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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Settembre andiamo. È tempo di migrare

Mi servo della famosa poesia: I Pastori  di D’Annunzio che tutti conosciamo,  per esprimere una mia valutazione su quello che succederà in settembre. Con questo non mi ritengo un indovino e neppure mi interessa esserlo. Solo cercare di interpretare quanto avverrà sulla base di tre fatti: prima di tutto il ddl Zan- Scalfarotto, di cui si sta discutendo in questi giorni alla Camera, ma che si sa già verrà rimandato a settembre. Quindi le elezioni regionali e da ultimo la riapertura dell’anno scolastico. Cominciamo dal ddl e per l’occasione, parliamo della Costituzione, che secondo alcuni (vedi Benigni) è la più bella del mondo, mentre per altri è troppo complicata e lenta nella sua applicazione, per cui bisognerebbe aggiornarla soprattutto nella sua seconda parte. Tralasciamo comunque i commenti su di essa e limitiamoci a citare l’art. 2-bis che in sintesi cosi dice: sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni, nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte. Tutto chiaro? Si, per il fatto che la Costituzione è stata elaborata dai padri costituenti che conoscevano il pericolo della dittatura ed il tanto sangue e lacrime versato per riaffermare quel principio di libertà, per tanti anni conculcato dal regime fascista. Dunque libertà di idee e di espressione, ben espresse nel suddetto articolo. Una conquista maturata fra lutti e la tragedia di una guerra  disastrosa diventata da ultimo guerra civile a dimostrazione che la libertà è sempre una conquista del pensiero,   per il quale non bisogna mai abbandonare la lotta e l’impegno al fine di non rischiare doverla di nuovo perdere.  Quindi non si tratta di una condizione   che si tramanda da padre in figlio, come fosse un semplice carattere ereditario  da trasferire come il colore della pelle o degli occhi. Detto questo si sarebbe poco da aggiungere se, come dicevo, non si stesse discutendo del ddl Zan- Scalfarotto.  Cosa dice in sintesi? Che nessuno osi o possa contestare la libertà di vivere la propria sessualità. Fin qui nulla da dire. Quello che non torna è il divieto non tanto di contestare questa libertà, quanto di sottoporla a valutazioni di merito. Insomma di valutarla secondo impressioni e pareri che potrebbero non essere in sintonia con quella dittatura del pensiero dei due proponenti. I quali sono ben ammirati e sostenuti dal movimento Lgbt, con le sue sbandierate e variopinte, per non dire scandalose, manifestazioni Gay pride.  Secondo cui ogni libertà di dissentire si configurerebbe nel reato di omofobia, contro chi la pensa in modo diverso. In pratica contro quegli omofili discriminati, di un tempo che oggi non son più, ma che continuano a considerarsi delle vittime o dei perseguitati. Insomma  chi si oppone anche solo a parole alla proposta Zan-Scalfarotto, merita l’isolamento sociale, il  silenzio e perfino il carcere. In questo modo la libertà di dissentire si scontra con un nuovo principio, quello del tutto uguale.  Stessi infatti, secondo i due onorevoli, devono essere i modi di fare, i comportamenti, ma soprattutto,   l’uso corretto, quindi   non dissimile delle parole. La morale e la religione secondo i seguaci del comportamento omoerotico non c’entrano, essendo considerati di vecchia concezione popolare, ormai messa nel dimenticatoio delle antiche e tradizionali abitudini. Spesso col concorso della stessa Chiesa, modernamente secolarizzata. C’entrano invece i nuovi comportamenti che potremmo chiamare vocazioni. Secondo i quali anche la realtà biologica non rappresenta un vincolo o un impedimento.  Che ognuno debba  decidere secondo il proprio “particulare”, diventa infatti  il nuovo credo, cristiano o meno, e anche l’età non conta. A 12 anni si può praticare una castrazione chimica e a 18 quella chirurgica. La famiglia inoltre, ampliandosi, acquista i colori dell’arcobaleno. Molto più interessante e variegata rispetto all’unico colore grigio di un tempo. Due padri e tre madri possono rappresentare la nuova quota numerica di un famiglia, realizzata anche attraverso l’impiego delle nuove schiave, che offrendo ovuli e utero per denaro, aderiscono a questo nuova moda, rovinando spesso la loro esistenza. Dal ddl sulla libertà sessuale, passiamo ora al secondo punto, le elezioni regionali. Con un unico dubbio, circa la loro effettuazione. Infatti c’è l’emergenza e questa dilatata come pare e piace al conduttore di quella raccogliticcia maggioranza che è  oggi il governo. Il quale, parlo del Presidente del Consiglio, per l’occasione ha già esautorato il Parlamento, e mira a non lasciare mai prevedere quello che può succedere in futuro. Anche in questo caso si tratta di una  libertà. L’univa vera sancita dalla Costituzione e affidata al popolo, quella di votare. Ma libertà di voto e libertà in fatto di salute, non sempre vanno d’accordo. Il popolo, cui in teoria appartiene il potere, quale preferisce? Sembra questa una domanda capziosa e forse lo è, se dimenticassimo il potere dell’informazione spesso pilotata. La salute prima di tutto rappresenta infatti un credo cui difficilmente si può rinunciare. Ai tempi dell’antipolitica, il M5s sbaragliò il campo, raccogliendo i voti di protesta con la sua pretesa di instaurare un modo pulito, onesto  e disinteressato nel gestire la cosa pubblica. La cosiddetta decrescita felice dove ognuno andava incontro alla miseria con la soddisfazione di ritenerla invece una soddisfacente conquista.   Come è andata è sotto gli occhi di tutti. Ma ora c’è Conte che sbandiera un nuovo pericolo, il ritorno dell’epidemia. Se e come questa avverrà, nessuno lo può sapere e tanto meno gli esperti che alla luce di quanto successo, si sono rivelati  essere poco o punto esperti. Ma la paura è sempre in agguato e trattasi di un sentimento  che quando c’è, non  lascia tranquillo il cittadino medio. Spesso le cause sono talmente soggettive che senza una vera motivazione si diffondono come  il venticello della calunnia rossiniana. Dunque attenzione. Aspettiamo settembre ed auguriamoci che le elezioni , virus o non virus, si facciano.  Elezioni permettendo, passiamo allora  brevemente al terzo incomodo, la riapertura dell’anno scolastico. Quando avverrà sembra di conoscerne la data, il 14 settembre. Ma ancora nulla è definito.  E poi come avverrà, il pensiero va  alla nebbia, quella  agli irti colli, con tanto di maestrale e malauguranti stormi di uccelli neri, riportati  n ella famosa poesia del Carducci ed oggi diventati di attualità. Mascherine si, mascherine no, banchi monouso non ancora  reperibili, con o senza rotelle, distanziamenti, spazi da reperire e lezioni da programmare secondo turni a rotazione, sono le molte incognite  ancora da risolvere. Intanto accontentiamoci. Infatti c’è ancora un po’ di tempo, prima di pensare alla poesia di D’Annunzio, quella di migrare in settembre. Ma dove?       

Settembre andiamo. È tempo di migrare

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