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Effetto Vertigo

Effetto Vertigo

A cura di Diego Monfredini

La libertà di esplodere “come una pietra paziente”

Chi non sa fare l'amore fa la guerra

Si dice che esista una pietra così paziente in grado di ascoltare tutto ciò che le donne debbono tacere: se trovi quella pietra magica mettila sempre davanti ai tuoi piedi, e parlaci. Dille tutte le cose segrete e innominabili perchè una volta assorbite, scoppierà in mille pezzi e libererà il tuo animo.

La pietra paziente in questione nel film di Atiq Rahimi è un malato terminale, un cosiddetto “eroe di guerra” toccato in marito alla brava protagonista iraniana Golshifteh Farahani, che pare uscita da uno scatto di Mc Curry. Il plot non è altro che un dramma da camera ambientato in una spoglia e stanza diroccata dai bombardamenti. La scenografia è minimale ridotta ad una sacca per flebo attaccata con un chiodo al muro, un Corano, e il pugnale che la giovane ha letteralmente sposato in sostituzione di un marito all’epoca assente impegnato nella resistenza.

Il soggetto, tratto dal romanzo dello stesso regista, racconta una vertiginosa discesa nell’oppressione delle donne cui tutto viene negato nelle società patriarcali più tradizionaliste di una fede cieca, dominate dalla frustrazione sessuale e dalla superstizione. Fuori è la guerra, un fuoco che divampa da decenni in Afghanistan, come un gioco di cui non si conoscono più le reali sponde. La guerra è un feroce mujaheddin che ti entra in casa e massacra chiunque sta dall’altra parte, e che non violenta la ragazza solo perché lei si dichiara provvidenzialmente prostituta, dunque impura e indegna “per un buon musulmano”.

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Forse la pellicola risulta troppo parlata e spiegata, scorrendo i minuti  l’adattamento non ne giova: figurare la parola dovrebbe significare suggerire, plasmare i pensieri dei personaggi in immagini. Purtroppo la troppa foga di raccontare dell’autore sommerge lo spettatore di un monologo a tratti invadente. Ma d’altro canto ci consegna con realismo efferato uno spaccato di una crudeltà assoluta, l’orrore di un mondo senza via di uscita, di paura e rassegnazione.

Così la giovane afghana ci racconta i soprusi della sua memoria, ma lo rivendicando se stessa con tutto l’ardore di donna e madre: lo rivendica a quell’uomo da giorni in coma, appeso a un filo che potrebbe spezzare in ogni stante, e lo rivendica al mondo, che anche lei adesso ha un corpo. Ora può persino denunciare se stessa rivelandogli nel sonno il tremendo segreto, la colpa che fino a quel momento l’ha salvata.

Ecco perché non me la sento di definirlo un film sulla guerra. Non è così. Possiamo parlare piuttosto di un film sull’ elaborazione del lutto, ovvero quel lavoro di rielaborazione emotiva dei significati, dei vissuti e dei processi sociali legati alla perdita dell'"oggetto relazionale", con cui si era sviluppato un legame affettivo significativo.

In questo senso non è difficile riscontrare nel racconto le varie fasi di cui si compone grossomodo questo percorso di liberazione dal dolore:

- l’accettazione

- l’espressione dei sentimenti di lutto e dolore

- il graduale superamento di reazioni che bloccano la ripresa

- l’adattamento all’inevitabile cambiamento di vita

- il coinvolgimento in nuove relazioni, in lavori e progetti che reimmergano nella vita

La nuova relazione rappresenta un raffinato discorso sul sessismo dell’arcaica società ai piedi di Kabul. Infatti tutte le figure maschili nel film sono marchiate di un cattivo carattere: gli uomini sono belve feroci, ignoranti, disgustose ed immature, che godono nella violenza e nella deflorazione altrui, che amano le quaglie che fanno combattere più delle loro stesse figlie. Ma l’unico che si salva è un giovane soldato balbuziente. Un ebete, diciamolo, ciò che di più lontano dal concetto di “virilità” agognato come l’unico valore dalla società rappresentata da Rahimi. S’innamora della ragazza comprandola e subisce il nonnismo dei suoi compagni di guerra. Però è orfano, come a dire estraneo dal dna di quella terra marcia. E impara in fretta, eccome se impara.. Forse perché a differenza degli altri uomini non ha bisogno di essere morto come una pietra per ascoltare un donna. Principe ed antieroe.

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