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Giovedì, 25 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

La società dei divieti

Sembra strano, ma è così. La nostra società apparentemente libera anzi fin troppo libera sotto il profilo dei costumi, in realtà nasconde un’anima che libera non è. O meglio che sembra libera fin tanto che non si mettono in discussione quei principi che ricadono sotto il luogo comune di tutto quanto viene definito come corretto. E per corretto si intende una parola inglese oggi di moda, il pensiero mainstream. Chi vuole una dimostrazione di questo, basta vedere come cambia il linguaggio attraverso l’uso del significato delle parole, quali populismo, sovranismo, fascismo e comunismo e poi mettiamoci pure, anche se non ha lo stesso finale in -ismo, il cristianesimo. Cominciamo dal populismo che etimologicamente deriva da popolo e che vorrebbe esprimere una posizione di pensiero, oggi rivestito di ideologia, per esprimere un movimento non a favore, ma contro lo stesso popolo. In sostanza il populismo che in passato ha avuto diversi colori, sia di sinistra che di destra, oggi ha deviato verso quest’ultima direzione e appunto perchè di destra si è connotato come xenofobia. Insomma odio nei confronti dei popoli, quelli che non stanno dalla parte di coloro che si ritengono o vengono ritenuti  pericolosamente, anche un po’ nazionalisti. Altra parola questa che suscita disgusto e perfino orrore se accumunata a periodi storici dannati, che evocano quei   periodi bui della storia dominati dalla dittatura. La pulizia storica diventata pulizia semantica, arriva a censurare frasi del tipo: prima gli italiani riguardo a certe decisioni quali ad esempio l’attribuzione delle case popolari che devono seguire una graduatoria, dove non ci deve essere differenza fra l’ultimo arrivato come emigrante e la povera gente stanziale, dunque di casa nostra. Che non merita alcuna agevolazione per non alterare il significato biblico e giuridico del tutti uguali. Diversamente si è accusati di xenofobia, una parola questa che incute timore fin dalla pronuncia.  Detto questo, passiamo ad altra parola che oggi si presta ad una interpretazione negativa, il sovranismo. Etimologicamente legata al senso del sovrano, quindi con connotazioni monarchiche, oggi con la conquista della democrazia, la parola si è estesa nel suo significato ad intendere un paese, una nazione, attraverso cui si matura il senso dell’identità. In effetti, bisogna ammettere, che qualcosa di stantio la parola richiama, ma oltre all’aspetto fonemico, diventa utile esaminare la sostanza antistorica di questa parola. In un clima infatti di mondialismo, di pluriculturalismo, di migrazioni planetarie e di scambi ed integrazioni etniche, ci si chiede se ha ancora un senso parlare di sovranismo. Parola che rimanda ai confini, alle identità nazionali, alla abitudini inveterate, alle mode locali ed individuali, alle diverse lingue e a tutto un lento scorrere del tempo che in ogni angolo del  mondo ed in ogni nazione, ha creato un senso di appartenenza e di condivisione rispetto  alle  abitudini e stili di vita. Il sovranismo volutamente  così malinteso, diventa allora nazionalismo con tutto quello che di errato ha prodotto. In tal modo l’abiura storica si è impossessata del suo significato  e nessuno può fare rivivere questo  stesso significato nel presente a difesa delle differenze contro la omogeneizzazione di tutti i valori.  Grazie ai quali in un mondo globalizzato, noi non viviamo, ma fingiamo di vivere.  Arriviamo allora alla terza parola: il fascismo di cui oggi si fa un gran parlare. E non perché, tolto una frangia minima di irriducibili fanatici, si intravede il pericolo di una riedizione di un tragico regime dittatoriale, ma causa il cattivo uso che si fa di questa parola. In sostanza chi non è d’accordo con quello che prima ho definito  come mainstream, è un reprobo, un pericoloso sovversivo, in sostanza un fascista. Si arriva così alla necessità (e al paradosso) di dover distinguere fra accusatori e accusati. I primi uomini buoni e intelligenti, i secondi perversi e ignoranti. La storia del linguaggio che diventa dicotomia dei valori, ha in sé il pericolo dell’intolleranza, quindi in estrema analisi proprio in merito alla parola che si erge come il nemico principale di ogni comune consesso civile: il fascismo. Ma fra i due litiganti chi è il vero fascista? Nessuno o quasi, se ci riferiamo alla storia attuale che ha ormai incorporato gli anticorpi anti dittatoriali. Ma se l’attenzione cade sull’altro aspetto legato alla volontà di potere, fascista è soprattutto chi non tollera il diverso. Chi si erge su una posizione di superiorità intellettuale. Chi si dichiara il fautore o l’erede di un sistema che si chiama a parole democratico. Chi si prefigura pericoli per la paura di perdere la sua presunta verità ed i suoi privilegi. Chi insomma non ci sta ad esser ridimensionato da un revisionismo storico che mette sotto accusa oltre a quelli neri, anche i crimini rossi e per questo si inventa pericoli di un ritorno ad un passato che appunto perché passato non può (e non deve) diventare presente. In sintesi il fascismo si identifica con questi intransigenti che fino a ieri si chiamavano comunisti ed oggi stanno a bagnomaria. Incapaci di rinnegare completamente l’ideologia perversa che ha durato nel mondo per circa 75 anni, ma che nello stesso tempo si tengono al caldo del nuovo linguaggio dei divieti, diventato un nuovo potere. Dove l’establishment economico, ha sostituito il vecchio concetto ideologico di classe e dove lo stesso popolo è diventato ormai una palla al piede, trasformato in populismo al fine di denigrarlo, anche sotto il profilo linguistico. Per chi non fosse ancora convinto di questa condizione definita a bagnomaria, cito una recente decisione del Parlamento europeo a Strasburgo, dove si condannano in ugual misura tutti i sistemi dittatoriali, siano di destra che di sinistra. Non ci sarebbe niente da aggiungere, se non un distinguo che la dice lunga su coloro che tacciano di fascismo gli altri, mentre non ci stanno a mettere sullo stesso piatto della bilancia storica, il simbolo della falce e  martello, causa di circa cento milioni di morti. Infatti cosa dicono gli ex, post, neo comunisti? Che un conto è condannare il socialismo reale, un altro il socialismo- comunismo sotto il profilo  ideale che  nella sua vocazione umanitaria, aggiungiamo noi, rimanda a quel cristianesimo delle origini che predicava giustizia e uguaglianza. Ecco allora che siamo arrivati all’ultimo punto: Il cristianesimo. Una religione difficile, questo sì, ma oggi resa quasi incomprensibile da Papa Francesco, se ci riferiamo alla tradizione dottrinale. Quella tradizione che si incontra nelle campagne, dove il cristianesimo, anche se ancorato  ad un neo paganesimo dei luoghi e della natura,  diventa un tutt’uno da seguire con la fede del sentimento prima ancora che della ragione.  Tutto cambia è vero, ma quello che non dovrebbe cambiare è proprio la religione. Il perché è legato al carattere di una verità rivelata che essendo verità, non può essere sottoposta al giudizio dei tempi. Eppure oggi assistiamo  al trionfo  dello spirito del tempo. L’ecologismo è entrato di prepotenza nella pratica religiosa ed una vocazione alla pace sembra quasi disgiunta dal senso di giustizia. Le minoranze sono oggetto di tutte le attenzioni, tanto che essere musulmano suscita più spirito di condivisione che essere cristiano, al punto che le stragi dei seguaci di Cristo nei paesi del Corano, vengono messe sotto silenzio per non disturbare la nuova vocazione irenica. E poi c’è cristiano e cristiano. Chi non segue i parametri terreni e addirittura chi si appella alla dottrina è un integralista. Se poi espone in pubblico i segni o simboli della sua appartenenza religiosa, i casi sono due.  O non viene creduto oppure viene considerato blasfemo. Un divieto quindi ha invaso il cristianesimo che da sempre ( vedi il simbolo crociato della vecchia DC) ha esposto simboli sacri e che oggi ha cambiato il modo di comunicare. Una vocazione di pace universale generica e paurosa, ha perfino messo sotto accusa il crocefisso esposto nei luoghi pubblici e la stessa sorte ha riguardato il Presepe nel tempo del Natale. La misericordia che è il primo attributo di Maometto, ha soppiantato fin dall’origine l’amore, primo insegnamento cristiano, ma ha anche soppiantato se stesso. Se è vero che chi non ci sta ad assecondare la religione ecologista ed irenica, viene considerato un ateo meritevole dell’Inferno. Luogo questo ormai dimenticato dalla nuova moda religiosa, (si conoscono ancora i Novissimi?) ma recuperato solo e quando bisogna condannare chi non è in linea con il nuovo corso della religione terrena, che ha ormai perso per strada il suo contenuto sacrale.  Perfino i miracoli vengono messi in dubbio da alcuni sacerdoti, perchè considerati solo sotto l’aspetto teologico, ma non reale. Il divieto allora si è impossessato di questi fatti straordinari, considerati veri dal Vangelo, ma non dagli uomini della gerarchia cattolica. Fatti questi che hanno dato supporto alla dottrina   e convinzione alla fede. Stando così le cose, in questa società dei divieti, c’è chi in Parlamento auspica una Commissione che debba tutelare la verità, contro chi non la pensa secondo, quello che ho già chiamato, il mainstream. Tutto allora si giustifica nella censura contro l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo, l’antislamismo, l’antigitanismo, le discriminazioni contro le minoranze, le etnie ,  gli immigrati, gli omosessuali. Se fin qui possiamo essere d’accordo, in tutta questa erba diventata ormai un fascio, anzi un fascismo, si aggiunge la condanna verso questa ideologia solo se proviene da destra, per includere poi il populismo e il già ricordato sovranismo. Da ultimo il cristianesimo dei duri e puri, espressione di un ritorno al passato che non coglie la vocazione socializzante e socialisteggiante della Chiesa di oggi, tutta presa dalla voglia di stare tranquilla al punto di considerare i difensori della fede, i martiri, degli esaltati o dei malati di mente. Nel divieto entrano le parole come razza, zingari, omofobia, il solito fascismo,  xenofobia e tutte le citazioni antislamiche mentre si salva il comunismo, almeno come ideologia. Anche i libri devono essere sottoposti ad un nuovo indice delle cose vietate. Oriana Fallaci con il suo: La rabbia e l’orgoglio non deve più circolare nelle librerie e nelle teste dei possibili lettori. Il suo antislamismo offende la pace universale che noi occidentali ci siamo imposti di credere per paura di mettere in gioco le nostre abitudini e le nostre presunte certezze. Fede inclusa. Così tutto viene messo sotto la coltre di sabbia per realizzare il detto proverbiale delle tre scimmie sagge. Questo: non vedo, non sento, non parlo, cui si può aggiungere: non scrivo.               

La società dei divieti

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