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Giovedì, 25 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Un nuovo Ponzio Pilato

Mi rincresce associare Papa Francesco alla figura di chi non seppe e non volle prendere una decisione sull’accusa rivolta a Cristo che portò il nazareno al Calvario e poi se ne lavò le mani. Intendiamoci la questione di cui parlo è di caratura non così grave. Infatti non si tratta di salvare l’uomo-Dio da cui discenderà tutta la dottrina cristiana basata sul sacrificio del figlio di Dio al fine di salvare l’umanità, ma di salvare, fatte le debite proporzioni, lo stesso principio della verità che lasciò Pilato nel dubbio di non decidere. Giudicate voi rivolto ai giornalisti è dunque la frase pilatesca di cui dobbiamo parlare. Come si sa questa è la risposta di Papa Francesco alle accuse di Carlo Maria Viganò, monsignore arcivescovo e già nunzio apostolico a Washington, rivolte alla Chiesa peccatrice e al suo primo pastore. L’accusa contro alcuni alti prelati ed in particolare si fa il nome dell’ex cardinale Theodore Mc Carrick, riguardano atti di immoralità compiuti contro seminaristi e sacerdoti o addirittura contro minori con intento di pratiche omosessuali. Documentata e circostanziata con tanto di nomi, date e luoghi, detta accusa sostiene che questa pratica si è ormai diffusa nella Chiesa che conta. Vale e dire presso molti cardinali o vescovi, insomma presso la gerarchia. Una bomba. Il motivo di voler sollevare il pesante mantello protettivo di cui godono o godevano molti di questi prelati, è detto a chiare lettere dallo stesso Viganò. La fede e la fiducia verso il magistero mi hanno obbligato a non tacere. A scoperchiare tutto quello che c’è di immondo per salvare la Chiesa madre della fede e di tutti i cristiani, la quale esattamente come la Madonna viene fecondata dallo Spirito Santo per elargire ai suoi figli i frutti benefici della salvezza. Ma poiché molti peccati oggi la affliggono ecco la necessità di svuotare il sacco pieno di immondizie, per non essere coinvolto nella perdizione. Queste le motivazioni del monsignore, che si spingono fino ad ipotizzare o a richiedere le dimissioni del Papa, il quale nonostante sapesse ha taciuto. Ogni accusa comporta delle controaccuse ed i vaticanisti più schierati non hanno perso l’occasione per non credere o meglio per credere che monsignor Viganò sia stato mosso da fatti personali, per la verità non degni di un uomo di chiesa. Ma si sa come le cose vanno a finire quando si è costretti a pescare nel torbido. L’ambizione e nello stesso tempo la delusione di non essere stato promosso a cardinale, sono le contro accuse. Alcune di queste si spingono più in là ipotizzando una malferma salute mentale del monsignore, diventato corvo per questi detrattori con l’accusa di essere stato fedifrago ed aver ingannato i fedeli. Il che annullerebbe o renderebbe non credibile ogni sua dichiarazione. In questo clima c’è poco da stare allegri, perché la questione si allarga e diventa esiziale al fine di salvare la Chiesa e addirittura la stessa fede. In questa contrapposizione il Palazzo romano per quanto scosso e titubante, sembra avvalorare la tesi dei detrattori. E qui viene allora fuori la cosiddetta lobby dei gay, quale nucleo importante all’interno della Chiesa, con le sue coperture e le sue reticenze. Anzi con le sue punte dottrinali che non ci stanno ad essere sottoposte a giudizio e poi addirittura rischiare di essere rimosse dagli incarichi ( nella Chiesa non si sa mai, come e quando). Infatti la notizia che dal 5 al 7 ottobre si terrà nel Lazio un forum di cristiani Lgbt, esprime bene l’attuale confusione presente nella Chiesa. Anche perché, non si tratta di cose marginali, se è vero che un ruolo di primo piano sarà assunto da padre Martin un gesuita capace di sostenere la non discriminazione degli omosessuali e la cancellazione, per loro, della castità. Mentre il padre spirituale sarà il vescovo di Albano , monsignor Marcello Semeraro, anch’egli sulla stessa linea di condotta. Controbatte la tesi nostrana pro gay, la Chiesa nord americana troppo toccata dagli scandali a ripetizione di tipo omosessuale, di cui per alcuni sono in corso i processi. La tesi è quella di fare chiarezza e di ritenere attendibili le accuse di Viganò. Per quanto riguarda il Papa, poi, nessun favore. Anzi viene ventilata la speranza di una sua dimissione per essere stato informato dagli scandali, ma poi di non aver preso i provvedimenti necessari nei tempi giusti. E solo tardivamente quando ormai gli stessi eventi non erano più tacitabili causa la diffusione delle notizie presso l’opinione pubblica. Ebbene fra tanti scandali, veri o presunti, di cui si parla, è un fatto che anche nei paesi di forte tradizione cattolica, la defezione di molti fedeli, rappresenta un vulnus di cui la gerarchia (non tutta per carità) ha la sua responsabilità. Ed allora chiediamoci qual é la posizione del Papa e del suo Segretario di Stato Pietro Parolin? Amarezza ed inquietudine, quindi vocazione alla preghiera la risposta, ineccepibile ma nello stesso tempo molto generica. Sugli scandali per la verità la Chiesa, in tutta la sua tradizione, non è mai stata per la chiarezza immediata al fine di prendere una posizione ferma. L’abitudine a procrastinare per non intralciare con parole indebite il cammino della Provvidenza e dello Spirito Santo, ha sempre indotto il Sacro Palazzo alla prudenza. Ma qualcosa di più oggi nel tempo dell’informazione in tempo reale e mondiale, ci si doveva aspettare. Infatti già il Papa emerito Benedetto XVI qualcosa prima di dimettersi aveva fatto, tipo l’allontanamento dal seminario del cardinale Mc Carrick, luogo dei suoi incontri peccaminosi. Provvedimento poi disatteso dallo stesso prelato a dimostrazione di quanto egli potesse credere e rispettare l’autorità di quel Papa. Mentre per l’attuale Papa solo dopo anni (parliamo del 2013), si è risoluto in questi ultimi tempi a togliere la porpora cardinalizia allo stesso Mc Carrick. Episodi questi, che annegano in un mare di guai la Chiesa, dove manca non solo la chiarezza, ma si teme addirittura siano coinvolti gli stessi principi dottrinali. Sta di fatto che alla domanda giornalistica di come interpretare il memoriale di monsignor Viganò, il Papa Francesco e sua eminenza Pietro Parolin sono stati in perfetta sintonia di dire e non dire. Leggetelo voi il testo, entrambi hanno dichiarato, rivolgendosi ai giornalisti e poi fatevi un vostro giudizio. Come dire,( da parte dell’attuale Papa), io non entro nel merito e me ne lavo le mani. La verità , come ai tempi di Pilato, sembra dunque qualcosa di poco chiaro. Dov’era e qual era se lo chiedeva il Procuratore romano della Giudea senza trovare risposta. Dov’è e qual è sembra chiederselo lo stesso Papa Francesco, senza rispondere. E noi che pensavamo di avere le idee chiare, conviene a questo punto tacere.

Un nuovo Ponzio Pilato

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