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Venerdì, 19 Aprile 2024
Anticaglie

Anticaglie

A cura di Carlo Giarelli

Una Chiesa di Stato

Che la Chiesa abbia sempre fatto politica non è una novità. Infatti fino a tempi relativamente recenti, il mantenimento del potere temporale, ha sempre condizionato la politica vaticana. Tanto che il principale ostacolo al raggiungimento dell’unita italiana (anno 1861), è attribuita dagli storici all’atteggiamento dello stato della Chiesa, che non ci stava ad essere ridimensionato a favore di una unità del paese che avrebbe fatto giustizia del potere temporale. Da sempre considerato il secondo (se non il primo) cardine della Chiesa mentre il primo (o il secondo) sarebbe costituito dalla componente spirituale e religiosa. Non per nulla il Papa si considerava il vicario di Cristo e quindi si sentiva investito da una potestà di origine divina che lo metteva nella condizione di gestire il destino di re ed imperatori. Di Papi guerrieri ne conosciamo tanti, ma i primi che mi vengono in mente sono Alessandro VI Borgia e Giulio II Della Rovere, diversi fra loro dal temperamento. Il primo gioviale ed affabile, il secondo impulsivo e collerico, ma entrambi caratterizzati e quindi simili, causa il vizio del nepotismo e il desiderio di innalzare i benefici delle loro famiglie oltre a quelli della Chiesa. Ma con una differenza sul piano del comportamento militare. Il Borgia preferì lanciare il figlio, il duca Cesare ,detto il Valentino, alla riconquista degli stati pontifici, il secondo invece mettendosi  esso stesso in armi per conquistare  il primato temporale. Alleandosi dapprima con la Francia per ricondurre alla Chiesa i territori persi di Faenza, Rimini e Ravenna, caduti nelle mani di Venezia e poi  a guerra vinta, temendo l’eccessivo rafforzamento dell’esercito francese, facendo  un rapido voltafaccia. Schierandosi infatti contro l’alleata  Francia per muovere contro  Mirandola e raggiungere Bologna.  Il mezzo? Vendita di cardinalati e dispensare indulgenze al fine di sostenere le spese militari. Non andiamo avanti con la storia perché questo non fa parte del  tema  che dobbiamo trattare e che ci  deve riportare invece ai nostri giorni. E per questo dobbiamo scomodare il nostro Papa Francesco. Il quale pur con altri mezzi e strategie, non più militari, non sembra aver abbandonato il miraggio del potere, più temporale che religioso.  Anch’egli caratteriale, umorale ed impulsivo, da un certo punto di vista rompe con la recente politica della Chiesa improntata ad una diplomazia velata, discreta e nemica degli scandali. Un grande artefice di questa politica fu il cardinale piacentino Agostino  Casaroli, segretario di stato,  mentre sul piano religioso gli  faceva da contraltare un altro porporato anch’esso di Piacenza,  Ersilio Tonini.  Entrambi eletti sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, che poi venne proclamato prima beato e poi santo. Ma ritorniamo a Papa Francesco perché colpisce una differenza rispetto ai suoi predecessori e riguarda il fatto di non più definirsi vicario di Cristo. In pratica di non ritenersi in grado di poter giudicare qualcuno. La frase “chi sono io per giudicare” da lui pronunciata, lo dice ampiamente. Curioso, no? questo atteggiamento da parte di un Papa. Mai si era verificato prima nella Chiesa, che  un Papa dovesse o volesse  rinunciare alla potestà  investita dallo Spirito Santo per prendere l’eredità di Cristo risorto. Molti Papi e lo abbiamo visto con le nostre due citazioni, sono stati assetati di potere e condannabili causa la condotta licenziosa, ma mai, hanno rinunciato al loro stato di essere i prosecutori del volere di Cristo. Come poteva evidenziarsi  dai loro pronunciamenti ex cathedra, condizione questa di infallibilità del pontefice in fatto di fede e morale. Si dirà che cambiano i tempi ed in effetti, piaccia o no, i tempi sono non solo cambiati, ma hanno prodotto una rivoluzione dei significati rispetto ai tradizionali temi religiosi. Qui non si tratta, si badi bene, di stare da un parte o dall’altra sul piano religioso. Ma solo di coerenza fra chi accetta la dottrina per fede e  chi non l’accetta. Per i primi un Papa non può stare a metà strada , per i secondi , i tiepidi o gli agnostici per arrivare agli atei, questa posizione incerta del Papa sembra addirittura condivisibile, in quanto la sua nuova missione di privilegiare  l’uomo con tutte le debolezze, lo avvicina alla gente. Ed anche ai cattolici adulti. La conseguenza è che un Papa uomo e non vicario di Dio  è oggi preferibile agli occhi di una religiosità oggi in caduta libera. Infatti molto si giustifica nell’uomo, poco o nulla invece se trattasi di chi deve continuare la sua testimonianza di fede, non condividendo le cose del mondo. Anzi  non disdegnando di mettersi in condizione  di contestazione, sulla base di una dottrina che nei suoi principi  non può mutare. Quindi arriviamo al punto, che vogliamo cogliere e che riguarda  i comportamenti di Papa Francesco. Suddividendoli schematicamente in due  o tre categorie.  Quelli accettabili di tipo umano, che in accordo con la perenne strategia della storia della Chiesa, riguardano l’appoggio politico, ben espresso dal segretario di stato il cardinale Pietro Parolin, al governo italiano del Presidente del Consiglio Conte. Come pure altrettanto accettabile, sempre sul piano umano, il consenso dato a livello internazionale, al neo Presidente Biden contro il puzzone Trump per vincere le elezioni.  Viceversa non accettabili altri comportamenti sul piano religioso. Come la processione ed il culto, in occasione del sinodo panamazzonico,  con riferimento all’esposizione sull’altare maggiore di San Pietro, situato sopra la tomba dell’apostolo Pietro, della Pachamamam. Una statua simbolo di  una  religione primitiva che non ha nulla in comune col cristianesimo.  E  continuando pure inaccettabile è  la presa di posizione critica, da parte del Papa nei confronti di una lettera dei vescovi Usa rivolta contro l’aborto, fra l’altro voluto dal cristiano  e da lui sostenuto, neoPresidente Biden. Insomma sui problemi dottrinali. non si discute altrimenti tutto cade. Sul resto i comportamenti riguardano l’uomo Bergoglio. Che dimostra tutta la  sua incertezza sul problema gender, sulla comunione ai divorziati e su come intende la  famiglia, mentre rivela tutta la sua umoralità quando decide di cambiare improvvisamente i componenti della sala stampa della Santa Sede.  Con la nomina,  come prefetto del dicastero della comunicazione, di Paolo Ruffini e come direttore editoriale Andrea  Tornielli . Mentre  come direttore  dell’Osservatore Romano,  Andrea  Monda è stato promosso in sostituzione di Giovanni Maria Vian.  Ciononostante per l’umorale Bergoglio non tutto va per il meglio. È stata sufficiente l’intervista a lui concessa a Canale V, dal vaticanista di Mediaset, Fabio Marchese Ragona, a cui i responsabili della comunicazione vaticana non hanno dato il giusto risalto, che Il Papa se ne è risentito, convocando i responsabili e minacciando provvedimenti. Aggiungiamo  pure allora al carattere dell’uomo Bergoglio un’altra componente, la vanità. Tutt’altra cosa invece l’intervista a Scalfari, il decano di giornalisti italiani ed ex direttore e fondatore di Repubblica, pubblicizzata sui media e per la quale è stata  garantita la visibilità di Bergoglio, ma molto meno la  sua coerenza dottrinale. Ammesso e non concesso che gli  atti dell’intervista siano state un po’ reinterpretate dal giornalista  Scalfari, pro domo sua, la conferma di quanto esposto ai media non ha conosciuto alcuna smentita.  Che dire poi della rimozione dalla carica cardinalizia dell’ormai ex cardinale Becciu, manifestata dopo un periodo di stima e condivisione quasi fraterna con lo stesso, il quale  improvvisamente e  senza( almeno  così sembra) documentate prove, ha dovuto sottomettersi alla punizione senza fiatare per non  creare problemi ancora più grossi. Come pare  ve ne siano. Ma non è ancora tutto. L’esempio di Bergoglio più uomo che Papa si sta diffondendo nella Chiesa. La sottomissione di questa alla legge del corpo al posto dello spirito, e tutelata dallo stato in occasione della pandemia, pone una nuova condizione.  Quale chiese chiuse o aperte, ma con entrate regolamentate al pari di bar e ristoranti.  Insomma più salute che salvezza. Gli stessi preti non protestano  per questo nuovo corso, tutto terreno.  Anzi sembra ne siano soddisfatti.  Infatti le celebrazioni si riducono nel tempo e  nel numero. La nuova ondata dei moderni sacerdoti sembra infatti arrivata. Essi vogliono manifestarsi nella loro carica di uomini più che di ministri, secondo i criteri attuali di apparire o scomparire. Si moltiplicano infatti le loro performance, dove l’antica sobrietà è solo un ricordo. Fra benedizioni in aereo e esibizioni canterine in chiesa con contorno di manifestazioni varie, val la pena citare  don Bruno Maggioni,  Parroco in alta Valsassina. Che dopo aver cantato e ballato in occasione di un matrimonio, per ripagare i parrocchiani che gli avevano fatto gli auguri per il suo compleanno, come si è comportato?  Sentite. Ha praticato un spogliarello  intorno all’altare al termine del quale è rimasto in braghe ma, per non tradire le sue vocazioni calcistiche,  rimanendo rivestito con la maglia della Juventus. Abbiamo finito ma un ultima considerazione   va  ancora citata sempre a proposito di Francesco, più uomo che Papa. E questo  riguarda la santa furbizia da lui rivendicata. Che un Papa sia anche furbo oltre che umile e devoto può essere. Ma che  la vera furbizia sia quella di non esporla onde dirla in pubblico, è  vista da sempre  come espressione di intelligente diplomazia. Che allora il Papa oltre a i padri della Chiesa con le loro testimonianze,  debba inserire  fra le sue presunte letture anche Machiavelli? Forse sarebbe  auspicabile, in quanto una simile scivolata di tono, quest’ultimo non l’avrebbe certamente commessa.  

Una Chiesa di Stato

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