Quella gran confusione oggi fra scienza e Fede con nel mezzo la Chiesa
Argomento questo difficile da trattare, ma provarci costa poco solo se le cose che dirò non susciteranno sbadigli fra i lettori. Cosa possibile. Per non cadere in questo tranello, bisognerà proporre idee semplici e ben comprensibili, senza però cadere nel banale o nell’ovvio. Ci provo. Comincio dalla scienza, con la prima domanda. E’ da intendersi questa, come una certezza assoluta? Nel senso che per quanto cambi nel tempo, non viene meno al suo proposito di dare risposte certe e ben più soddisfacenti della fede? Per alcuni la risposta è sì, ma per altri no ed io sono fra quest’ultimi. Cominciamo allora con una frase di Marx, secondo il quale Dio non esiste. Quale la spiegazione? Semplicemente perché non deve esistere, altrimenti come farebbe l’uomo a costruire il mondo a propria immagine e somiglianza? Ecco allora toccato il primo punto. L’uomo non è più immagine di Dio, ma di se stesso. Ed in effetti la scienza ha elevato l’uomo, almeno in prospettiva, ad una condizione di immortalità. Se così fosse non ci sarebbe nulla da aggiungere. Ma la storia su questo tema qualcosa ci insegna. Che cioè non tutto è chiaro e non tutto è prevedibile. Ce lo dice il filosofo K. Popper, per il quale la scienza è fallace, in quanto falsificabile alla luce delle nuove esperienze. Le quali, come è logico, comporteranno nuove teorie. A dimostrazione di questo, vanno ricordati i miti infranti della scienza, i cosiddetti tabù, detti anche idola fori o della piazza, quali il comunismo scientifico e la psicoanalisi di Freud. Oggi caduti in disuso. La scienza dunque si lega al dubbio ed in questo trova qualche analogia con la religione. Ma con una differenza. La scienza non può predire il futuro, la fede nel senso della religione cristiana,ha la pretesa di farlo attraverso la verità rivelata. Detto questo, esistono però pericoli che vengono dall’una e dall’altra parte. Esaminiamo per prima quelli della scienza. E cominciamo col dire che chiunque ha tentato, lo dice sempre Popper, di creare uno stato perfetto, una specie di Paradiso in terra, in realtà ha creato un inferno. In ogni rivoluzione infatti, sia di destra che di sinistra, contrassegnate da un giacobinismo estremo, vi sono almeno tre elementi che rovesciano le intenzioni umane (è l’eterogenesi dei fini di A. Del Noce). Al primo posto. metto il perfezionismo. Vale a dire ambire a costruire una società perfetta costruita dalla sola ragione. Uno schema questo che non funziona in quanto non tiene conto della natura umana. Dove impressioni, illusioni ed in sostanza i sentimenti, hanno delle ragioni, che come dice Pascal, la ragione non comprende. Arriviamo allora al secondo punto, il moralismo. Che tradotto in termini pratici, significa affidare il potere ai virtuosi, ai puri. E poiché è difficile, se non impossibile, identificare il più puro fra i puri, il moralismo diventa una camicia di forza che ti impedisce di agire e da cui diventa impossibile liberarsene. Il terzo, punto, cui sembra difficile prestare fede, causa l’accezione positiva sul significato che normalmente si dà alla parola, riguarda l’umanitarismo. Trattasi di una ricerca filantropica della fraternità, costi quel che costi. In sostanza, una meta da raggiungere con le buone o le cattive, tanto da giustificare l’estremo assunto: sii mio fratello o ti uccido. Dalla scienza, intesa come storia delle attività umane, passo ora al secondo ed ancora più difficile argomento che riguarda fede e religione, oggi in crisi. Per spiegare questa affermazione, basta esaminare l’evoluzione della nostra religione, il cristianesimo, negli ultimi periodi storici del secolo scorso. Passato nell’accezione dei fedeli, da una fase di testimonianza nel periodo bellico e post bellico, ad una presenza in chiave socializzante ai tempi dei preti operai. Quindi ad un successivo processo di evoluzione, sempre nell’ambito della socializzazione della fede, per poi giungere ai nostri tempi ad una quasi condizione di assenza in riferimento alle varie attività umane. Tanto da essere superata in questo dalla scienza. Il declino riconosce almeno tre cause. Il Nichilismo (dal latino nihil= nulla) che ha trovato nel filosofo Nietzsche la sua espressione più moderna e completa. Improntata alla constatazione di una inevitabile decadenza dei valori, che giustifica ogni atteggiamento rinunciatario o negativo nei confronti delle Istituzioni e soprattutto della fede religiosa. Contrastato con efficacia da numerosi discorsi e scritti da parte di Benedetto XVI , il nichilismo si è introdotto comunque nella società, assumendo un volto più nobile e nello stesso tempo più insinuante. Che spinge la gente secondo la moda di non avere problemi e di non crearli. Trattasi del cosiddetto pensiero debole ipotizzato da G. Vattimo, che tradotto nella sua versione popolare, si traduce nel consumismo che tanto piace alla gente che piace. L’altra causa, oggi entrata nelle coscienze, come fosse un farmaco che crea una certa immunità nei confronti degli aspetti troppo impegnativi del vivere, è costituito dalla desacralizzazione della vita. Vita quindi vissuta senza guardare troppo verso mete religiose, considerate troppo impegnative, preferendo seguire una visione profana che all’antico culto religioso ne sostituisce un altro, quello dell’edonismo. Una concezione filosofica questa, soprattutto pratica, dove il piacere è il bene cui deve tendere l’uomo come fine primario della vita. Che tradotto in chiave economica equivale a raggiungere in ogni modo possibile il bene economico senza riguardo ai mezzi, ed al di fuori da ogni impedimento. Come detto a queste prime due cause, se ne aggiunge una terza: l’interpretazione dei fatti storici senza ricorrere alla tradizione teologica che si basava su concetti etici quali la contrapposizione bene- male, vero- falso, sacro e profano. Per chiudere con un altro distinguo fra religiosità e irreligiosità. Privilegiando la prima e condannando la seconda. Se ne deduce quindi che oggi alla teologia si è sostituita la politica, dove altri valori, se di valori si tratta, sostituiscono quelli etici sulla base di un utilitarismo di immagine che segue la moda del momento. Dove come dice Del Noce, il santo viene sostituito dalla figura del progressista, dall’atteggiamento non populista e terzomondista , mentre il peccatore diventa il reazionario perverso , anti immigrazionista e sovranista. Fra queste due componenti come si inserisce la Chiesa e così affrontiamo il terzo e ultimo argomento? Con incertezza, con la paura di perdere il contatto con la realtà che cambia. Come se la stessa pratica liturgica della verità rivelata, non fosse più conforme ai tempi, e temesse di apparire superata. L’impressione quindi è di un cedimento della Chiesa nei confronti dell’uomo nuovo, che abbandona i templi e si abbandona a nuove usanze. I cosiddetti nuovi templi del consumismo che la moda propone. La scienza allora batte, come se fossimo in un confronto calcistico, la religione due a zero? Scusandomi della banalità nell’utilizzo di questi termini, l’impressione è questa. Con la consapevolezza che la condizione perdente diventerà ancora più pesante se non si trova, un nuovo modus operandi in termini filosofici e teologici. Quale allora la strategia? Che la proposta di fede preveda un cambiamento di percorso. In modo che la Chiesa non debba adeguarsi al mondo, ma contestarlo, secondo l’ insegnamento, dato niente meno che da Cristo. Questo: battezzare il mondo, ma non sposarlo. La conclusione allora è che la religione finisce se l’uomo si fa misura assoluta di ciò che la Parola di Dio deve dire o non dire. Se insomma l’uomo diventa Dio. Perché la religione cristiana di Dio ne ammette uno solo.