Avanti c’è posto
Il titolo non si riferisce, come si potrebbe pensare, alla tavola intesa come luogo del cibo e della sua consumazione, quanto ad un’ara che sarebbe meglio chiamare altare. Infatti se sempre di cibo si tratta, la diversità è abissale perché ci si riferisce a due tipi di nutrimento. L’uno riguardante il corpo e l’altro lo spirito detto anche, con un termine oggi desueto, anima. Dunque la premessa è fatta per parlare solo di questo secondo cibo veicolato dalle religioni
Il titolo non si riferisce, come si potrebbe pensare, alla tavola intesa come luogo del cibo e della sua consumazione, quanto ad un’ara che sarebbe meglio chiamare altare. Infatti se sempre di cibo si tratta, la diversità è abissale perché ci si riferisce a due tipi di nutrimento. L’uno riguardante il corpo e l’altro lo spirito detto anche, con un termine oggi desueto, anima. Dunque la premessa è fatta per parlare solo di questo secondo cibo veicolato dalle religioni. Fino a ieri, si fa per dire, le diverse esigenze fra corpo ed anima si misuravano in base a questo criterio: fra chi credeva, (la maggior parte), e chi invece riteneva che le storie di Inferno e Paradiso fossero il frutto di menti anche se geniali, ormai superate e dunque bisognose di qualche ritocco in linea con la modernità scientifica. Comunque la questione, si svolgeva all’ interno della religione cristiana. Questo un tempo. Oggi invece le cose sono molto diverse. L’immigrazione che sarebbe meglio chiamare migrazione di popoli, ha sovvertito la composizione sociale nelle varie aree del nostro continente, creando una società chiamata appunto multietnica e multiculturale.
Dove si mescolano e si confrontano usi e costumi diversi, come pure differenti modi di intendere il rapporto col Divino. Sintetizzando, l’invasione da parte di popoli di prevalente religione musulmana, ha proposto un nuovo modello di fede nel sacro e nel suo Dio, Allah, con una convinzione e a volte un fanatismo che ha trovato in tutta Europa il terreno fertile per radicarsi e svilupparsi, causa l’indebolimento della fede nel Dio cristiano. Infatti a proposito del sacro, assistiamo a due condizioni quasi opposte. Da un lato, il prevalere di una miscredenza religiosa in tutti i paesi occidentali causa il benessere che privilegia le esigenze del corpo dovuto all’impressionante avanzamento della scienza( in termini religiosi sarebbe meglio parlare di gnosi) che sembra dare risposte al qui ed ora senza bisogno di giustificarle in base ad un futuro ipotetico in un’altra vita. Per il quale, si richiede di vivere secondo principi spesso conflittuali con le esigenze del benessere e della comodità. E dall’altro lato invece causa la comparsa di una convinzione certa e assoluta nella verità coranica, secondo cui presente passato e futuro sono la medesima cosa, per giungere all’approdo finale dei luoghi paradisiaci dove la frutta abbonda, il latte e miele scorrono in abbondanza, e dodici vergini per ognuno attendono per soddisfare voglie e pulsioni represse. Il risultato è che la partita fra le due religioni rispecchia, se è lecito volgarizzare, altre partite, come quelle del gioco del calcio. Dove chi si difende senza attaccare perde, perché prima o poi il goal arriva.
Ecco allora perché noi di religione giudaico cristiana, stiamo perdendo il confronto senza rendercene conto, anche se per ora solo ai punti, causa una strategia difensiva che è appunto una difesa senza offesa. L’impressione che diamo insomma è che non avendo niente da proporre o peggio da imporre, sia preferibile tollerare il diverso e sperare che nulla cambi. Questa, insomma la nostra linea di difesa e poiché ci consideriamo persone civili e democratiche, ci convinciamo di non dover temere chi viceversa non lo è. Inoltre volendo per comodo, stare in pace con tutti, non amiamo dare fastidio a chi per la propria religione ci accusa di infedeltà. In effetti infedeli rispetto alla nostra religione lo siamo, ma riteniamo che non sia più tempo di combattere, noi che abbiamo combattuto ed ora o non riusciamo a capire il perché , o se lo capiamo ce ne vergogniamo. E poi a chi serve una lotta religiosa? A noi certamente no, visto che abbiamo già conosciuto sia la lotta per la religione che la religione senza lotta ,dopo aver perso sia l’una che l’altra. In fondo con il nostro credo nella ragione, diciamocelo, ci sentiamo soddisfatti. Anzi, per dirla tutta perfino superiori nei confronti di questi popoli che ci invadono, economicamente più deboli e che ci ricordano epoche passate.
Dunque esasperare i toni e le contrapposizioni, a noi non serve. Meglio tollerare e far finta di niente. La legge, è vero, esiste come dice la scritta riportata in qualsiasi aula di tribunale, con l’aggiunta che è o dovrebbe essere uguale per tutti. Ma, bisogna dimostrare che questa valga anche per quei popoli che al posto delle nostre ragioni, credono nelle ragioni di un Dio che ha imposto la sua verità anche con il ricorso alla spada. Adattarsi diventa allora il nostro credo e rinunciare alla legge o applicarla in base alle nuove regole portate dal multiculturalismo islamico, più che la nostra difesa, diventa la nostra resa. In fondo il nostro vero interesse è mantenere il tenore di vita, dopo aver ridotto i principi morali a livello dell’unico valore, oggi esistente, quello economico. Cosi facendo ci illudiamo che nulla cambi, incuranti di chi invece questo valore economico vuole ostacolarlo il più possibile, fino a distruggerlo. Finora con una certa prudenza, domani con la stessa determinazione che ha mosso le guerre all’insegna del Dio lo vuole. Le avvisaglie ci sono tutte. E a parte le stragi che si verificano un po’ dovunque, tanto da indurre molti a pensare che siamo in guerra (lo ha ammonito lo stesso Papa), anche senza il ricorso ad attentati che risvegliano il nostro torpore, la voglia di riscatto islamico sul piano sia storico che religioso si manifesta ogni giorno con sempre maggiore determinazione. Le città ad esempio diventano il campo d’azione preferito per l’ attacco religioso e di civiltà. Se i centri storici, per quanto sedi di attentati dimostrativi, si mantengono ancora sotto un relativo controllo da parte delle forze dell’ordine, non così capita per le periferie invase dall’immigrazione, incontrollata e spesso clandestina.
Interi quartieri cittadini quindi sono diventati luoghi di integrazioni forzate, causa etnie arroganti e impunite, dove di fatto si esercita una libera interpretazione del diritto. Meglio ancora dove non esistono regole. Minacce ed intimidazioni spesso impongono una nuova legge, quella islamica, la sharia, mentre lo Stato, causa il multi culturalmente corretto, declina ogni sua responsabilità per garantire l’ordine pubblico. Come se, considerato il clima di anarchia, avesse paura di creare nell’applicare la legge contro il fanatismo , più ostacoli che benefici. Cosicché una nuova mentalità si sta lentamente imponendo e la sottomissione che poi è la traduzione della parola Islam, sta contagiando quelli che se ormai ex cristiani, non sono ancora diventati musulmani. Se poi ci riferiamo ai cristiani rimasti, la situazione peggiora. La loro difesa infatti appare antistorica, antimoderna e ci rimanda alle guerre sante che non sono più nel nostro dna, ma solo in quello di quei popoli che non ci stanno a seguire le conquiste della nostra civiltà, serbando nei nostri confronti sentimenti di invidia e di rivalsa. Poiché non vogliamo vedere né ascoltare, gli esempi dovrebbero metterci in guardia. Invece no. A Copenaghen bande islamiche, diventate maggioranza, scorrazzano liberamente nei quartieri periferici, prendendo d’assalto i locali pubblici, imponendo ai gestori di non vendere alcolici pena ritorsioni violente e chiedendo il pizzo per la causa dei fratelli nel comune sentire coranico. Intanto nello stato islamico dell’Isis si sgozzano i nemici mentre i bambini con in braccio il Kalashnikov uccidono i prigionieri dichiarandosi pronti alla guerra santa.
Oggi in Siria domani a Parigi o a Roma, sono le loro minacce, tanto più impressionanti quanto più perché provengono da esseri considerati, nei nostri codici, degni di essere considerati innocenti in quanto non responsabili. Recentemente abbiamo assistito ad una scena cruenta: lo sgozzamento di un capretto sulla pubblica strada con larga profusione di sangue, senza che gli autori si curassero dei passanti e della sensazione di orrore suscitata. Ebbene l’episodio passa alle cronache quasi fosse un fatto normale, senza che la legge intervenga, in quanto l’episodio è considerato compatibile con le usanze religiose dei responsabili . Allo stesso modo si registra la barbara pratica della infibulazione, in termine tecnico clitoridectomia, condannata a parole dalla legge, ma quasi mai punita nei fatti. Come pure sono tollerate le prevaricazioni maschili sulle donne considerate esseri inferiori, bigamia compresa. Già. Avanti c’è posto quindi per chi si vuole accomodare sull’altare religioso e politico, (lasciamo stare l’altare della Patria per non incorrere, considerati i tempi, nel ridicolo) perché di posti liberi ce ne sono in abbondanza dopo la defezione di molti cristiani, oggi diventati agnostici. E poi perché qualora non ce ne fossero (di posti liberi), sarebbero pur sempre luogo di conquista, da prendere con le armi. E se qualche irriducibile, politicamente scorretto, volesse rimanere al suo posto, l’alternativa è cambiare religione. I politici, normalmente abituati alla poltrona, potrebbero essere interessati, mentre un futuro di martiri, per i cristiani irriducibili, ci attende.