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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Ritratto di Maria Giovanna Maglie

A palazzo Galli si presenta alcuni minuti dopo le programmate 18. Il motivo la presentazione del suo ultimo libro: I dannati del covid.  Il fisico è appesantito e la deambulazione un po’ difficoltosa. La causa, come poi dirà, una caduta che ha creato risentimenti nella parte ossea ed articolare, da cui si sta già riprendendo. Si scusa per questo suo incedere rallentato. Si comincia con la presentazione del Presidente Corrado Sforza Fogliani, che  dopo esserci complimentato con l’ospite, scomoda, con la sua abituale completezza culturale, perfino Aristotele e Tacito per poi dedicarsi alla caduta dell’impero romano. Determinato dalla corruzione e dalla decadenza dei costumi, causa le spese diventate assai superiori alle tasse pagate dagli unici lavoratori attivi, quelli terrieri. L’analogia con la situazione attuale del nostro paese è palese.  Intanto osservo l’ospite della serata che nel frattempo si è accomodata a sedere. Il viso è un ovale più largo che lungo, per quanto nell’insieme gradevole, incorniciato  d’ambo i lati da due bande di capelli di colore giallo stoppa, che dalla scriminatura al centro del capo scendono fino al collo. Lo sguardo attento spazia all’intorno, verso la sala gremita.  Ma con discrezione fino a fissarsi su cose e persone  che suscitano maggiormente il suo interesse. La bocca attorniata da labbra carnose, sono di un colore rosso vivo in quanto già toccate dal rossetto della stessa tinta. Periodicamente si aprono in un sorriso che sa di compiacenza e che conferisce al viso un carattere di simpatia. Che rimanda ad una età infantile come se la bambina dentro di lei si appalesasse misteriosamente in quelle fattezze adulte.  Subito comincia la sua relazione che in base al movimento delle labbra, quasi socchiuse, potrebbe apparire come un bisbiglio. Invece la voce, un po’ roca causa un incipiente raffreddamento, è ben udibile ed il cui tono si mette a metà strada fra il confidenziale e  il cattedratico. La parlata è sciolta e corre senza indugi o interruzioni. Parole appropriate rivelano un pensiero di un lucido intelletto.  Che riguardano soprattutto il concetto di libertà che deve contrapporsi al pensiero unico,  espressione di una moda oggi dominante, in cui l’individuo pensante è messo in difficoltà  e spesso tacciato di possedere  idee sbagliate secondo l’ottica sinistra.  Inteso questo termine non solo come sostantivo, ma anche come  aggettivo, dunque negativo . Sta di fatto che ogni idea contraria viene di volta in volta criminalizzata  e tacciata di tutti i mali possibili ed immaginabili, fascismo compreso. Grande comunicatrice, la nostra, dà l’impressione che potrebbe continuare a lungo se non ci fosse il problema dell’orologio che scandisce  il tempo  che passa senza che l’attenzione fra il pubblico scemi di uno iota . L’impressione  è quindi emozionante e coinvolgente in quanto si riconosce il carattere di libertà di chi parla,  dal modo di porgersi prima ancora di sentire il flusso delle sue  parole. Terminata la relazione scattano gli applausi molto sentiti e cominciano le domande. Fra queste ne cito una che riguarda come sia possibile che la nostra relatrice si presenti nei vari talk show in compagnia di una maggioranza di opinionisti di sinistra, compresa il conduttore spesso donna quindi conduttrice. La riposta riguarda la linea editoriale di  tutti o quasi i network, tutti orientati a sinistra, secondo i quali ci si deve confrontare e scontrare in condizione di netta inferiorità numerica. Ma ciononostante , la nostra  invitata, sostiene  come sia sempre meglio parlare, anche se in difficoltà  numerica, piuttosto che essere assenti. Deduco da queste parole che la nostra abbia un carattere combattivo  e che non si lasci intimidire. Lo dimostra la calma con cui procede nei dibattiti cui partecipa. Dove si verificano due fatti.  Da una parte  l’intenzione di metterla in difficoltà, dall’altra la sua abilità di non interrompere gli avversari. Il perché deve essere interpretato come sintomo di  personalità legata all’autostima, ma anche di intelligenza.  Per non dare l’opportunità agli interlocutori di sinistra di rendersi ancora più visibili, ribattendo le critiche, da parte di chi, secondo loro, non dovrebbe avere diritto di parola. Da palazzo Galli, dopo la  distribuzione a tutti  i presenti gratuitamente del libro dell’ospite, ci si sposta al ristorante per la cena programmata dall’associazione liberale. La vasta sala è affollata e questo suscita stupore presso la nostra invitata che mai si aspettava come  in una citta piccola come la nostra, la presenza di un pensiero liberale, quindi libero, avesse potuto attecchire in modo così massiccio. Al tavolo della relatrice che è accompagnata dal marito, un uomo di bell’aspetto  sia nel fisico che nel modo riservato ed insieme elegante di comportarsi, ci sta il presidente associativo l’avvocato Antonino Coppolino che svolge il compito di  presentare l’ospite al numeroso pubblico che assiepa, come detto, la vasta sala e in ultimo fra questi, io stesso.  Sfrutto allora l’opportunità  che mi consente di conoscere meglio i due commensali e poi di porre domande alla nostra con un tono quasi confidenziale senza tema di esporla a plateali giudizi pubblici. Che non sempre tollerano le confidenze private, sempre veritiere perché esenti dall’obbligo di rispettare i convenevoli sociali. Dunque ad ogni domanda, segue puntuale la risposta. Netta, precisa, sintetica ed eccezionalmente critica verso persone e cose. Sulle persone da me citate, i giudizi diventano caustici e senza giri di parole.  Li sintetizzo. Quello è un cretino e quell’altro un vanaglorioso, antipatico quanto basta e pure ambiziosissimo. Intanto continua la cena,  con un sevizio di camerieri efficiente e molto rapido. Alla fine la nostra deve rivolgere un saluto alla numerosa platea in attesa, seguito da un discorso che non fa altro che riaffermare il suo giudizio su un paese, il nostro, allo sbando, in quanto  tramite il pensiero unico ha abbandonato il senso della libertà che assieme alla dignità crea una società di veri uomini  liberi e di conseguenza nemici del pensiero unico. Uno stato quindi che si sta indirizzando verso una decadenza che non per niente ricorda quanto aveva già detto l’avvocato Corrado Sforza Fogliani in apertura a palazzo Galli.  Il discorso non dura tantissimo in quanto la relatrice appare un po’ affaticata. Interessante la chiusura del discorso. Gli uomini liberi, secondo lei, non devono dichiararsi moderati. Il termine indica infatti uno stato di apatia o di rinuncia passiva. Il vero liberale che quindi come tale è un uomo libero, deve lottare e dimostrare coraggio. Anzi  deve essere nervoso per non dovere accettare quello che la sinistra propone come verità, disgiunta dal principio di realtà  Se quindi la relazione per i motivi detti non dura tantissimo, invece durano moltissimo gli applausi da parte del pubblico. Poi subentrano le manifestazioni di stima e ammirazione da parte della gente verso l’ospite. A seguire, una serie di persone si presentano a stringere la mano alla relatrice per esternare i migliori complimenti ed insieme  per chiedere la dedica al libro da lei scritto.  Riscontro a questo punto una stranezza.  Constato infatti che la maggior parte dei richiedenti è di genere femminile. Il perché sta forse in questo. Rimossa la competizione estetica, sempre presente in ogni donna, rimane solo l’ammirazione per la capacità comunicativa ed intellettiva  del nostro personaggio, coniugata al  senso di  stima  verso il pensiero libero che la pone su un piedistallo di pochi, buoni e coraggiosi come dovrebbero essere  tutti liberali. Come sempre anche per le cose importanti e coinvolgenti, tutto finisce. Saluto i miei due ospiti e ringraziando chiudo con un frase di circostanza come si dice in questi frangenti: speriamo di rivederci. Che la libertà si sposi alla speranza non è poi cosa  da sottostimare.                     

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Ritratto di Maria Giovanna Maglie

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