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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Premio Solidarietà per la Vita a Santa Maria del Monte

Il 24 giugno la giornata era decisamente estiva, anche se il caldo non era opprimente. L’appuntamento era per le ore 18 per l’abituale santa messa e la consegna del premio che ogni anno viene assegnato ad una persona che ha fatto della propria vita un’occasione per uscire dal proprio isolamento, spesso egoistico, per dedicarsi agli altri e fra questi i più bisognosi. Del premio ne parleremo. Prima però conviene parlare del paesaggio e del tempio, ubicato a 625 metri di altezza che consente di spaziare con lo sguardo a 360 gradi verso tutta la vallata del Tidone, la più amena fra tutte le nostre vallate, come disse il mio antenato il giornalista Francesco. E questo causa la natura orografica dei monti non troppo alti che nella loro successione, non disgiunti da grandi dislivelli costituiscono un tutto armonico, tale da conferisce al visitatore un senso di riposante quiete. Insomma trattasi del trionfo di una natura incontaminata, senza case né fabbriche, rispetto al convulso vivere cittadino. Ed ora il percorso. Abbandonato il centro di Trevozzo, si sale verso Tassara attraverso una strada comoda e asfaltata. Tuttavia dopo alcuni chilometri, girando a sinistra, la strada cambia, diventa stretta e per il primo tratto cementata alla meglio. Quindi si procede seguendo curve strette e in continua ascesa, mentre il fondo diventa irregolare, un misto di terra battura e ghiaia. Intanto lo sguardo senza poter abbandonare la strada, che necessità di continue attenzioni, spazia vero l’alto sempre verso sinistra, finché sopra l’ultimo monte appare, quale fosse un miracolo, il tempio con il suo campanile che svetta per richiamare antiche e mai sopite esigenze religiose fra gli abitanti della valle. Simboli questi che stimolano cuore e ragione e nello stesso tempo ammoniscono. Finalmente arrivo a S. Maria Del Monte, verso le ore 17,30 mentre molte macchine già occupano i vari parcheggi e la gente numerosa si raccoglie nel posto antistante la chiesa. La descrivo. Una piccola scalinata in pietra da accesso alla porta centrale. La facciata semplice senza particolari e spesso sovrabbondanti decorazioni che in quest’ambiente di religiosità popolare sarebbero superflui, appare ben curata e altrettanto ben dipinta, grazie ad un recente restauro che offre il migliore invito ad entrare. E che ispira lo stesso senso di religiosa quiete già descritta a proposito del paesaggio boschivo e silenzioso che sta tutt’ intorno. Sulla sua sinistra, parlo della facciata, una costruzione bassa e bianca dai muri lisci e appena intonacati fanno dimenticare il rustico aspetto che fino a pochi mesi fa, lasciava intravvedere uno stato di abbandono. Una targa applicata sulla facciata ricorda i committenti dei lavori: la Banca di Piacenza e l’Ordine Cavalleresco Costantiniano di S. Giorgio ma non secondo la giusta scaletta. Infatti la targa mette al primo posto, l’Ordine di S. Giorgio nonostante il suo più modesto contributo economico. Questo per la generosità dell’altro committente, che come da abitudine agisce per la comunità piacentina senza il bisogno di ostentare i suoi grandi meriti. Un breve discorso del Presidente Corrado Sforza Fogliani e del delegato vicario per l’Emilia Romagna , avv. Franco Marenghi, suggellano con precisione le motivazioni attuali e storiche che hanno portato a questa opera benefica, cui segue l’intervento dell’Ing Tagliaferri che chiarisce le modalità del restauro. Intanto, chi osserva il tempio, non può fare a meno di accorgersi come in secondo piano, si erga l’imponente campanile che svetta sull’intero edificio, anch’esso (parlo del campanile) frutto di lavori di consolidamento perché compromesso nella statica da un pregresso terremoto. Campanile e campane ben in vista quindi: un binomio antico che in questo ambiente isolato non spegne l’antica fede popolare che sembra anzi rinascere a miracol mostrare. Entro all’ interno della chiesa. A navata unica con tetto a volte ribassate e ben decorate, si fanno notare in modo apprezzabile, i quadri delle 14 stazioni della via crucis, sistemati ad intervalli regolari sulle pareti di destra e di sinistra. L’ambiente è nello stesso tempo grande e piccolo. Grande per i pochi pellegrini che lo raggiungono, piccolo per le manifestazioni come quella di ieri, dove le panche di legno a tre-quattro posti, non consentono la sistemazione della moltitudine dei presenti. Comunque a fedeli sistemati, si affolla anche il presbiterio dove diversi sacerdoti, in vesti bianche e impreziosite da ricami, fanno corona al Mons. Vescovo di Fidenza: Ovidio Vezzoli venuto appositamente a celebrare la santa messa. Tralascio ogni commento sulla celebrazione ricordando solo che l’omelia su S. Giovanni da parte del Vescovo, per il commento sull’attualità del messaggio del primo battezzatore della storia cristiana, lascia tutti coinvolti, rendendo la celebrazione in quel posto altamente emotivo, ancora più sentitamente partecipata, anche grazie ai cantori che sistemati nel coro presso l’abside, arricchiscono la cerimonia con la suggestione del canto salmodico. Passiamo oltre. Prima della consegna del premio, per chi lo desidera, viene offerta la possibilità di visitare quella costruzione già ricordata a fianco della chiesa a proposito della menzionata targa. Entro con altri nell’ angusto edificio e mi meraviglio che in uno spazio così piccolo, fatto di due stanze sistemate su due piani ed unite da una scala stilisticamente impeccabile con intelaiatura in metallo e gradini in rovere, si sia potuto ricavare lo spazio sia per un possibile eremita sia un altro possibile pellegrino, visto che i posti letto sono due. Ed ora è il momento di parlare del clou della giornata. Vale a dire del premio, per il quale i posti sono sistemati nello spazio aperto, ubicato ai lati del tempio, verso sinistra. La festeggiata è Giuseppina Schiavi, una donna che ai pochi dirà poco, ma ai molti dirà molto, anzi moltissimo, specie in coloro che per ragioni varie hanno avuto bisogno di un sostegno ed un conforto. Poiché il premio riguarda la solidarietà per la vita, l’attuale premiata non poteva che avere tutte le carte in regola che si compendiano nell’aver indirizzato la propria esistenza nella direzione dell’aiuto verso i deboli. La sua biografia lo dimostra in abbondanza. Questa la sintesi. Giuseppina Schiavi dopo aver fatto parte della Pubblica Amministrazione con una lunga carriera svoltasi anche in altre province, ha rivestito incarichi ispettivi in Comitati e Commissioni presso il Ministero dell’Industria, Commercio ed Artigianato. Quindi una volta in pensione, si è dedicata all’Associazione Protezione della Giovane con sede in Via Tempio, dove come lei ha affermato durante il ricevimento del premio, affluiscono giovani di ogni razza, religione ed età accumunate da problemi di diversa natura e di difficile soluzione se non aiutati da qualcuno, come da questa associazione . Problemi vari che vanno da condizioni di dover gestire lo stato di gravidanza, di salute malferma e di ogni genere di difficoltà economiche, onde cercare di dare risposte ai problemi della vita che, come sappiamo, sa spesso essere ingrata, ingenerosa e in alcuni casi perfino cattiva. Dunque un premio perfettamente sintonico con il sacro luogo dedicato a Maria Nascente che ormai dal lontano 1994 come ben detto in fase di introduzione da parte di Mons. Ponzini, ha sempre voluto coniugare il simbolo della Vergine ad ogni persona che con le opere e lo stile di vita abbia voluto e saputo interpretare questa simbologia della Madre di Cristo, la cui vita terrena spesso anche tribolata, è diventata causa, fine e mezzo per essere consigliera ed avvocata per tutti coloro che Le si affidano. Letta dunque la motivazione del premio da parte di una rappresentante della Croce Rossa, spetta al prefetto Maurizio Falco il compito di commentare il premio e di consegnare la pergamena alla festeggiata, emozionata quanto basta, ma non ancora sazia, come da lei espresso, di voler continuare a dedicarsi a tutti coloro che richiedono il suo aiuto e conforto. Delle tante autorità presenti ho citato, e me ne scuso, solo alcuni. Il perché è presto detto: non ho voluto fare una lunga lista, con il rischio della dimenticanza, la quale se gratifica la vanità umana, non necessariamente si sposa con lo spirito del premio. Un’unica eccezione la rivolgo alla persona che, citato a più riprese, incarna il vero spirito sia del premio che del luogo. Il nome non lo faccio perché è intuitivo e poi perché non ama essere citato. Spero che la Madonna Nascente di S. Maria Del Monte mi sappia comprendere e giustificare.

Premio Solidarietà per la Vita a Santa Maria del Monte

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