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Giovedì, 28 Marzo 2024
Effetto Vertigo

Effetto Vertigo

A cura di Diego Monfredini

La prima del Macbeth di Lenz con gli ex detenuti degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Il Festival Natura Dèi Teatri presenta il debutto nazionale della nuova ricerca artistica di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto

Dal marzo 2015, la Regione Emilia-Romagna è impegnata in un'esperienza pilota a livello nazionale per il trasferimento in nuove strutture di accoglienza degli ospiti finora detenuti negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG). In particolare a Mezzani, in provincia di Parma, è diventata operativa una delle prime Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza Sanitaria (REMS). Sono proprio quattro ex detenuti psichiatrici i protagonisti di questa nuova avventura targata Teatro Lenz.

La nuova ricerca artistica guidata da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto omaggia Shakespeare nei quattrocento anni dalla morte, e ci conduce nei meandri del testo classico attraverso un gioco ambiguo di sostituzioni, rimandi e suggestioni tra gli attori principali della storia. L’esito è tutt’altro che didascalico e impegna lo spettatore in una lettura allegorica che si consiglia già consolidata sull’intreccio.

Il delirio, il senso di colpa, le visioni, la morte sono paragrafi di vita vissuta che si sovrappongono sulle facce deformanti di una sfera di cristallo, un vero e proprio totem al centro della scena, o meglio un prisma, dove destini, streghe e sangue piovono dall’alto come neve, dopo aver capovolto e rimesso in sesto la sfera stessa. Un po’ come quelle palline di vetro con la neve. 

Suggestivo il frutto di questo squotimento che assume i prodromi di una caratura sperimentale, voglio dire che assistiamo a tutti gli effetti ad un workinprogress del tutto coerente alla sperimentalità del progetto che coinvolge queste strutture di residenza psichiatrica. I volti degli attori sensibili divengono il transfer visivo delle visioni di Lady Macbeth e del suo re, e il coro delle tre streghe. La scena invece, minimalista e onirica, architettura di luci ed ombre generata dalle videoinstallazioni, è tutta per l’attrice storica di Lenz, Sandra Soncini. Austera, inesorabile, inconsolabile. In altre parole terribile sì, ma così vulnerabile.

Macbeth02-2L’idea che suggerisce la messa in scena è un magma che somiglia ad uno stadio embrionale, come una placenta del cervello di Lady Macbeth. Siamo letteralmente dentro la sua testa e i suoi fantasmi, imprigionati tra le ringhiere dei REMS.

La valenza della partitura musicale come in tutte le opere del teatro Lenz è davvero centrale: Azzali, attraverso impulsi di natura elettronica con un robusto retrogusto tragico, sottolinea la grammatica àfona di cuori rinchiusi per decenni in carcere senza nemmeno la consolazione (o la tortura) del senso di colpa. Forse il nuovo progetto imagoturgico di Francesco Pititto ci ricorda proprio questo: senza finzione che la vita è davvero un’ombra che cammina e l’attore un povero idiota che fatica a raccontarci il niente.

Il dialogo a distanza, reale e virtuale, tra l’attore detenuto nel suo luogo/castello e l’attrice performante nella sua scena teatrale diventa teatro di scambio in cui i due amanti e complici sono divisi dal muro della quotidianità del sociale. Fino a quando, durante una litanìa allo specchio del bagno in cui il re pare misurare l’autoconsapevolezza della propria colpa, i due si lavano le mani a vicenda, completando quell’inestricabile intreccio che ci consegna un testo sempre ambiguo a distanza di secoli, per questo motivo sempre vivo.

Per chi lo vedrà, a me resta soprattuto la vertigine della scena della sedia, in cui Lady Macbeth, come una “donna  che visse due volte”, precipita come Madeleine dalle scale: nella follìa omicida, reale e virtuale, la rabbia di non comprendere dove finisce l’innocenza e dove inizia la violenza. Se sulla scena la Soncini si piega sulle ginocchia sotto l’occhio di bue digitale, sotto l’occhio di Dio, a un metro dagli spettatori, nel film di Hicthcock invece, una suora suonava la campana, recitando un requiem: «Dio abbia pietà».

In scena a Lenz Teatro domenica 26 giugno alle ore 21.30 (repliche da mercoledì 29 giugno a domenica 3 luglio alla stessa ora).

Lenz Teatro si trova in Via Pasubio 3/e a Parma. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0521 270141, 335 6096220, comunicazione@lenzfondazione.it  - www.lenzfondazione.it .

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