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Venerdì, 19 Aprile 2024
Effetto Vertigo

Effetto Vertigo

A cura di Diego Monfredini

Il mantello magico e l' Effetto Vertigo

Una piccola digressione sul concetto di "effetto vertigo" attraverso l'analisi di una sequenza di Paul Haggis dal film "Crash" (USA, 2004)

Al cinema si è soliti definire carrellata nel movimento della macchina da presa lungo dei binari che conferiscano un'impressione di fluidità alle riprese. Una carrellata può anche essere in altra maniera effettuata variando la lunghezza focale di un obiettivo attraverso il gioco dello zoom: è il caso di una "carrellata ottica", chiamata comunemente "zoommata". Tuttavia, venendo a noi, è possibile combinare in vari modi la carrellata ottica col movimento del carrello, conseguendo effetti davvero particolari nella ripresa. L'"effetto vertigo" è esattamente il più curioso di questi effetti. Lo stratagemma tecnico prende nome dal titolo del film di Alfred Hitchcock, in cui fu sperimentato allo scopo di visualizzare l'idea delle vertigini: molto semplicemente si tratta della contrapposizione di una zoommata in avanti ad un arretramento del carrello (o viceversa).

Una scena d'esempio davvero rappresentativa è riscontrabile dal film "Crash" di Paul Haggis, uno spaccato impietoso di 48 ore di razzismo, diffidenza e paura a Los Angeles. La galleria di personaggi ricorda gli affreschi corali di Altman, ma ci presenta uno schema scientifico inedito per quanto rigido: una scacchiera in cui regna un caos ordinato. La conseguenza è che ognuno dei personaggi è una volta vittima e una volta carnefice, angelo e demone, entrambe le facce. Dal poliziotto violento a quello più giovane e disincantato, dal ladruncolo di periferia al procuratore distrettuale, dal padre di famiglia all'immigrato pronto a difendere a tutti i costi la propria attività.

confronta al sequenza al link

https://www.youtube.com/watch?v=l5Cv5XbYZ2o

Nella sequenza più intensa della pellicola seguiamo il piano di disperata rabbia vendicativa da parte di un immigrato persiano, titolare di un negozio, acceccato pesantemente dall'odio contro un fabbro ispanico. E' convinto (erroneamente) che questi lo abbia derubato di tutto. Lo raggiunge dinnanzi alla sua abitazione e gli punta in testa una pistola reclamando indietro i suoi soldi. Il fabbro è completamente terrorizzato e urla alla sua bambina, che assiste all'aggressione dalla porta di casa, di non avvicinarsi per nulla al mondo.

Tuttavia la piccola corre "in soccorso" del padre col suo "mantello fatato" sulle spalle. Spalanca la porta e si tuffa nella luce della strada gettandosi al collo del padre, proprio nell'istante di raptus in cui il persiano esplode il suo colpo. Eccolo l'effetto vertigo. La vertigine dello sconforto più assoluto da parte del fabbro ispanico con in braccio la piccola che lo ha salvato dal proiettile facendogli da scudo. Tre secondi, da 1:22 a 1:25, tanto dura in questo caso l'artificio della macchina da presa. L'urlo strozzato del padre (che infatti non udiamo) è speculare al falso movimento, al moto senza moto dell'effetto vertigo.

La trama di Crash vuole che il colpo inferto non sia altro che a salve. Il persiano resta inchiodato sul posto umiliato dalla consapevolezza acquisita delle proprie azioni. Il padre cerca i segni di uno sparo che non ci sono perché come afferma la bimba, il "mantello magico" che gli ha portato non poteva che salvargli la vita. L'innocenza di quegli occhi puri ha forse qualcosa a che fare col "caso" che dà a ciascuno dei personaggi di questo affresco un occasione di riscatto, un opportunità per fermarsi e considerare su come la vita, grazie ad un scontro accidentale, grazie ad un contatto fisico, possa concretamente mutare in un momento…

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