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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Renzi: un potere immaginifico

Il premier: "Sicuro, un po’ sbruffone, con una affabulazione  sempre carica di promesse dove le parole procedono spedite e liete con l’unico intento  di convincere, dunque sempre tese a miracol mostrare"

Titolo quanto mai ambiguo che non spiega e non precisa quello che voglio dire. Infatti si capisce il potere, ma l’immaginifico resta confinato in un luogo della comprensione dove una cosa e il suo contrario hanno uguali diritto di rappresentanza. Insomma l’immaginifico rimanda all’immaginazione e questo, a sua volta, all’immagine, ma ognuno di questi termini ha significati diversi. Cominciamo dall’immagine che per la verità è poco immaginativa e per niente immaginifica. Un discorso sofistico questo? Può darsi, ma prima di perderci nella totale confusione, lasciatemi ancora poche righe di spazio, per chiarire.  L’immagine, infatti, è quella cosa che si presenta per quello che è. Si può, è vero, costruirla con il concorso della  immaginazione detta anche fantasia, ma una volta creatasi diventa cosa, fatto, oggetto, che vive lo spazio e  il tempo finito della realtà. E così facendo tradisce il suo stato di partenza, vale a dire l’immaginazione, che viceversa vive su due fronti. La realtà vera, immaginata nel suo aspetto più auspicabile e piacevole e la realtà viceversa immaginata per quello che non è. Che in questo modo si trasforma in  desiderio o  per chi non si accontenta, nel sogno.

E passiamo all’immaginifico, che rappresenta il superlativo di ogni immaginazione, in quanto in grado di creare non solo il sogno, ma l’unicità del sognatore. Una persona fuori dal comune pur essendo comune. Esempio di questo, il poeta D’Annunzio, che si definiva l’immaginifico nella sua opera: Il Fuoco, per riaffermare appunto il furore sacro che lo spingeva a vagheggiare il mito del  suo essere unico. Un superuomo al posto di un semplice uomo.  Bene, dopo questa scompigliata premessa, lo riconosco, passiamo a coniugare l’aggettivo del titolo al sostantivo,  potere, per capirci qualcosa. E per non perderci nel vago, parliamo pure del potere politico attuale. In particolare di Renzi e del suo governo, dove tutte queste tre componenti  immaginative si ritrovano  presenti secondo una scala di valori  che previlegia l’aspetto estremo. 

Quello più fantasioso, dunque più lontano dalla realtà, non comprensibile per chi  è abituato a concepire la vita per quello che è, con tutte le sue contraddizioni, infarcite  spesso di lutti e dispiaceri  più che di soddisfazioni.  Detto questo, non si può negare che Renzi utilizzi a proprio vantaggio  attraverso una particolare vocazione all’uso dei media, una particolare immagine che penetra nelle coscienze al punto da  rappresentare il vero  contrassegnato del suo essere e quindi del suo modo di governare. Sicuro, un po’ sbruffone, con una affabulazione  sempre carica di promesse dove le parole procedono spedite e liete con l’unico intento  di convincere, dunque sempre tese a miracol mostrare. Continuando ad analizzare la maschera che usa e di cui si serve abusando, predilige l’atteggiamento dello spavaldo o , a gusti, dello spaccone . Testa ritta, sguardo lucido, attento, carico di mal celata superiorità, puntato sempre verso l’alto perché tutto ciò che sta in basso fa parte del sentimento della degnazione. A lui poco congeniale e poi poco compatibile con la posizione del petto  sempre spinto all’infuori, mentre il passo sciolto e spedito accentua la volontà di procedere anche nelle intenzioni con analoga speditezza. L’impressione rimanda all’immagine di chi sta in piedi sulla tolda di comando, guardando l’orizzonte lontano, ma senza conoscere esattamente la rotta della nave. Di cui quasi si disinteressa specie quando il vento non è favorevole e il fondale pericoloso. Insomma nell’insieme grazie alla sua figura giovanile e  tutto sommato gradevole, l’ingombrante bullismo annebbiato dentro il profluvio delle parole, al posto di rappresentare un freno, è diventato per lui un volano col fine di suscitare attenzione. Agevolato dal fatto che la speranza e il desiderio di novità (da cui il successo della parola rottamazione) nel panorama anchilosato della nostra classe politica, ha talmente contagiato la gente, da  obbligarla a ripararsi, in mancanza di meglio, nel rifugio  dell’astensionismo. Se questa è l’’immagine, l’immaginazione allora ha fatto il resto. Le sue affermazioni (parlo di Renzi) lo dimostrano. Eccone alcune. Qualunque sia il debito pubblico, egli dice, non c’è motivo di preoccuparsi. L’Italia infatti è ripartita. Dove e da che parte sia  diretta questa ripartenza, per la verità, non lo dice.   L’importante per il popolo non è la realtà vera, ma l’immaginazione, solo lui può permettersi qualche eccezione. Come quando causa l’ eroico spirito di attaccamento alla poltrona, ha tranquillamente adottato il vecchio sistema di passare dal baratro economico  al baratto dei voti per consolidare il potere.

Rivelando di possedere un attributo che fa parte sia dell’immagine che della immaginazione., stampato sulla sua faccia da bullo.  Così è per le tasse aumentate, ma  presentate con la noncuranza di chi vuol fare credere in una loro prossima diminuzione.  In attesa la gente aspetta, anche se ormai ogni cosa sta arrivando al pettine. In quanto chi  credeva è rimasto deluso e chi invece non si era mai illuso, ha trovato un ulteriore elemento di conferma che parole e fatti sono fra loro inversamente proporzionali.  Altra prova di virtù immaginativa, tipicamente renziana, sparsa un po’ dovunque, si coglie soprattutto nel campo del  lavoro che langue,  in quello della ripresa industriale che boccheggia asfittica, infine nel  proposito del contenimento della spesa pubblica dove l’ottimismo immaginativo,  contrasta con quel che di vero  e di tragico, ci può essere sotto ogni maschera.  Ammesso che in lui, faccia e maschera non siano la stessa cosa. Tuttavia dove l’ex scoutista raggiunge il vertice della sua arte immaginifica riguarda le tasse. Trovare altre forme di tassazione è dura in una nazione, ormai esasperata da troppe vessazioni. Tanto  che se avesse un po’ di spina dorsale, questo nostro strano e pur amato paese, sarebbe prossimo alla rivoluzione. Ma è proprio in questo campo che  l’immaginifico raggiunge  il suo vertice.

L’ultima trovata è quella di imporre una normativa per l’adeguamento degli ascensori (il cui anno di costruzione sia anteriore al 1999) alle nuove norme, considerate più sicure per i cittadini. Tipo, sistemare congegni elettronici e meccanici che impediscano agli stessi ascensori di fermarsi a volte in modo da non essere in perfetto allineamento con il piano. Un piccolo gradino infatti, se non visto, potrebbe essere pericoloso per il passo che rischia l’inciampo  in uscita. Per cui la  possibile caduta (che è sempre rovinosa quando si tratta di far passare  norme coercitive)   giustifica, nell’interesse del cittadino, il salasso. Che poi nessuna cronaca finora abbia mai registrato incidenti gravi o lievi, sugli oltre 9 milioni di ascensori esistenti in Italia, questo è un altro problema. Anzi non è un problema. Infatti l’immaginificazione (superlativo di immaginazione) deve prima di tutto prevenire. E dalla prevenzione passare ai preventivi il passo è breve.

Si pensa infatti che il costo per ogni ascensore sarà attorno ai 5 mila euro e che in base alle dimensioni dei condomìni, ogni condomino dovrà mediamente pagare una cifra attorno ai 300 euro.  Tassa questa? No, almeno nel senso tecnico del termine. Sì invece per quanto riguarda il portafoglio. Più immaginificazione di così si muore. Infatti questo è il destino di chi continua a rimanere ancorato alla terra  perché senza immaginazione, si finisce per  esserne sepolto anzitempo. Ma non è finita. Nei giorni scorsi è stata ventilata la proposta di tassare le biciclette dopo averle dotate di targa di riconoscimento. Come sempre da una parte si dà e dall’altra pure. Aumenta l’inquinamento urbano causa il traffico delle auto?

La soluzione è Incentivare il trasporto a pedali che notoriamente non inquinano se non per il sudore dei pestatori di pedivelle. Il risultato sarà duplice. Da una parte riduzione ( dell’inquinamento) dall’altro aumento per le casse erariali. Lecita allora la domanda: che faremmo noi per risolvere i problemi se non ci fosse l’immaginazione, anzi il neo immaginifico al potere? Ecco allora dimostrato come essere e pensare senza la carica immaginativa, equivale a consegnarci anzitempo  al destino, spesso avverso. Questa è la lezione del nostro Presidente del Consiglio, un vero campione  di quelle tre caratteristiche che citavo all’inizio. Ce lo dice la sua natura, come già detto, da bullo di contrada sfrontato quanto basta e poi  la sua maschera dall’espressione stolida e non priva di versuzia. E se parlo di stolidità e versuzia  un po’ di immaginazione la uso anch’io.

Renzi: un potere immaginifico

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