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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

La società senza chiusure lampo

Capisco che il titolo è poco chiaro e che si presta ad interpretazioni che a proposito delle chiusure lampo, inducono a far pensare a un tema  che riguarda argomenti di carattere un po’ osé. Insomma tanto per intenderci che si riferisce all’intimo. Ecco allora dove sta il cosiddetto equivoco e che riguarda tutt’altro di quanto potrebbe far pensare. Infatti se è vero che parlerò dell’intimo, questo riguarda solo la sua dimensione sociale di ogni singolo individuo in contrapposizione col pubblico. Ma ancora. Poiché non mi sembra di essere stato completamente chiaro, preciso che il mio pensiero  va ad  un intimo legato non al corpo, ma all’interiorità  dei sentimenti che ormai hanno perso valore. Nel senso che le emozioni individuali che riguardano la vita privata, sono ormai diventate di pertinenza pubblica. Piaccia o no, così va il mondo. E chi ancora pensa di mantenere nel proprio intimo tutte le sfaccettature delle emozioni che lo caratterizzano, viene considerato un individuo arretrato, un introverso che non coglie il senso della vita moderna. Dove l’omologazione fra l’uomo e la merce devono andare di pari passo, causa l’esposizione pubblicitaria che, vera molla del vivere moderno, non è possibile evitare a meno di sentirsi un individuo  pieno di complessi e quindi poco assimilabile al modello oggi dominante. Dove infatti tutto da privato diventa pubblico, perché così vuole la nuova moda basata sull’immagine che offriamo agli altri. Nessuno  allora che si considera moderno, può sfuggire a questa modificazione antropologica. Inutile richiamare  valori come il pudore o addirittura la vergogna per  dimostrare il contrario, subendo  così l’affronto di essere escluso dai sostenitori della pubblicità dell’immagine.  Il motivo è che non valgono più  i sentimenti individuali che dovrebbero garantire nell’intimità della persona il senso della vera libertà di gestirsi autonomamente contro il nuovo modo di sentirsi un insieme. Un tutto che non ha bisogno della individualità, anzi che la detesta causa la omologazione di una società dove ogni emozione si gioca attraverso l’esposizione pubblicitaria.  La quale ubbidisce al bisogno, di rendere ognuno un prodotto da proporre  ed esporre attraverso lo schema di un mondo consumistico. Dunque, come ho già detto, l’essere-individuo diventa  una cosa  che non si rassegna nel  dover decidere quel che deve  fare e con chi. Il mondo infatti ha bisogno di merce, uomo compreso, per proporre messaggi condivisi, nell’ottica di creare prodotti economicamente remunerativi. I sentimenti umani in grado di porre limiti a questo processo di omologazione sono passati di moda. I nostri vissuti che un tempo qualificavano la nostra intimità, non interessano più, per il semplice fatto che non devono interessare. I segreti un tempo custoditi negli anfratti della nostra intimità riguardanti sentimenti di amore, di amicizia, di ira o di elevazione spirituale, sono caduti in prescrizione.  In tal modo e lo ribadisco, ogni limite individuale legato ai sentimenti e alle emozioni più intime, contrastano con la esposizione del dover apparire secondo la dittatura della pubblicità. Per meglio far capire dove si sta andando, i mezzi legati all’omogeneizzazione, diventano dei fini e non si fanno scrupolo di dover giocare la loro partita del pubblico contro il privato. Tutto il mondo della comunicazione a cominciare dalla televisione, per arrivare ai vari quotidiani, irrompono nella sfera, un tempo  legata alla libertà individuale, per fare in modo che ciascuno si senta parte di una proprietà comune. Indagini di mercato con le loro statistiche e sondaggi di opinione sono funzionali ad indagare  ogni interiorità per rendere pubblici i sentimenti. Anche quelli che un tempo si tenevano nascosti all’interno della nostra interiorità, causa il senso di pudore che oggi  da antica virtù viene declassato a livello di un sentire egoistico e disumanizzante. Oltre al pudore anche la vergogna segue lo stesso destino,  tacciata ed accusata quindi di  negatività nel senso di abiezione,  per la sua riluttanza alla condivisione sociale. Le interviste televisive esercitano il meglio ed il peggio della nuova moda che ha come fine, quello di dover essere sinceri a tutti i costi. Anzi più si raccontano cose private gravate da una certa spudoratezza e licenziosità e più si diffonde la  loro valutazione positiva, legata a quello oggi considerato l’unico sentimento stimato a livello pubblico. Quello della sincerità, intesa come valore assoluto.  Nulla allora deve  essere nascosto anche in merito alla sessualità, perché, come detto, il pudore viene considerato non solo un freno alla comunicazione dei sentimenti, ma un elemento ipocrita che  osteggia la comunicazione pubblica. Tutto ciò Indipendentemente  dai valori etici anch’essi scomparsi. Anche  la vergogna è accusata di falsità. E chi non la prova è non solo considerato un virtuoso animato dall’ardente bisogno della   sincerità,  ma anche, in un mondo di ipocriti,  uno stimabile e valoroso personaggio nelle sue esternazioni.  In quanto osa dire, con la fierezza dell’innocenza, anche quello che un tempo veniva considerato inosabile. A meno di rivolgersi al confessionale. Dunque come dicevo nel titolo, le cerniere lampo devono rimanere sempre aperte, perché chi si rifiuta diventa un individuo socialmente sospetto e quindi poco raccomandabile causa l’accusa di insincerità e di ipocrisia. Infatti poiché ogni male viene compiuto con un senso di totale riservatezza, o meglio con il complesso di colpa di non volerlo mostrare in pubblico, ecco dimostrato come  sia legata al concetto di bene ogni emozione che debba essere raccontata in pubblico e per il pubblico. Scomparsa la regola morale, anche la psicologia ci mette del suo.  E chi non si uniforma al codice del dire tutto senza riserve, diventa un disadattato sociale che dovrebbe  seguire un percorso di omologazione terapeutica.  Fra i sentimenti esposti, come il bucato senza riserve, quello sessuale è  diventato il cardine  della perdita di ogni libertà privata, nella diffusione di tutte le elencazioni riguardo ai più nascosti legami di sentimenti ed emozioni. Se infatti tutto è mercificato, non si comprende perché qualcosa dovrebbe fuggire a  questo senso della pubblicizzazione di ogni intimità individuale. Così capita che al di là del bene e del male, affidiamo alla pubblicizzazione ogni interiorità,  ogni nostro residuo di presunta indipendenza. Che in sostanza significa mettere un veto su quale sia la nostra residua capacità di decidere  con chi trasferire i nostri più occulti pensieri.  Chi si ribella, accetti allora il rischio di essere escluso dalla nuova società. L’uomo che si considera equivalente ad una qualsiasi merce che per poter sfondare nel mercato ha bisogno del sostegno pubblicitario, costituisce  il nuovo elemento  di uomo modificato. Col risultato che al posto del carattere a lui attribuito per tradizione di sapiens deve modificarlo con quello di homo videns. Poiché tutto, per lui, vuol dire apparire pur di uscire dall’anonimato.  Chi allora  non ci sta, si goda fin che può il suo orgoglioso isolamento e si ricordi  di tenere in conto le cerniere chiuse.    

La società senza chiusure lampo

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