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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Totalitarismo all’italiana

Per gli ultimi dubbiosi ci si mette anche il mercato della carta stampata a dare il suo contributo. Si fondono tre grandi testate giornalistiche: Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX, più una ventina di quotidiani locali. Il tutto per raggiungere e superare il 20% dell’informazione giornalistica, naturalmente orientata in senso renziano

L’Italia è uno strano paese e lo sappiamo. Terra di santi, navigatori e poeti, bisogna aggiungere a questi, anche la categoria dei politici che più che santi o poeti sono soprattutto dei navigatori. Infatti si spostano da destra a sinistra nel mare magnum della politica, senza alcuna difficoltà. L’importante è galleggiare, anche se la navigazione fra le correnti, sempre insidiose perché mutevoli, mettono in difficoltà la rotta, normalmente decisa dal comandante. In chiave politica dal segretario di partito. Se questo è vero, c’è sempre l’eccezione che in Italia conferma la regola. Tre sono le vie da seguire per questa eccezione, che vuol dire in sostanza, restare a gallasenza andare nelle secche.

La prima, la più importante, dimostrarsi di sinistra (non necessariamente esserlo). La seconda, avere un buon eloquio onde tranquillizzare la gente, privilegiando il dire al fare, in modo da essere insomma un buon venditore di sogni. Infine, la terza, far finta di intendersi di meteorologia, chiamiamola pure psicologica, invitando  ognuno a stare sereno anche quando il coltello metaforico per la pugnalata alla schiena è già stato preparato. In sostanza trattasi dell’arte sottile e infingarda del far credere, invece del credere.

E veniamo al dunque, al governo  Renzi. Mi è venuto  così spontaneo chiamare questo governo col nome del suo primo ministro, causa un ormai diffuso processo di identificazione, che una qualche ragione ci deve essere. Infatti Renzi, il giovin signore della politica nazionale, dopo i suoi trascorsi prima nel movimento scout e poi nel comune di Firenze, come sindaco, oggi rappresenta il tutto in quanto non si accontenta di niente. Arrivato sulla tolda di comando (per continuare con il gergo marinaresco) senza elezione di popolo, come per la verità era successo per altri due governi precedenti in odore di sinistra e mi riferisco a Monti e Letta, ha iniziato la sua navigazione a vele spiegate. La sua missione è stata promettere nuovi mondi e questo, ogni vero navigatore che si rispetti lo sa, eccita gli animi e soprattutto, suscita fiducia nella ciurma. Perché anche in politica, sempre di ciurma si tratta . Gente disposta a sottomettersi in vista di future terre, alias bottini e conseguenti vantaggi di rendita. Dalla rottamazione del vecchio mondo, alla scoperta del nuovo, nessuno si è accorto di questo  passaggio. Tutti però si sono convinti che il passaggio c’è stato. Ed in politica questo conta, come contano i numeri dei  sostenitori e degli amici, specie ad urne aperte.

Preso il partito, restava da prendere la nazione. Gioco facile per una democrazia, come la nostra, forte a parole, ma debole nei fatti. La sua forza (parlo di Renzi), l’arma della dialettica facile e facilona al servizio del potere,  in un paese come il nostro dove basta dichiararsi di sinistra per essere accettato. Infatti qualunque cosa di destra,  un uomo di sinistra,possa fare, è da considerare positiva.  Questo a prescindere. E in caso di esagerazione o sbaglio, trattasi  al massimo di semplice svista. Primo obiettivo quindi, occupare,  non con manu militari, ma con lingua bifida i gangli del potere economico e mediatico. Che sono l’uno al servizio dell’altro e viceversa. Convincere, convincere, convincere, il triplice messaggio parolaio, perché,  in questo modo, deve essere intesa la democrazia. Una vestale senza veste che vaga in cerca di un tempio, il Parlamento, in cui non può rifugiarsi causa esautorazione delle sue funzioni. Occupare le menti il suo secondo e vero obiettivo attraverso il controllo dei  sistemi di informazione.

Non per niente per trovare analogie col passato, mi viene in mente un certo Mussolini , dux e campione di propaganda, con i suoi cinegiornali edi film  Luce, anche se qui i toni sono diversi. Seducenti e ammiccanti al futuro  roseo, al posto di quegli stereotipati, tonitruanti e gladiatori messaggi di un tempo,oggi fuori moda causa la nuova mentalità e le nuove esigenze della comunicazione. Anche se l’ impasto è lo stesso, per ciò che concerne l’ipocrisia.  Ma ritorniamo a noi , anche se con questa espressione lo spettro mussoliniano viene  fuori involontariamente. Dunque  meglio parlare di Renzi e non di altri ,anche se i fini sono gli stessi. Tipo, gestire l’informazione pubblica a cominciare dalla Rai, il carrozzone di Stato sempre in deficit, causa la pletora del personale dipendente. Dipendente non solo nel senso economico, ma soprattutto politico. La strategia o tattica che dir si voglia, consiste nel nominare e scegliere a cominciare dal Direttore Generale. E poi a scendere, toccare prima il  livello dei consiglieri, quindi a seguire  i responsabili dei Tg, uno, due e tre. Uomini capaci, va da sé, purché di sinistra, meglio ancora perché renziani. Per rendere tutto legittimo si inizia con una campagna pubblicitaria all’insegna del populismo. Che da noi docet, anche se a parole tutti si dimostrano schifati. Il modo è risaputo, utilizzare il linguaggio diretto e confidenziale: ti abbasso il canone (del 7% non di più) e in compenso ti metto il conto sulla bolletta della luce. Risultato: tutti pagheranno e così le casse vuote  verranno rimpinguate in attesa di nuovi sperperi. Le casse appunto sono il vero atto di genio di un dittatorello in erba, ma già pericoloso. Che ha capito come far dipendere la  informazione dal contributo statale.

Tenere la borsa diventa allora la carta vincente, per calmare l’opposizione, abituati come siamo, noi italiani, a polemizzare fin tanto che ci guardiamo nelle tasche. Perché vuote queste, si svuota la polemica. Renzi in tutte le salse è il messaggio eco-politico-gastronomico che si diffonde via etere. La par condicio diventa  una vecchia usanza, tirata fuori al tempo del pericoloso Berlusconi, oggi diventatodemodé, dopo aver sconfitto con ogni mezzo, anche con il ricorso alla Magistratura, quel modello di destra impresentabile causa questioni diolgettine  e cose del genere. O per essere più seri, per fatti di etica e di cultura. La prima, l’etica, finalmente riconsegnata dopo l’ubriacatura iniziale del berlusconismo, alla causa giusta rappresentatanell’immaginario comune  dalla cosiddetta superiorità morale della sinistra. La seconda, la cultura, che dal suo alveo di un fiume rinsecchito, alimentato da pochi  e grezzi esponenti  pseudointellettuali destrorsi, è stata riportata in quella terra sempre  rinverdita da acque refrigeranti della cultura  dominante.I cui primi frutti, muovono  dal mito resistenziale, appannaggio o ostaggio del pensiero unico, inneggiante la causa sociale, fino a ieri  chiamata con orgoglio,comunista. Dubbi? Ancora dubbi? Il mercato editoriale, il mondo del teatro, del cinema, ed oggi anche  della radio e televisioni non sono ancora sufficienti a fugarli?

Per gli ultimi dubbiosi ci si mette anche  il mercato della carta stampata a dare il suo contributo. Si fondono tre grandi testate giornalistiche: Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX, più una ventina di  quotidiani locali. Il tutto per raggiungere e superare il 20% dell’informazione giornalistica, naturalmente orientata in senso renziano. Fatto legittimo? Perché no, potrebbe rispondere un liberale. Il mercato è il mercato. Giusto. Ma se la stessa cosa l’avesse fatta Berlusconi o chi per esso, cosa sarebbe successo? Eh, no, in questo caso bisognerebbe rivedere le carte oltre che le gazzette. Il giusto lo si commisura a seconda da quale parte proviene, tanto che  anche una parte della Magistratura sembra essere influenzata più che dal diritto, dalla sede di provenienza dei fatti da cui si orientano le sentenze. Solo impressioni? Può darsi anche se ieri è comparso su un quotidiano notoriamente non attendibile, Il Giornale, che i componenti del pool mani pulite una volta usciti dalla Magistratura sono diventati  tutti esponenti  del Pd. Un caso? Ritorniamo a Renzi , agli italiani e al titolo dell’articolo con questa aggiunta. Che ci autorizza a pensare come Il totalitarismo in Italia non passa, se si presenta per quello che è. Con la faccia truce e gli sguardi torvi e allucinati di personaggi rappresentati come il sottoprodotto della categoria degli uomini che poco si differenziano dai loro simili del mondo animale. Gente quindi dai lobi frontali mancanti che a posto di far funzionare il cervello preferiscono quello delle armi. E fin qui, pur nella esagerazione dell’archetipo del perfetto guerrafondaio di destra ,cosi icasticamente disegnato dalla cultura di sinistra, potremmo anche, essere d’accordo.

Ma se il totalitarismo viene proposto sotto altre sembianze , quelle serenamente interiorizzate dalla cultura di massa, il pericolo esiste eccome. Che le parole siano più pericolose delle armi, lo riconoscono infatti solo i veri spiriti liberi. E aggiungo liberali. Gli altri seguono nella navigazione la corrente. Quella più benevola specie se in favore di vento. Perché spesso soffiare  forte, dà l’illusione di poter procedere da solo, senza curarsi degli altri. Ed il riferimento alla democrazia malata, non è casuale. L’impressione è che Eolo- Renzi ex rottamatore ed oggi suadente persuasore, con il suo mantice parolaio, secondo il quale tutto va bene, madama la marchesa, già lo stia facendo. E con (per ora) ottimi risultati. Sveglia!

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