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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Effetto Vertigo

Effetto Vertigo

A cura di Diego Monfredini

Sotto il muro tra Israele e Palestina. Non esistono guerre in nome di Dio

Il drammatico arrembaggio di Israele al convoglio pacifista pro-palestinese deve spingere a riflettere (e a sputare) sulla violenza inaudita che scaturisce dalla paura. Proposta di due film che suggeriscono sotto voce chiavi di lettura e spunti di un'analisi imparziale e intelligente

L'arrembaggio inizia all'alba. Navi ed elicotteri israeliani raggiungono e assaltano la "Freedom Flotilla", flotta multinazionale salpata dalla Turchia, a 75 miglia dalla terraferma. Seicento attivisti pro-Palestina, tra cui quattro italiani, sono intenzionati a forzare i blocchi imposti da Tel Aviv e recapitare nella Striscia di Gaza diecimila tonnellate di aiuti umanitari. Alle 4,30 in punto il commando sale a bordo della "Mavi Marmara", l'imbarcazione di Ankara alla testa del convoglio pacifista. Alla prima resistenza, i reparti speciali aprono il fuoco.

La paura che genera violenza inaudita è una triste chiave di lettura della questione che insanguina da più di 50 anni la "Terra Santa" delle "tre" religioni. Propongo due film che hanno saputo descrivere con delicatezza e intelligenza le dinamiche dietro il dramma di questo scontro. Due film recenti e poco conosciuti, ma di grandissimo valore sociale e culturale.

 

 

Il primo è "Il giardino dei limoni", Lemon Tree. Diretto dall'israeliano Eran Riklis, rappresenta un atto d'accusa severissimo contro la sindrome d'accerchiamento di Israele e contro il concetto di qualsiasi muro o barriera ideologica e fisica eretto a causa di una minaccia puramente avvertita e non giustificata da fatti certi. La storia è quella del coraggiodi una donna, Salma, una giovane vedova palestinese che vive in un villaggio della Cisgiordania. Una mattina, passeggiando tra i suoi alberi di limoni, viene a scoprire che il ministro della difesa israeliano verrà ad abitare di fianco alla sua proprietà. Per ragioni di sicurezza, le viene intimato di abbattere quell'orto di limoni che rappresenta il suo unico sostentamento, nonchè le sue radici e la sua memoria, ma la donna non si scoraggerà, nemmeno davanti alla bòria delle ruspe e delle vedette armate rapidamente dispiegate, e porterà la causa in tribunale.

L'insperata complicità femminile della moglie del ministro, stanca di vivere in un clima di tensione e paura, assieme al trasporto per la vedova da parte del suo giovane avvocato, riusciranno a darle forza in una sfida agli occhi di tutti impossibile.

 


Il secondo film è diretto da Saverio Costanzo, "Private", e narra dell'esercito israeliano che irrompe all'improvviso per motivi militari nella dimora di una famiglia palestinese. Docente di letteratura inglese in Palestina, Mohammed, il padrone di casa, vive infatti con la moglie e i cinque figli in una casa situata tra un villaggio palestinese e un insediamento israeliano. Richiesto l 'abbandono dell'edificio, la famiglia si rifiuta. Come il giardino dei limoni, la casa rappresenta la propria vita e la propria dignità.

I soldati s'insediano al secondo piano della casa. La pellicola racconta l'umanità del reciproco contatto quotidiano tra i divenuti "vicini" di casa. In un continuo alternarsi di situazioni ad altissima tensione generata da paura reciproca e incomprensione, Mohammed, convinto sostenitore della non-violenza, cerca di incarnare di fronte agli occhi dei figli una possibile quanto insperata "way out", una via d'uscita da quel vortice perpetuo di violenza, lutti e sangue che è la guerra intestina.

Il colpo di scena finale è una mirabile e cinica interpretazione di ogni relazione fondata sull'incomprensione reciproca.

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