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Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Ombre rosse

Il titolo rimanda ad un famoso film americano degli anni 40, che quelli non più giovani come il sottoscritto, hanno visto e hanno addirittura elevato la pellicola a mito.  Questo anche attraverso la presenza di un attore che di nome fa John Wayne, il quale con questo film è anche diventato l’eroe dell’epopea del west. Ora non voglio riproporre il film dal punto di vista di rivelare la trama, ma valutarlo dal punto di vista simbolico. Guardando però la realtà attuale e da questa valutare se alcuni valori espressi in quel film sono tuttora validi. O viceversa se sono ormai diventati fuori moda e quindi poco interessanti per i giovani di oggi. Per fare questo, voglio separare le due parti in cui si sviluppa il film, per studiare i possibili riferimenti con la vita politica attuale. Cominciamo dalla prima di queste due sezioni. Questa si svolge all’interno di una diligenza, dove una serie di personaggi sono quasi costretti per la vicinanza fisica, ad esprimere progressivamente la loro condizione di vita vissuta, a volte anche drammatica, causa le diverse esperienze che hanno affrontato. E che mai si sarebbero messi nella condizione di doverle riferire, se non si fossero trovati in un ambiente angusto come una diligenza. In cui, per ragioni di condivisione dello spazio e la vicinanza dei corpi, nonostante la lontananza delle menti, diventa quasi obbligatorio per ognuno esprimere la propria esperienza di vita. In pratica emerge con chiarezza questa condizione paradossale. Che ognuno, se non si fosse trovato in quella situazione, non avrebbe mai osato parlare dei propri problemi. Per il semplice fatto che   in quel contesto di un viaggio in   comune e non privo di pericoli, le emozioni difficilmente si trattengono. E così emergono quelle cause di natura psicologica, dove le domande e le risposte diventavano materia di dialogo e di confronto fra le parti. Succede allora che la virtù della discrezione progressivamente si allenta e la verità anche se cruda, fuoriesce dal profondo individuale, al fine di orientare le parole secondo le espressioni dei volti, tenuti inizialmente a freno per pudore o orgoglio. Succede allora che degli estranei, ognuno, come detto, con un proprio vissuto, spesso problematico, riescono alla fine a comunicare e a tollerarsi reciprocamente, grazie ad una ritrovata umanità, che da una parte li rende molto dissimili, ma dall’altra li accomuna. Fra questa varietà di tipologie umane, per non impancarmi nella trama del film che per le ragioni dette non è congeniale al nostro proposito, emergono due figure che per il loro passato poco raccomandabile, possono essere considerate due esempi sbagliati, in base alla legge civile e morale. E parlo di una giovane donna  prostituta che probabilmente desidera cambiare vita e di un aitante e misterioso bandito, che si inserisce nel gruppo dei viaggiatori perchè deve compiere una vendetta contro chi gli ha ucciso il padre ed il fratello. Ebbene cosa succede fra tante storie di vita vissuta in quel piccolo mondo costituito nel chiuso di una diligenza e  ben espresse  da tutti quei  problematici e contraddittori personaggi? Fra i quali esiste, oltre ai due citati, una donna  incinta in viaggio per unirsi al marito ufficiale di cavalleria. Un venditore di superalcolici, un  giocatore d’azzardo, un banchiere in fuga con il denaro sottratto alla banda, infine un medico alcolizzato. E per finire uno sceriffo col compito di portare alla giustizia il bandito. Ecco allora che ritornando alle due persone menzionate, causa il loro passato tutt’altro che immacolato, il destino si mette in moto. Infatti dapprima si guardano, poi si capiscono ed infine si innamorano. Fatte queste premesse, argomentiamo ora i fatti dal punto di vista psicologico. Lo spazio angusto di una diligenza, rimanda simbolicamente ad una società che si chiude nella propria morale individuale, spesso anche ipocrita. Finchè quando si verifica l’occasione in cui l’individuo deve convivere con gli altri, ognuno si trasforma. Facendo finta di dimenticare il proprio vissuto, allorchè scopre una comune solidarietà di gruppo, unita ad una  condivisa umanità. Per la quale, i sospetti, le critiche ed i pregiudizi iniziali, si attenuano, causa la possibilità da parte di ognuno di voler dimenticare il passato. Avviene allora che le inziali incomprensioni e diffidenze si ammorbidiscono ed il comune senso di una comune ed umana condivisione, prende il sopravvento.  In questo modo si verifica quasi una catarsi. Dove ognuno supera le proprie difficoltà legate alle circostante in cui il rispetto e l’onorabilità di se stessi si sciolgono come neve al sole. Tanto che le primitive incomprensioni, i pregiudizi ed i comportamenti egoistici, diventano solo ricordi. Di fronte a questo cambiamento, anche quella avventura di un amore fra due persone, lo ripeto fra le più compromesse, invece di nascere e crescere nel fango, si eleva verso un futuro di redenzione. Ecco allora il mio giudizio dal punto di vista simbolico. Per il fatto di voler considerare questo ambiente e questi personaggi fisicamente vicini, ma nello stesso tempo lontani per i relativi vissuti, ad un modo di intendere politicamente le cose che mi rimanda ad una mentalità ideologica di destra. Queste infatti le caratteristiche simboliche riscontrate con i suoi pregi ed i suoi limiti. Trattasi infatti di un ambiente chiuso nello spazio e verosimilmente anche nello spirito, causa una natura probabilmente egoistica.  E dunque poco inclusiva se non fosse costretta dalla necessità. Quella di doversi misurare con delle persone non scelte, ma che essendo diventate vicine, obbligano ad aprire un dialogo. Tramite questo allora, capita l’evento imprevisto ed imprevedibile. Cosicchè alla fine i buoni sentimenti prevalgono ed ognuno è disposto a tollerare e forse anche a giustificare i difetti e le colpe dell’altro.  Si assiste insomma al trionfo del bene contro il male che pur immerso in una umanità statisticamente ristretta, non sembra illusorio individuare attraverso il sentimento di un amore che nasce, anche l’eco di una famiglia in formazione e con questa il senso della appartenenza ad un comune destino condiviso.  Per il quale estendendo il concetto di comunanza di fronte alle difficoltà del viaggio, per il quale cominciano ad individuarsi i primi pericoli, si può anche azzardare l’ipotesi che questa comunanza sia l’espressione di una comune condivisione in fatto di usi costumi. E perfino di visioni morali nei confronti dello stato. Dunque con un po’ di approssimazione siamo giunti ad aggiungere alla famiglia, la parola-concetto di   patria. Rimane da definire il terzo fattore. E qui mi spingo oltre. Fino a identificare il bene che emerge dal male, con una figura che trascende l’umanità. Insomma senza addurre alcuna prova, considerare l’ipotesi che Dio sia una spiegazione possibile, non si può escludere. Ecco allora che così argomentando, si realizza quel detto: Dio patria e famiglia, da sempre considerato il contrassegno psicologico dell’uomo conservatore. Ma siamo solo alla prima parte. La seconda con la quale il film si divide, riguarda invece l’ambiente esterno.  Che appare maestoso alla vista, perchè fatto di estese praterie, sormontate in lontananza dal coronamento di rocciose ed inospitali montagne. L’immagine di questo mondo diverso, rispetto allo spazio chiuso, prima descritto, colpisce l’occhio e la mente.  Questa sintesi di ampiezza e di bellezza panoramica, aprono il cuore e la fantasia, rispetto alla ristretta cerchia dei personaggi stipati all’interno di una diligenza. I pensieri allora si allargano verso confini inesplorati. Verso l’ipotesi di una grande realtà in grado di accogliere una umanità ampia, formata da una moltitudine di etnie in grado di essere accolta. E quindi di potere vivere ed abitare un luogo ospitale, che per la sua vastità sia capace di accogliere tutti, senza che esistano condizioni di ingiustificati rifiuti. In questo caso l’umanità si allarga di numero e di idee e l’inclusività si contrappone all’esclusività, tipica della prima parte del film. Infatti la mente progressista non guarda solo alle cose e alle persone prossime, ma ad un modello ampio e diverso.  Fatto di una realtà che si allarga fino a trasformare il mondo vicino in quello lontano che diventa un tutt’uno.  Parlo allora di una immigrazione libera e senza ostacoli. Dove il mondo si amplifica, le montagne si confondono con il cielo e i problemi individuali nel mare vasto delle etnie, diverse per tradizioni, costumi e religioni, non si impoveriscono nel chiuso egoismo  delle singole idee e pregiudizi.  Insomma i personalismi si ridimensionano, mentre si estendono le idee legate all’inclusione di popoli multipli con una attenzione alla loro emancipazione. Simbolicamente, questa visione che si verifica al di fuori della diligenza, diventa l’immagine di un mondo che dà spazio all’immigrazione incontrollata, senza chiedere ragioni. Che ai diritti civili associa quelli sociali. Senza differenze di sesso e di sessi. Di matrimoni omo o etero. Di libertà a gestire la propria vita e valutare secondo questa libertà, il diritto di nascere da parte dei feti in formazione.  Per includere infine il diritto di decidere come, attraverso il suicidio assistito, sia lecito decretare il proprio fine vita. Mentre in questa attesa, si deve ottenere la possibilità di assumere sostanze stupefacenti, tipo la cannabis, in vista di una sua completa legalizzazione. Dunque ed in sintesi cosa concludere? Che l’ambiente situato all’esterno della diligenza, rappresenta il trionfo del pluralismo, del globalismo e quindi del senso più ampio della mentalità progressista. In pratica di una visione ideologica che trova nella sinistra la sua musa ispiratrice.   La quale si contrappone a quel senso di chiusura e di ristrettezza, che come ricordato, a proposito della diligenza, riguardano le idee di destra che nascono e crescono in forma ristretta, perché è minuto l’ambiente in cui hanno origine. Un ambiente questo, per giunta immerso nel vecchiume di idee tradizionali, come già espresso a proposito di Dio patria e famiglia. Detto questo non ci sarebbe altro da dire se noi non richiamassimo a questo punto il titolo. Che in effetti parla di ombre rosse. Queste nel film sono rappresentate dagli indiani apache, col loro capo Geronimo, che ad un certo punto attaccano la diligenza ed uccidono il giocatore d’azzardo. Ma se questo è il film tradotto sul piano ideologico e simbolico cosa vogliono dire queste ombre che vengono definite di colore rosso?  Forse che qualcosa non quadri in merito al progressismo che si definisce giusto a prescindere? Come pure non sembri per nulla giustificato il pensiero che oggi molti definiscono espressione di una mentalità moderna, votato ad una libertà che garantisce all’uomo di elevarsi a Dio. Così dicendo sembrerebbe tutto chiaro se non ci fosse un pericolo. Secondo il quale esiste il diritto, ma non il dovere, di trasformare i desideri di ognuno nella possibilità di renderli veri e reali. In questo modo si indebolisce perfino la contrapposizione fra conservatori e progressisti. La palla non starà più al centro del campo da gioco. Ma sarà patrimonio di una parte sola. Quella, oggi definita progressista, che ho citato a proposito delle praterie e delle montagne, come espressione di una mondo senza confini e senza più le antiche certezze. Ce lo ricordano i nuovi cartelli che compaiono sui muri delle nostre città a proposito di Dio. Che non esiste, ma anche se esistesse l’uomo non ne ha bisogno. Se queste scritte riguardano Dio, ancor più sono ormai da buttare parole come patria e famiglia, secondo il pensiero neo illuminista. Eppure il film Ombre rosse inteso come simbolo di un modello completamente innovativo per essere un western senza le caratteristiche di quel filone tipico ed epico che parla della frontiera e delle lotte fra bianchi ed indiani, sembrerebbe dire il contrario. Sia per le ombre che per il rosso. Gli indiani o meglio i pellerossa, metaforicamente parlando, infatti costituiscono sempre per la loro ambizione di ritenersi intellettualmente superiori, un pericolo. Chiudo con una nota che fra il serio ed il faceto, in realtà rappresenta un avviso ai lettori. Perché fra i moderni progressisti spesso solo a parole, il mio pensiero preferisce rivolgersi ai conservatori considerati biechi e superati dal modernismo globalizzato. Per questo, riferendomi per l’ultima volta al film, alle ombre rosse preferisco le giacche blu del settimo cavalleggeri che alla fine mette in salvo la diligenza e le storie che in essa si sono verificate. E poiché mi rimane ancor da dire l’ultima parola, la dico. Fine, anzi, the end.                  

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