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Venerdì, 19 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Potremo perdere le elezioni, ma governeremo lo stesso

Questa frase, se detta o non detta non ha importanza. Quel che conta è il pensiero e la mentalità della nostra sinistra che pensa di essere sempre vincente. Lo dimostra la storia recente, dove mai la sinistra ha vinto le elezioni, ma è sempre andata al governo. Quali le cause ed i motivi? Semplicemente perchè esiste un fatto congenito alla sinistra. Si ritiene culturalmente superiore rispetto alla destra ed ha un apparato organizzativo che non è secondo a nessuno. Quando questo si mette in moto nessuno lo ferma.  A decisione presa seguono i fatti, con assoluta precisione e fedeltà alla causa che fa ormai parte del Dna costitutivo della sinistra. La determinazione ad agire lo si ricava da una convinzione incrollabile. Quella, come già detto, di avere una superiorità nei confronti della destra. Intendiamoci superiorità di varia natura. Prima di tutto culturale di vecchia e di nuova data. Del passato ricordiamo la fedeltà assoluta ai principi della lotta di classe, a dimostrazione di una visione sociopolitica che aveva in sé un contenuto ideale quasi di tipo religioso.  Tanto che, in quanto malinteso come tale, si traduceva in un programma che doveva essere assecondato come fosse il verbo. Dal passato al presente molte cose sono cambiate, ma non la mentalità vincente. I vecchi e grandi temi cari ad una classe politica vicina ai ceti popolari, operai e proletari, si sono orami diradati. Quasi nulla di tutto questo è rimasto. La sua forza di contestazione nei confronti del capitalismo si è addirittura trasformata nel suo opposto. E nello stesso modo, anche la primitiva visione di un modello sovietico contrapposto a quello occidentale, considerato decadente ed ingiusto, ha subito una revisione completa. Ma senza dare alcuna impressione che questo cambiamento di rotta, potesse suscitare reazioni avverse, legate all’incoerenza dei temi e dei propositi manifestati. Infatti nulla di tutto questo è accaduto, se non in minima parte da parte di alcune frange estreme che non si sono cambiate d’abito. Inteso come rinuncia alla vecchia bandiera con falce e martello. Per la verità una cosa va detta a proposito della sinistra, in merito alla sua accennata superiorità culturale rispetto alla destra.  E mi riferisco alla mentalità di cogliere con maggiore capacità il cosiddetto progresso in fatto di idee e costumi. In pratica di cogliere meglio lo spirito del tempo, il cosiddetto zeitgeist, con tutti i suoi errori, è vero, ma con in sé la vocazione a voler cogliere il senso della modernità. Tutto questo senza cambiare di una virgola ogni pretesa di innovazione, legata  più ai desideri dell’uomo  che non ai diritti, ma disgiunti da ogni riferimento etico o morale. Oggi di poca o nessuna importanza visto che di regole ne esistono sempre meno e quelle rimaste sono patrimonio della destra. Ecco allora il punto, la destra sta in apparenza indietro. Ama il passato e la conservazione, è vista come l’incapacità di costruirsi un programma moderno ed innovativo, più in sintonia con i tempi che cambiano. Dare importanza al nuovo contrapponendolo al vecchio è da sempre considerato un bene da parte di persone poco colte. Che non sanno come la vera innovazione, dipenda dalla consapevolezza di conoscere e saper intendere il passato. Siamo a questo punto alla filosofia del vivere, materia relegata alle persone colte ma non al senso della maggioranza che vota. Da questo punto di vista, è lecito chiedersi dove allora sta la cosiddetta superiorità della sinistra. Diventata ormai una parvenza vuota avendo ripudiato quel passato di ispirazione proletaria che pur nelle sue paurose degenerazioni, consentiva almeno di credere in un presente in linea con il vecchio concetto rivoluzionario. La contraddizione è palese e di quella superiorità culturale della sinistra rimane solo, come detto, una vaga sensazione di un tempo sbagliato che ormai non è più. Una pseudo cultura da parte di chi poco legge, poco studia e poco impara, ma ciononostante dà l’impressione di essere a la page.  Tutto questo contro gli antiquati, gli obsoleti, i demodè ed aggiungiamo pure i biechi conservatori della destra. Cosa infatti esprime questa pseudo cultura di sinistra, lontana dieci miglia e per fortuna, dal suo passato rivoluzionario? Solo ed esclusivamente il vecchio modello occidentale. La difesa ad oltranza dell’Europa, della Nato e del modello del modo di vivere americano. Inoltre il sostegno delle oligarchie economiche e della subalternità della politica alla economia. Lo diceva l’ex segretario Fassino: abbiamo finalmente una banca. Ma questo non è tutto. Il dato peggiore è l’insistenza e la assoluta difesa del politicamente corretto ed il sostegno di tutto quello che va di moda a proposito della disforia di genere compreso il ddl Zan contro l’omotransfobia, che di fatto diventa una manovra a sostegno del gruppo LBGT+. Ed ancora, va citata la difesa del Draghismo come l’emblema di un potere legato ad un uomo il cui contrassegno è l’economia. Espressione del nuovo potere in sostituzione della vecchia idea di una politica sociale rivolta alla difesa delle classi deboli che oggi sembrano dare fastidio. E per la democrazia come la mettiamo? Semplicemente questa democrazia che si ostina di tanto in tanto a mandare il popolo alle elezioni, dà fastidio. Perché se le elezioni premiano la sinistra, difficile, il popolo viene considerato degno di essere sostenuto e difeso. Se invece succede il contrario, probabile, il popolo non esiste.  Troppo poco colto per capire i problemi e troppo influenzabile da parte delle forze di opposizione. Infatti i nemici da battere più che da combattere sono tre. Il populismo che avendo come radice il popolo viene considerato l’espressione di una autentica aberrazione. Come una sorta di dissenso errato e pericoloso in quanto non all’altezza di poter capire la situazione. Lo stesso capita con il secondo inquisito, il sovranismo. Un nemico vero che pretende di sostenere la causa dei singoli stati in contrapposizione ad una Europa che o non esiste oppure rappresenta il potere di due stati, rispettivamente Germania e Francia. Nei confronti dei quali il sovranismo non esiste in quanto il potere è sempre il potere e l’Italietta non può permettersi di mettersi di traverso. Infine il terzo incomodo è l’antifascismo.  Uno spauracchio che ormai da anni non esiste più, ma che deve essere evocato per individuare il nemico contro il quale non esistono temi o idee in grado di contestare programmi e meriti. I quali per la verità vengono capiti, a disdetta della sinistra, soprattutto dal popolo delle periferie. Quello autentico che si deve misurare con il problema economico del vivere e che non avendo soldi in banca e tanto meno banche, non può essere capito dai  nuovi capitalisti sinistrorsi ,che solo a parole stanno dalla parte del popolo, ma  che  in realtà disprezzano. Ecco allora perché la frase del titolo ha la sua ragione d’essere. Perché come sempre il capitale diventato ormai patrimonio della sinistra vince, ma non bisogna dirlo. Siamo o non siamo ipocriti, ovvero di sinistra? 

Potremo perdere le elezioni, ma governeremo lo stesso

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