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Anticaglie

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A cura di Carlo Giarelli

Vantaggi ma anche abusi della parola scienza

Oggi si fa un gran parlare della parola scienza. Tutto sembra diventato scientifico e così ricevere il contrassegno della verità. Lo dimostrano i tanti discorsi e le testimonianze che abbiamo e che continuiamo a sentire su due argomenti quali la Economia e la Medicina. Per ognuna delle quali il minimo comune denominatore, alla base di ogni teoria, riguarda la parola scienza. Tanto che ogni opinione per suscitare interesse deve essere confortata dall’aggettivo scientifico. Senza questo tutto cade e decade. Nessuno è disposto ad accettare regole, idee o teoremi che non siano sostenuti dalla famosa ed abusata parola, che non tollera contraddizioni o opinioni contrarie. Anzi. Potremmo anche dire che esiste una dittatura del termine scienza e da questo dedurre che senza la fatal parola ci si mette nella condizione di essere considerati ignoranti. Simili allo sprovveduto che qualunque cosa dica se non è avallata dal termine scientifico, non suscita interesse, meritando invece discredito e commiserazione da parte delle persone cosiddette colte. Intendiamoci. Nessuno vuole contestare la scienza, cui si deve ancorare il progresso della civiltà, solo precisarne il concetto in termini di contestazione nei confronti del suo presunto valore assoluto ed evidenziare  gli eventuali limiti. Cominciamo allora dall’Economia, detta anche scienza economica e che come tale viene considerata. E qui i limiti ci sono e come. Basta infatti ascoltare i vari pareri degli esperti che infatti le idee si complicano. Ognuno propone la sua soluzione e va da sè che ogni parere vanta la benedizione di voler dimostrare di essere scientifico. Come può essere scientifica una materia così carica di idee e visioni così divergenti, è difficile da spiegare se non ricorrendo ad una premessa. Che ognuno in buona fede crede che la propria teoria sia giusta e quindi avvalorata dal valore della scienza. Quale allora  sarebbe questa premessa? Semplicemente che alla base di ogni teoria vi sia una visione ideologica. Non solo di tipo politico, ma anche di carattere psicologico -culturale. Secondo la quale ognuno pensa in base ai propri convincimenti di natura educativa,  formativa  e forse anche genetica. Per cui di conseguenza, per dimostrare valide le proprie idee, non trova di meglio che ancorarsi a dati e statistiche le quali anch’esse risentono del vizio di partenza. Ossia che sono selezionati, valutati, interpretati  e viziati da una premessa di tipo ideologico, che previlegia alcune osservazioni, mettendone in ombra altre. Al punto che  non è azzardato affermare  che l’economia non è una scienza, ma un insieme di teorie, le une contro le altre armate di  presunte convinzioni scientifiche. Le quali della cosiddetta scienza hanno solo la diversa visione antropologica, cui ogni uomo affonda le proprie idee, convinto per le ragioni prima espresse, che siano giuste e quindi inattaccabili. Se quanto detto riguarda l’Economia, detta anche con enfasi e molto artifizio, scienza economica, lo stesso riguarda la Medicina. Altra scienza questa, che sulla base di quanto detto a riguardo del covid-19 da parte dei più ragguardevoli esperti, che per le loro contraddizioni hanno toccato i vertici della comicità involontaria, mette forti dubbi sulla sua appartenenza a quel valore considerato assoluto chiamato appunto scientifico. Mi spiego. Se infatti l’antropologia, cui prima accennavo, può collocarsi fra la metafisica e la presunta scientificità, la Medicina è nè una cosa nè l’altra. Anzi per dirla tutta essa è un problema. Perché? Semplicemente per il fatto che è un dilemma l’oggetto della sua stessa indagine, vale a dire l’uomo. Guardiamoci un po’ indietro  ed esaminiamo brevemente questo aspetto che riguarda l’evoluzione della Medicina. Passata nell’antica Grecia dalla forma magica (Prometeo) a quella empirica (V secolo a. C.) fino a giungere alla tecnica medica. Dove l’arte medica (ma non la scienza medica) presupponeva la philia.  Intesa come senso di condivisione amichevole fra medico e paziente.  Al punto di affermare quale fosse lo scopo dell’arte medica: guarire a volte, alleviare quando si può, consolare sempre. Ed arriviamo ai giorni nostri, caratterizzati  da uno sviluppo scientifico-tecnico sempre più rapido, irresistibile, inarrestabile, per il quale secondo il filosofo N. Bobbio, è lecito parlare di rivoluzione permanente. Se questo avviene  nelle materie scientifiche quali la fisica o anche (ma con qualche dubbio) la zoologia, nei rapporti sociali e nelle regole di vita, la situazione è ben diversa. Responsabile di questo bastian contrario, è un valore che ancora oggi non è stato espulso dalle dinamiche umane e che pone all’uomo moderno le stesse interrogazioni di tremila anni fa: la  morale. Per la quale, finchè esisterà, non si può eliminare la contraddizione fra la Medicina antica di stampo ippocratico e quella moderna legata allo sviluppo  della scienza. Attenzione, badate bene, non equivochiamo, in quanto non voglio dare l’impressione di osteggiare la scienza. Anzi. Ad essa infatti dobbiamo essere debitori degli enormi progressi realizzati  nell’ambito medico. Solo mi sforzo di chiarire alcuni punti. Perché, come detto, se la Medicina sposandosi con la scienza ha portato grandi vantaggi, ha generato anche qualche problema. Ne cito almeno tre. Primo, la Medicina se è una scienza non è assimilabile alle altre scienze. Secondo, il suo oggetto è il soggetto uomo, entità unica,  diversa da ogni altro suo simile, per diverse ragioni.  Ne cito alcuni: il patrimonio cellulare ed immunitario individuale, l’eredità genetica ed  infine  la diversa integrazione con l’ambiente. Fattore questo che crea una dissomiglianza in termini socio economici, ideologico politici, ed infine psicologici. Arriviamo allora al terzo punto, che rappresenta un completamento del secondo. Per il quale la Medicina, non si esercita su un modello neutrale (fisico o chimico) ma su un insieme di valori dove accanto alle competenze scientifiche bisogna aggiungere quelle , già citate, a proposito dell’antropologia, con tutte le sue sfaccettature e differenze esistenziali, fra gli uomini. In chiusura se dobbiamo fare un paragone fra Economia e Medicina diventa chiara una cosa. Che entrambe  non sono scienza o almeno non lo sono completamente. Se poi volessimo chiederci, come se fossimo ad una partita di calcio, quale delle due ha maggiore probabilità di vincere il derby della scienza-  non scienza, che nel caso della Medicina potremmo anche chiamare arte, preferisco lasciare rispondere K. Popper. Questa la sua frase che diventa così la conclusione dell’articolo. “Non possiamo predire, mediante metodi razionali o scientifici, lo sviluppo futuro della conoscenza scientifica… Per il semplice fatto che non possiamo predire il corso futuro della storia umana”.  Basta così. Qui la  discussione a proposito dei due argomenti trattati, si ferma. Ma senza dare spazio ai maghi, ai cartomanti e cose del genere, che invece pretendono di indagare il futuro e di saperlo leggere.  Ben altra cosa quello che ho voluto dire.   

Vantaggi ma anche abusi della parola scienza

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