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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Quando l’etica si inchina all’economia

Quali vantaggi può portare lo svuotamento delle carceri e la depenalizzazione di diversi reati minori?

Che l’economia sia da considerarsi oggi l’unico vero valore, cui tutti (più o meno) ci inchiniamo per svolgere il compito, spesso non solo difficile, ma incomprensibile, datoci in dono dall’esistenza, è un dato di fatto.  Chi lo nega, o è in mala fede, oppure un idealista che vive appunto di ideali e non di cose pratiche. Detto questo, altra cosa ritenere se sia giusto. Su un tema del genere allora, causa la sua importanza, vale la pena aprire una parentesi, ovvero scrivere qualcosa in merito, rivolgendomi a quelle persone (ce ne sono ancora) che si pongono ancora il problema di cosa sia giusto e del suo contrario. Per cercare di rispondere, visto che di economia pur non sapendo tutto, ne subiamo continuamente gli effetti, bisogna per prima cosa rispondere quale significato dare all’etica. Una parola questa che si usa e di cui soprattutto si abusa. Cominciamo dal suo significato etimologico o se volete storico che tutti conosciamo (per chi è acculturato, si può anche ricordare che deriva dalla parola greca ethos) che semplicemente vuol dire, comportamento, abitudine o anche costume.

In sostanza per non rimanere troppo generici nella definizione, per etica si intende la morale. Vale a dire, come ci si deve comportare nelle varie circostanze della vita, sulla base di cosa sia il bene e cosa il male. In altri termini come bisogna agire per fare quello che  si ritiene giusto.  Fin qui sembra tutto chiaro. Il problema si complica quando bisogna definire il bene e il male. Se in sostanza questi due valori rimangono uguali nel tempo oppure cambiano. Per capirci qualcosa, entro allora nel merito di uno degli ultimi decreti del Governo approvati in poco più di un’ora (un lampo) in una riunione del Consiglio dei Ministri, secondo il quale (decreto) molti reati vengono depenalizzati. Non che siano cancellati, come se non esistessero, questo no, solo che subiscono una trasformazione, in quanto da reati penali diventano amministrativi. In questo modo, si riduce il loro significato punitivo, perché si preferisce colpire  più che la persona il  portafoglio della stessa, aumentandone i prelievi, più o meno forzatamente. I reati interessati da tale provvedimento sono diversi e per brevità mi soffermo solo su alcuni. Tipo: la guida senza patente, la sottrazione  per profitto delle cose comuni e poi quella vasta area del comportamento border -line  che sconfina spesso e volentierinegli atti osceni in luogo pubblico. Limitiamoci a questi tre, che come tutti gli altri (sono in tutto 31) saranno puniti d’ora in avanti da sanzioni amministrative di tipo pecuniario, per le quali si giustifica  il titolo di quest’articolo.

A questo punto è giusto porci la domanda, a chi conviene? Al Governo inteso come forza politica, oggi, nelle alternanze  delle maggioranze, chiamato con qualche dubbio da parte dei duri e puri, di sinistra? Senza dubbio, sì , è la risposta. Svuotare le carceri per reati minori, ed incrementare le casse statali può in effetti, rappresentare un vantaggio. Specie in periodi di vacche magre come quelle attuali, dove se  l’economia barcolla , come i fatti lo dimostrano ampiamente, tutta l’impalcatura su cui si regge lo Stato rischia di crollare.  Ma per i cittadini? Qui, la risposta non è così semplice. Prima di tutto, quali cittadini? Gli onesti (ce ne sono ancora), quelli cioè che rispettano le regole , anche quelle più complicate e  fatte quasi  ad arte, per colpire tale categoria che tende faticosamente a sopravvivere? Per queste persone allora le perplessità sono tante. Gli onesti infatti sono tali a prescindere dalle sanzioni. Anzi per loro, visto che non sono coinvolti in problemi illeciti, meglio sarebbe, fossero aumentate le sanzioni penali. Ne riceverebbero  la prova da parte della legge, che sonodalla parte del giusto. Il ché è pur sempre causa di  riconoscimento di merito e gratificazione.

E  per i disonesti? Mah, pur con qualche incertezza, non mi sembra che questo decreto serva granché a modificare la loro natura, sempre a proposito dell’etica  e del suo significato di discriminare, come dicevo, il bene dal male. Anzi forse è dannosa. Riducendo infatti la questione etica al solo  livello economico, si potranno verificare due categorie fra loro opposte.  Da una parte i ricchi, per i quali una multa, causa lo stato di benessere,costerà loro praticamente niente e non servirà di certo a ingenerare complessi di colpa verso l’infrazione commessa. Per cui il loro giudizio di bene o di male, subordinato alla  convenienza e sottoposto all’altra legge, quella del profitto, non rischierà di subire alcun attentato. Anzi per dirla tutta,  questo provvedimento di tolleranza penale, contribuirà a creare una condizione psicologica e mentale tale da far pensare ad una certa legittimazione da parte dello Stato, verso l’illecito. Dall’altra parte della barricata, i poveri, per i quali la cosiddetta prova morale cade nel vuoto del portafoglio. Infatti non avendo i denari con cui estinguere la colpa, la colpa verrà estinta ugualmente, senza pagare dazio, né alla cassa pubblica né alla loro coscienza. 

Ecco allora il problema di fondo sul quale come una trottola, ci  stiamo  girando attorno. Il bene e il male sono valori assoluti o cambiano nel tempo? La risposta rimanda allora alla felicità, vale a dire  a cosa ci rende felici. Una possibile risposta è il vivere bene, secondo il concetto, oggi da tutti desiderato, rappresentato dell’economia. Tipo, avere una bella casa, una bella auto e perché no, una nuova e bella amante, e cose del genere. In base all’economicamente corretto sembrerebbe questa una risposta giusta. Ma quanti sono poi veramente le persone felici?  Poiché purtroppo non se ne vedono molti in giro, per tutti gli infelici del mondo, si potrebbe allora proporre una ricetta diversa. Quella di pensare che bene e felicità non stiano tanto nelle cose, ma nel nostro desiderio di bene. Una specie di tensione morale che superi ogni  realtà contingente per mantenersi tale nel tempo, come qualcosa di irraggiungibile.

Ma per la quale vale la pena vivere. Un’idea questa non nuova, perché a questo proposito, già Platone 2500 anni fa col suo mondo delle idee, quella del bene in particolare, l’ aveva filosoficamente proposta. E che è stata poi rielaborata e ampliata dall’avvento del cristianesimo con la scoperta di Dio, Bene assoluto.  Se allora  questa impostazione concettuale, può trovare riscontro nelle tre condizioni sopra menzionate: tensione morale, Idea e Dio, altra cosa dal punto di vista pratico, chiedersi  in cosa consista il temperamento etico o virtuoso? Una possibile soluzione sta nel contenimento delle esigenze in modo che la felicità definita anche comeetica pratica, trovi la sua collocazione fra i due opposti. Per esempio, da una parte l’eccesso di ambizione, dall’altro l’eccessiva timidezza o rinuncia e cose del genere.  

Ma ho parlato di  una possibile soluzione non della soluzione. Infatti oggi tutti i cosiddetti valori vengono sconvolti da un procedere rapidissimo delle cose. La scienza con tutte le sue scoperte quasi ogni giorno ci mette di fronte alla rivelazione di qualcosa di nuovo, riguardo a quel mondo ancora misterioso che sta dentro di noi. E che condizionerebbe certe nostre azioni e molti dei nostri comportamenti, senza necessariamente scomodare il mondo ,inteso come terra, che noi calpestiamo, sia coi piedi che con le nostre bassezze quotidiane e che sta, religiosamente parlando, sopra di noi. Cosicché i concetti di bene e male subiscono continue trasformazioni, che se ancora  non riguardano i principi, considerati universali, quanto meno coinvolgono certi  loro risvolti pratici. Dopo questa lunga ed estenuante premessa che con l’uso di qualche termine filosofico, verosimilmente sarà risultata indigesta a molti di voi e di cui non mi resta che scusarmi, torno allora al nuovo decreto legge del Governo. In cui, come anticipato nel titolo, l’etica si inchina all’ economia. Che allora sia quest’ultima a dire l’ultima ragione? A me non sembra e mi auguro che non sia. Certamente oggi ognuno ci mette del suo per avallare questa tesi. Ed il Governo con questo provvedimento, non si è limitato solo  a guardare.

Quando l’etica si inchina all’economia

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