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Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

Alla ricerca dell’avventura dietro l’angolo

Come educatori ma, ancor più come genitori, abbiamo notato che nei ragazzi d’oggi, specie in quelli che vivono le realtà metropolitane, è indispensabile un contatto il più frequente possibile con l’ambiente naturale. E’ un esigenza profonda, una valvola di sfogo per un buon equilibrio psicologico, purtroppo spesso compromesso e soffocato dalle abitudini di vita che c’impone la quotidianità: ritmi stressanti per i genitori che, spesso, si ripercuotono sui figli e sul loro desiderio di crescere

Come educatori ma, ancor più come genitori, abbiamo notato che nei ragazzi d’oggi, specie in quelli che vivono le realtà metropolitane, è indispensabile un contatto il più frequente possibile con l’ambiente naturale. E’ un esigenza profonda, una valvola di sfogo per un buon equilibrio psicologico, purtroppo spesso compromesso e soffocato dalle abitudini di vita che c’impone la quotidianità: ritmi stressanti per i genitori che, spesso, si ripercuotono sui figli e sul loro desiderio di crescere.

Molte volte certi disagi scolastici, certe difficoltà nei rapporti con i coetanei possono dipendere anche al fatto che i luoghi di vita dei giovani non corrispondono del tutto o, al limite, per nulla, alle loro esigenze, che non si possono assolutamente pensare soddisfatte solo dalla discoteca o dalle sale gioco.

Occorre posizionare l’appagamento anche, se non principalmente, nel recupero di un rapporto assolutamente spontaneo ed istintivo con la madre terra, con l’osservazione dei suoi ritmi e delle sue leggi: un viaggio complesso e caleidoscopico che porta alla scoperta dei suoi segreti.

Per i giovani di qualunque età l’incontro con il mondo del naturale diviene contatto con una realtà a dimensione più umana, la possibilità di stimolare e soddisfare le loro innate curiosità, la loro voglia di conoscere, di costruire l’avventura, insomma, di liberare quel “Robinson Crosuè” o “Peter Pan” che ciascuno di noi, da piccolo ha portato e porta dentro e che solo per necessità sociale tende, una volta adulto, a nascondere.

A Voi che ci leggete, specie se genitori, vogliamo ricordare che le strade da far percorrere ai nostri ragazzi non sono quelle cittadine né quelle delle autostrade; sforziamoci e, anche se ci costa sacrificio, se sottrae tempo alle nostre attività d’adulti, dedichiamo qualche fine settimana all’andar per monti. Basta, in fondo, molto poco: è sufficiente un bosco non tanto lontano dalla città per dar vita ad un’esperienza magica e vederla crescere negli occhi e nei gesti dei bimbi.

Ha dell’incredibile ascoltare i racconti dei ragazzi su questi attimi di vita al naturale con i loro coetanei o con i propri genitori; le parole ma ancor più gli occhi sprizzano di tanto entusiasmo e dai gesti emerge la consapevolezza di aver maturato qualche sicurezza in più.

Si sentono giovani trapper, ognuno ha scoperto ed esplorato qualcosa di nuovo nel mondo circostante ed anche in se stesso; l’avventura ambientale, dunque, come gioco per crescere, per sentirsi forti, imparare a sfruttare le risorse naturali e vincere, alla fine, le paure di tutti i giorni.

I giovani nutrono la loro fantasia sognando una realtà dai confini più ampi e molto più stimolante di quella che vivono quotidianamente specie se metropolitana; perché non far loro vivere, concretamente, una vacanza avventurosa, un fine settimana insolito fuori dagli schemi tradizionali, in gruppo o, anche, con i genitori e… si tranquillizzino nonni, mamme e papà apprensivi: non si tratta di avventura spericolata ma, piuttosto, di un’esperienza di gruppo,  guidata e sorvegliata discretamente, da lontano, da personale esperto (genitori od accompagnatori).

Ed a chi fa notare che la quotidianità della vita è già una giungla rispondiamo, sereni, che proprio per questo è necessaria un’esperienza di questo tipo: da un lato i comfort della vita moderna hanno fatto dimenticare o non conoscere od indebolire le ataviche caratteristiche possibilità dell’uomo, dall’altro perché la giungla urbana non presenta certo le stesse difficoltà dell’ambiente naturale che, attenzione, non è da considerarsi ostile, da combattere ma, questo è importante specie per i giovani, quello più confacente alle capacità dell’uomo.

Con l’attraversamento di un corso d’acqua, l’affrontare una salita, il camminare sotto la pioggia o la neve, il pernottare alla bella stella, i ragazzi possono acquistare fiducia in se stessi, si trovano a valutare realisticamente i propri limiti e le loro possibilità, imparano a superare i primi ed a sfruttare ed ampliare le seconde; la paura di non farcela viene vinta e lascia il posto ad una sempre maggior sicurezza in se stessi.

Il gioco dell’avventura, il trek come divertimento sono, certo, attività da tempo libero ma, proprio come tutti i giochi positivi, aiutano a crescere e conoscere meglio se stessi. Se poi il contesto del gioco è l’ambiente naturale, un  ambiente amico seppur severo ed ancora incontaminato, non assoggettato alla tecnologia dell’uomo, il gioco diventa anche momento d’apprendimento delle scienze ambientali.

Altro aspetto importantissimo è la vita comunitaria: ognuno è parte integrante di un gruppo nel quale ciascuno  deve dare il proprio apporto, realizzare un suo ruolo attivo per il raggiungimento degli obiettivi comuni. In gruppo si è più forti ma la responsabilità del singolo è determinante per la sicurezza di tutti; ecco che, allora, il dormire nel bosco accanto al fuoco non mette più paura: chi dorme sa di avere una sentinella e chi veglia si sente responsabile dei compagni.

Ognuno viene stimolato ad emergere dando il meglio di sé, proprio per assumere un’identità nel gruppo e contemporaneamente a collaborare perché solo nell’affiatamento totale le forze di ognuno e dell’insieme si moltiplicano.

Ed allora torniamo anche noi genitori bambini: afferriamo l’occasione, tiriamo fuori dagli armadi pantaloni di fustagno, camicie di flanella, maglioni e calzettoni di lana, scarponi e zaino e con essi indossiamo lo spirito innato della bella età; approfittiamo dello scorcio di fine anno per andare con i figli a cercar muschi e licheni, pigne e sassi necessari all’allestimento del presepe, oppure, di una calda serata di mezza estate per una camminata notturna in cerca di fate e folletti  o, con il naso all’insù, di stelle cadenti.

Al rientro nel guscio civile non spaventiamoci del fango, dei fili d’erba sui pavimenti tirati a lucido ma, osserviamo la diversa luce negli occhi dei nostri ragazzi, l’eccitazione nei ricordi, la stanchezza rilassante dei loro gesti, l’appagamento di aver, tutti insieme, riscoperto suoni, odori e colori d’un tempo che fu e che, forse, la nostra civiltà sta seppellendo per sempre.

Alla ricerca dell’avventura dietro l’angolo

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