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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Ucciso politicamente dal suo temperamento: il superomismo

Che sia stato un grande come imprenditore, come politico e come uomo di comunicazione non ci sono dubbi. Per almeno venti anni ha dominato la scena italiana, creando addirittura un marchio, un modo di dire e di fare che nell’espressione “mi consenta” trovava il suo spirito di uomo d’azione e di popolo. Il suo è stato un modo nuovo di comunicare. Un esempio imitato, ma mai uguagliato, di rompere con il costume italico, tutto intriso, in fatto di politica, di formalismi spesso ipocriti, per inventarne un altro, onde convincere che il successo è alla portata di tutti. Basta crederci ed impegnarsi, questa la sua filosofia di vita . Unire e dividere l’opinione pubblica non solo italiana, ma addirittura mondiale, è stata la sua principale caratteristica. Appassionati estimatori si sono confrontati e scontrati con dissidenti inviperiti, che non ci stavano ad essere fagocitati da un uomo nuovo, tanto vincente da dare l’impressione di non avere rivali che potessero contrapporsi alla sua esuberanza di un essere nato per il consenso ed il successo. Una simpatia contagiosa faceva poi il resto. Discorsi politici alternati a battute di spirito, suscitavano un nuovo modo di intendere ed interpretare la politica, dove le due componenti di etica ed estetica si mescolavano continuamente senza evidenziare formali crepe. Potenza della comunicazione sia personale che attraverso il sostegno delle sue reti televisive, il suo marchio. L’etica dicevamo. Dove il bene pubblico e quello privato spesso si confondevano, attraverso una capacità di convincere in modo talmente abile gli ascoltatori, che il sospetto da parte dei detrattori (da lui chiamati con disprezzo comunisti) di contrabbandare il bene pubblico per gli interessi privati (i cosiddetti conflitti di interesse) non potevano trovare ascolto nella maggioranza dell’opinione pubblica. Ma all’etica si associava in modo inestricabile anche l’estetica. Quella del doppiopetto firmato, della cravatta regimental e di tutto uno stile ordinato e calcolato nella persona, che se aveva l’unico difetto della bassa statura e della caduta dei capelli, trovava nello stesso tempo la soluzione attraverso scarpe con tacco interno rialzato e trapianti mirati di una nuova chioma per offrire anche visibilmente l’immagine di un uomo fatto da sé e dunque in ogni modo vincente. Nel titolo per la verità un po’ forzato, parlavo di superomismo, una caratteristica principale del nostro. Come si sa è questa una espressione coniata da Nietzsche (il termine tedesco è uber- mensch che letteralmente vuol dire oltre -uomo) il cui significato è compreso da tutti. Nel senso di attribuire all’uomo certezze assolute, capacità vitali tali da oltrepassare il senso di una vita piatta, perché mancante della volontà di poter giungere al successo. Un episodio la dice lunga su questo uomo il cui nome come avrete capito è Berlusconi, che ha rappresentato nel bene e nel male l’essenza vera ed ideale dell’uomo pienamente realizzato. Libero da valori guida calati dall’alto o dall’esterno, ma solo insiti nel suo interno. In pratica nella sua capacità di conquistare il mondo. Dunque ecco l’episodio chiarificatore. Siamo nel tempo del suo massimo successo elettorale e lui commissiona un sondaggio ad Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, la sua consulente preferita in fatto di previsioni elettorali e più in generale per quanto riguarda il pubblico consenso. La risposta non si fa attendere: il 75% degli italiani lo sostiene, una percentuale altissima questa, mai ottenuta da nessun politico. Soddisfazione, piacere, meraviglia? Macché. La risposta arriva un po’ stupita, forse anche piccata. Questa: ma perché l’altro 25% di italiani non mi ama? Inutile continuare, basta e avanza questo episodio per chiarire quello da me definito il superomismo berlusconiano. Detto questo, nuove vicende politiche e giudiziarie( oggettivamente un vero accanimento) intanto aggrediscono l’uomo che reagisce come un leone in gabbia. Arrivano anche le condanne e la sua estromissione dal Senato, per una legge (detta dal nome della proponente, Severino) applicata retroattivamente. Ma in attesa di una definitiva sentenza da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, giunge puntuale, come per tutti i mortali, anche l’avanzare dell’età. Superati gli ottant’anni, la faccia si fa più profilata, le guance si affossano e la figura rivela un certo decadimento. La posa eretta e sicura, lievemente si incurva. Le spalle cadono leggermente in avanti e la camminata, non più sciolta, manca di quella elasticità atletica come ai bei tempi. Insomma per quanto mascherato da qualche soggiorno nelle cliniche della salute e dalla indomabile voglia di successo, il logorio fisico dovuto all’età si manifesta. La baldanza si affievolisce e la verve del combattente nato, che nel novembre 2007 aveva arringato la folla in Piazza San Babila, salendo sul predellino di un’auto, rivela i segni di una stanchezza fisica e mentale. La voce, quella caratterizzata da una lieve inflessione milanese e dal tono suadente, ben calibrato fra l’aggressività ed il carezzevole, che ai tempi affascinava il pubblico, ora diventa dimessa. Un minor slancio comunicativo causa una fonetica diventata un po’ roca, quasi impastata e priva di smalto, sono diventate le nuove caratteristiche di un uomo che non riesce più a mobilitare la folla, causa una elettricità comunicativa che non lasciava scampo all’evento contagio. Ma ancora non è tutto. Con la voce, anche l’eloquio è cambiato. Rallentato, presenta incertezze prima inesistenti, al punto che di tanto in tanto necessita di pause, onde ricuperare le idee e poi esporle in modo chiaro e convincente. Nonostante queste limitazioni, quello che ancora non è cambiato è il senso del superomismo. Una qualità questa che ai tempi era vincente ed ora si traduce in un pesante fardello dai destini segnati. Un contrappasso dantesco di cui l’uomo non sembra rendersene conto. Ambisce ancora alla leadership e pensa una volta riammesso alle elezioni, di rifare quello di cui è stato famoso in passato. Vale a dire recuperare da solo quella percentuale di voti, che oggi mancano al partito. Una Forza Italia in declino anche per la figura del vicepresidente Antonio Tajani, che appare soprattutto nelle vesti di un grigio burocrate e le cui parole ti scivolano addosso senza suscitare interesse e men che meno entusiasmi. In questo caso, non si tratta di età, ma di physique du role, quello di una pecora che vuol fare il leone. Ammesso riesca in questo cambiamento di ruolo, sarebbe comunque tardi. Il posto è già stato preso da Salvini che anche fisicamente può essere paragonato zoologicamente a qualsiasi animale aggressivo, ma non alla pecora. In questa situazione Berlusconi non potendo cambiare se stesso, causa lo spirito di potenza che è sempre dentro di lui , dovrebbe almeno avvalersi della intelligenza, di cui è assai dotato: rinunciare all’assurdo di compiere il mito di Faust (ridiventare giovane) e accettare serenamente i limiti dell’età. Come? Presto detto. Diventare presidente del partito e programmare dietro le quinte l’attività politica, lasciando il compito di apparire ad altri ( ma non a Tajani). Poi mettere in atto quella rinuncia che per il suo modo di essere e di intendere la vita, gli costerà moltissimo, creandogli una specie di crisi esistenziale. Evitare le apparizioni televisive, se non quelle considerate indispensabili al fine di dimostrare alla gente di essere ancora vivo , vitale e (ben)pensante. In conclusione, Berlusconi avvisato, avvisato pure Crozza che avrà meno materiale per mettere alla berlina, con le sue imitazioni al veleno, l’ex uomo più potente d’Italia.

Ucciso politicamente dal suo temperamento: il superomismo

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