderio di rivalsa nei confronti dell’antico beneficiato, ora diventato l’ingrata persona che si è macchiata soprattutto di una colpa insopportabile, il tradimento. Infatti  è proprio il tradimento che  determina, nel suo  antico protettore,  il complesso di colpa legata alla troppo leggerezza di non essersi accorto della scelta errata. Per uscire da questo complesso psicologico l’unica soluzione è la punizione. Ma a patto che sia seria, drastica e senza attenuanti. Così è stato, per limitarci ai due ultimi esempi, sia con il cardinale Theodore Mc Carrick addirittura spretato e  più recentemente   con l’ex cardinale Becciu , per il quale non si può escludere la riduzione allo stato laicale. Vedremo. Intanto quello che ci preme dire è che questo Papa nonostante i suoi tentativi di fondare il suo operato su uno spirito di tolleranza, in realtà è molto divisivo nella Chiesa per alcuni eccessi, che strano a dirsi, sono dettati dall’ intolleranza. Da una parte  allora si posizionano i contestatori   che possono essere definiti i tradizionalisti. Che pongono i dubia, e per  i quali non ottengono risposta. Sono quelli che non condividono una certa caduta della liturgia antica, come espressione del sacro e che attribuiscono al Papa una vocazione più ideologica che teologica. Attraverso l’accentuazione degli aspetti ecologici  al fine di auspicare una condizione, quasi utopica, di  rapporto armonico che ogni uomo deve avere nei confronti della natura. Per estensione il riferimento riguarda  tutta la terra, da rispettare come fonte di progresso. Così il messaggio va nella direzione di una condizione di uguaglianza fra gli uomini che non è molto dissimile da quello di Greta Thumberg che diventa religiosa a prescindere. Dall’altro lato, stanno i cosiddetti progressisti  che viceversa vedono la Chiesa attuale  nella necessità di dover scendere dal trono dottrinale, troppo poco di moda, per misurarsi con la scienza e il mondo che cambia. Al fine di interpretarlo e di renderlo compatibile con le nuove esigenze dell’uomo. Come dimostrerà il nuovo sinodo dei vescovi tedeschi favorevoli alla comunione fra i divorziati e all’entrata delle donne nel sacerdozio. Due concezioni queste, quasi opposte nei confronti delle quali la capacità del Papa dovrebbe comportare la dote della riflessione pacata unito allo spirito di grazia di chi osserva  gli eventi con  vero spirito cristiano e lucida consapevolezza delle difficoltà. Ma senza quegli elementi caratteriali che da una parte  puniscono e dall’altra fin troppo facilmente  assecondano. Ma sempre in eccesso.  

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