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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Mario Draghi un altro uomo della provvidenza?

Dico subito che non voglio riferirmi all’omologo titolo del romanzo di Antonio Scurati, che parla di Mussolini quando, dopo le elezioni del 1924, raggiunse il potere, stabilendo la dittatura. No, in questo caso, trattandosi di Mario Draghi, non c’è alcuna analogia con il capo del fascismo. Per la verità esiste solo un piccolo, ma poi non tanto piccolo, particolare che accomuna i due antefatti. E trattasi non dei due uomini, diversissimi fra loro, ma del popolo italiano. La cui vocazione allora come adesso, è il solito vizio di salire sul carro del vincitore. Infatti, parlando del presente, stupisce come cambiano gli umori, troppo mutevoli, da parte di molti che hanno a che fare con la politica. E mi riferisco non solo al popolo, ma ai giornali, ai commentatori, alla Confindustria e perfino alla Cei. Tutti o quasi tutti, fino a ieri sostenitori del contismo, oggi improvvisamente appiattiti sul draghismo, considerato la migliore opportunità per il paese. Stupenda cosa la considerazione di come possano di colpo cambiare visioni, strategie ed umori. Cosicchè il redivivo Draghi, dopo il suo percorso europeo alla Bce, sembra diventato l’unica persona a farci uscire dal guado in cui siamo precipitati.  E questo, nonostante l’attuale maggioranza, ormai in caduta libera, dicesse  un gran bene del governo dei due grandi problemi che ci affliggono: la pandemia e il disastro economico.  Tralasciamo e parliamo allora di Mario Draghi, considerato appunto l’uomo giusto per dare credibilità al nostro paese sul piano nazionale,  europeo e perfino internazionale. Infatti tutti ne parlano bene. In Italia poi  gli elogi si sprecano. Tutto di lui sembra sposarsi con il dono dell’eccellenza, a cominciare dalla sua infanzia. Questo secondo i maggiori quotidiani  che per incensarlo si sono dedicati alla sua biografia. Non  proprio normale secondo i parametri tipici di qualsiasi bambino. Infatti sembra sia stato un campione, sia negli studi che nell’attività sportiva  (gioco calcio). Insomma fin da allora un miracolo vivente. Poi gli studi presso i gesuiti e l’Università La Sapienza di Roma con laurea in economia. Infine le  alte cariche, sia come economista che accademico universitario. Queste.  Governatore della Banca d’ Italia, Direttore generale del Tesoro, per poi diventare Presidente della Bce, ovvero della banca europea,  dal 2011 al 2019.  Ben nota in questo ambito la sua frase “ whatever it takes” per indicare come sarebbe stato disposto a fare di tutto pur di preservare l’euro. In effetti ci riuscì con il provvedimento di stampare moneta. La stima e gli onori non gli sono mancati ed oggi può vantare un prestigio, come dicevo, perfino in campo internazionale. Dunque chi meglio di lui può gestire un governo litigioso basato sui Dpcm dell’ ormai ex presidente Conte? Apparentemente i primi atti gli sembrano  dare ragione. Intraprese le consultazioni con i vari partiti, mirabile visu ed auditu, vale a dire con grande sorpresa, nessuno  di questi si è tirato indietro. Tutti insieme a dare manforte all’uomo provvidenziale. Definito con un semplice aggettivo, per non evocare l’impegnativo  termine Provvidenza ( scritta con la maiuscola) ossia  la mano ed il volere  di Dio. Ma non è detto. Continuiamo. Avevo detto prima che il carro del vincitore attrae. La poltrona infatti ed i benefici economici ad essa connessi, costituiscono purtroppo la molla della nostra  sempre incerta democrazia, basata sul vizio italico della convenienza personale. Infatti trovare sullo stesso carro da una parte  la Lega e dall’altra  Il Pd ,  dopo i rispettivi propositi di mai mettersi insieme, la dice lunga di come le cose in politica cambiano in fretta. E di come la memoria sbanda, ben presto,  nella dimenticanza. Un discorso a parte meritano invece i 5 Stelle. Un partito perennemente in affanno, che dopo la parentesi del vaffan... da indigesto, come appariva verso la politica dei partiti tradizionali, ha modificato la sua natura digestiva, ingurgitando di tutto pur di rimanere  un convitato  privilegiato alla crapula. Ritornando alla memoria corta che capita in politica, da pochi giorni, già ci si dimentica di Conte e del suo portavoce Casalino, che rischiano di diventare dei carneadi. Per ora le cose stanno così, ma nessuno può dire come evolveranno. E come Draghi troverà la quadra per mettere d’accordo le varie anime partitiche, tutte intenzionate, fuorchè la Lega, a ritardare le elezioni per non subire il danno del ridimensionamento o addirittura della scomparsa. Unica eccezione fra gli auto invitati, il partito  Fratelli d’Italia, della tosta  segretaria  Giorgia Meloni. La quale con coraggio non ambisce a salire sul carro, disposta solo  a votare eventuali proposte se dimostreranno di fare gli interessi del nostro paese. Vagheggiando l’Europa delle patrie e non quella virtuale e confusa, formata da associazioni di paesi, disposti a perdere la loro identità storica e linguistica, a favore dei nuovi padroni, in pectore, quali la Germania e la Francia. Del futuro in politica non  c’è certezza e lo sappiamo fin troppo bene. Ma del presente a proposito del   deus ex machina, Draghi, tutto procede a gonfie vele? In sostanza nessuna critica fra tutte le apologie che si sentono fra i media? Difficile trovare, per la verità, posizioni critiche. Per farlo bisogna scomodare un ex scomodo (scusate il bisticcio fonetico) Presidente della Repubblica. Parlo di Francesco Cossiga che in una famosa intervista  televisiva, così (s)parlò del nostro uomo provvidenziale. Il quale per accreditarsi  fra le gente, viaggia in Panda e da 48 anni è felicemente sposato con Serena. Altro nomen omen questo,  che  secondo padre Antonio Spadaro gesuita e direttore di Civiltà Cattolica ed amico e confidente di Papa Francesco, depone perché si avveri il fausto  progetto  del marito. Ma sentiamo Cossiga a proposito di Draghi: “Un vile affarista che non può essere nominato Presidente del Consiglio dei Ministri, essendo stato socio della Golden&Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne quasi ad imporre la candidatura a Silvio Berlusconi”. Poi aggiunge: “E’ il liquidatore dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, quando era Direttore generale del Tesoro. Immaginate cosa farebbe come presidente del Consiglio dei Ministri, svenderebbe qual che rimane: Fimmeccanica, Enel, Eni e certamente i suoi comparuzzi di Goldman&Sachs”.

Che dire di questa intervista che fa a pugni con la considerazione attuale a livello internazionale di Draghi? Meglio non prestare attenzione e stare a  vedere. Infatti per usare un termine religioso anche nel campo politico (massima contraddizione), canonizzare un santo subito è sempre rischioso. Meglio aspettare i fatti e poi decidere. La Provvidenza, come dice il nome, provvede, ma nel e col tempo. Per poi dilatarlo in saecula saeculorum. Altra cosa la politica.                 

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