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Venerdì, 19 Aprile 2024
Effetto Vertigo

Effetto Vertigo

A cura di Diego Monfredini

Toni Servillo è Gorbaciòf: "Tu sei una vera tigre"

Toni Servillo è Gorbaciòf, nel ruolo di un accanito scommettitore d'azzardo nella jungla lunare della periferia di Napoli: "... In mancanza di leoni, le scimmie si ergono tali ma sempre scimmie rimangono... "

Toni Servillo è Gorbaciòf, nel ruolo di un accanito scommettitore d'azzardo. Il nomignolo gli deriva da una vistosa voglia sulla fronte che lo ricalca quale una pessima copia dell’ex presidente dell’Urss. Il prezzo da pagare per un segno che lo contraddistingue in maniera esclusiva dall'ambiente insano, grigio e malavitoso che lo circonda, la periferia napoletana. Gorbaciòf infatti si immischierà in traffici più grandi di lui per aiutare una ragazza di cui segretamente s'innamora.  Per sognare di volare via con lei da quel marcio.

Gorbaciòf, un abito per tutto il film, una giacca stretta ai fianchi che lo impedisce nei movimenti, il cappello impomatato, una camminata che lo trasforma in una sorta di marionetta della solitudine metropolitana. Un nuovo Charlot errante per i paesaggi lunari di "Luci della città".

 

 

Il vero nome del personaggio incarnato da Toni Servillo è Marino Pacileo, si tratta di un contabile del carcere di Poggioreale a Napoli, schivo, muto con una sola passione: il gioco d’azzardo.  Sottrae i soldi dalla cassaforte del carcere per poterli investire in mani di poker, slot machines e qualunque sistema abbia come motore l'azzardo. I suoi abituali compagni di gioco sono loschi individui alcuni persino distinti ed insospettabili, perfettamente integrati nella società, come un distinto giudice partenopeo.  Si gioca a puntate di 500 euro nello sgabuzzino di un ristorante cinese.  Quando scoprirà che il padre di Lila, la giovane cinese che ha difeso da alcuni bulli e della quale si è innamorato, contrae un debito troppo alto al gioco, Gorbaciòf non riesce ad accettare che il vecchio si "venda" la figlia. Ruba dunque i soldi dalla cassa del carcere per darli alla ragazza. E dal quel momento, riscossione di tangenti, rapine e partite sbagliate, inizia una spirale discendente, una parabola irreversibile dalla quale non sarà più in grado di uscire.


"Le conseguenze dell'amore" e il cinema di Paolo Sorrentino sono un punto di partenza certo evidente, il personaggio costruito da Stefano Incerti, regista della pellicola, per Toni Servillo è un uomo malinconico, di poche parole, quasi misantropo.  Trattandosi tuttavia di un amore corrisposto, dopo la romantica sortita notturna in cui trasforma l'aeroporto in un luna park per la giovane orientale, la descrizione del sentimento tende a discostarsi da quella sorta di ossessione come nel modello di riferimento.  Ne "Le conseguenze dell'amore" il protagonista, sempre interpretato dall'attore partenopeo, non riesce mai infatti a colpire il cuore del giovane bersaglio del suo desiderio.

Rispetto al realismo del "Gomorra" di Matteo Garrone, o ancora, alla malattia del denaro di un'altra pellicola come "L'amico di famiglia", non è presente una forte critica sociale: nonostante l'inserimento nel plot della toga invischiata nei giri del poker, Incerti non punta il dito contro nessuno.  La storia si consuma esclusivamente come thriller intimista e meravigliosa, triste, favola metropolitana.

Nella periferia multietnica i dialoghi sono scarni e rasentano il minimo indispensabile. Il film intero gioca invece sulla gestualità, sull’espressionismo marcato dei volti, sull'efficacia lirica delle immagini, e delle caricature. Una vittoria del gesto sulla parola si concretizza nella sequenza grottesca della metropolitana, nella quale un ragazzo di strada si diverte a scimmiottare i passeggeri ammutoliti e Gorbaciòf reagisce giocando con le sue regole, cioè scimmiottando a sua volta. L'espressività del silenzio anestetizza la parola, fino a renderla inutile.

Lila, la bellissima cameriera cinese l'aveva capito, non è un mondo per eroi, non ci sono leoni, le scimmie si ergono tali ma sempre scimmie rimangono..

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