rotate-mobile
Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

Escursionismo, anello di collegamento tra uomo e ambiente

C'è un altro mondo oltre quello che conosciamo. E' un mondo vasto come lo spazio e senza tempo come l'infinito; a metà strada tra gli istinti più antichi dell'umana specie e l'apice della conoscenza. E' il mondo del naturale e si trova dietro l'angolo, nelle più recondite valli appenniniche

Dedichiamo questo nostro scrivere ad un amico che ha intrapreso in più ignoto dei trek, Piero Amighetti, notaio che non ha mai esercitato, grande viaggiatore ed esploratore, divulgatore del trekking in Italia e per un ventennio editore e direttore della Rivista del Trekking nella quale abbiamo attivamente collaborato per diffonder l’andar per monti.

Erano gli anni ‘70/’80 del secolo scorso, anni in cui, come descriviamo, l’escursionismo viveva recluso in stanze elitarie ed un gruppo sparuto di pionieri (Amighetti Piero, Carnovalini Cristina e Riccardo, Chiaretta Furio, Corbellini Giancarlo, Nigelli Pietro, Polidori Giuseppina) decideva di farlo uscire allo scoperto per offrirlo a quanti desiderassero provare il piacere di visitare  l’Italia ed il mondo a misura di scarpone. Erano gli anni in cui facilmente passavi per visionario, megalomane, sognatore pazzo (ho ancora ben presenti e vive le parole di scherno ricevute alla realizzazione di uno dei primi trek appenninici la VIALONGA n°1 una cavalcata di 180 chilometri lungo i crinali del bacino idrografico Trebbia-Aveto. A Piero, dunque, il nostro umile tributo con un testo che riprende con rinnovato vigore le sue e nostre aspirazioni: far sì che il camminare diventi un conoscere, l’escursione si trasformi in un viaggio tra la storia dell’uomo e quella del pianeta Terra così intimamente ed indissolubilmente correlate.

La primavera sta arrivando; lo si coglie negli sbuffi di marzo che scendendo da forre ancor ghiacce spazzano le valli, nelle prime fioriture di primule, viole, epatica e biancospino, per cieli che si dilatano mutano continuamente, nelle luminose giornate che si allungano in tramonti pastellati, negli orizzonti pacifici o demoniaci, tormentati o sonnacchiosi,  nei colori mai fermi di fuochi e di ghiacci.

I nostri corpi escono dalla letargia invernale desiderosi di assaporare il natural risveglio con uscite dietro l’angolo per respirare a pieni polmoni profumi ed odori di un pianeta che si rinnova nella vita delle pietre, nella pelle leonina di certi campi, nella geometria quieta delle vigne o nel brivido di un ruscello montano, nella fuga di una biscia od ancora nell’accumularsi di tetti poveri, nello splendore dorato e cariato di cattedrali e palazzi. Si scartabella negli armadi, nei ripostigli, in soffitte o cantine in una affannosa ricerca di zaini, scarponi e vestiario conservati con cura al termine della stagione estiva. Pensando a tutto questo abbiamo deciso di esprimere la nostra idea di escursionismo, dell’andar per monti cercando di trasmettervi sentimenti, passioni, aspirazioni e desideri. Non da ultimo e, per favore, non scambiateci per professori o saccenti saggi, alcuni consigli per i neofiti dell’andar per monti affinché serene giornate di relax non diventino tragici vissuti di paura e dolore.

Escursionismo e nuovo millennio.

Un argomento più che mai attuale in quanto ultimamente l'uomo ha riscoperto, pedibus calcantibus, la natura e l'ambiente e, riutilizzando le gambe, ha ritrovato antichi ritmi che un tempo lo legavano al pianeta terra miscelandoli alle nuove concezioni sull'impiego del tempo libero miranti alla conoscenza delle micro realtà locali.

Da sempre siamo soliti utilizzare il binomio escursionismo uguale a cultura perché viaggiando a misura d'uomo, a piedi, in bicicletta, a cavallo, con gli sci, e, perché no usando in modo oculato anche il fuoristrada, si ha la possibilità di arrivare in tante località "dietro l'angolo di casa" dove assaporare non solo la nostranità e la naturalità delle valli minori ma anche la cultura, le tradizioni, l'identità di quanti ancora oggi vivono nella natura, per la natura e della natura.

Da qualche tempo si parla sempre più diffusamente d’ambiente e di salvaguardia ambientale. Purtroppo per molti parlarne è solo una moda, e proprio perché è una moda spesso se ne parla senza cognizione di causa, troppo spesso solo in senso negativo, limitativo con divieti e vincoli. Riteniamo, invece, che occorra promuovere la salvaguardia dell'ambiente in generale e della montagna in particolare non solo con una serie di negazioni, ma soprattutto con la conoscenza del territorio e di quanti sul territorio vivono e sopravvivono. L'uomo deve convivere con la natura, deve saperla godere ed usare ma con rispetto.

L'Arcadia non esiste, le palafitte sono pura archeologia, non si può tornare indietro; anche se va di moda, indietro non si torna; non possiamo volere una montagna integra senza preoccuparci della gente montanara che dalla montagna trae fonte di reddito. Non si può pretendere lo smantellamento delle funivie, l'abbattimento dei ponti, l'abolizione di strade perché allora bisognerebbe abbattere anche le città, tornar a coltivar patate e grano nelle città stesse, negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie.

L'ambiente non si preserva in questo modo, ma con una mentalità nuova, con un’attenta e meticolosa opera di educazione; occorre dare la possibilità all'uomo cittadino di venire in montagna a percorrere strade e sentieri, per godere dell'ambiente naturale e viverlo nei suoi pregi, nei suoi difetti, nei suoi beni limitatamente rinnovabili perché solo con la conoscenza si può amare, proteggere, salvaguardare e dunque veramente valorizzare la montagna usandone le risorse con intelligenza e parsimonia.

La natura è composta da miliardi di esseri viventi, dai microscopici virus ai giganteschi mammiferi acquatici; noi, uomini, siamo solo una delle componenti e nemmeno la più importante; abbiamo ancora tanto da imparare dalla natura altrimenti essa da Natura Madre diverrà Natura Matrigna.

L'escursionismo è un camminare per conoscere, è fare turismo "en plein air", è un muoversi sul territorio, è una scelta di vita, di comportamento, è un frutto composto e da una mentalità nuova che ricerca valori autentici e semplici dell'ambiente intatto e da una mentalità antica che vive di valenze sportive. L'escursionismo è dunque uno strumento per crescere sotto il profilo sportivo, culturale, sociale. Diciamo sportivo, non agonistico, ovvero possibile a tutti ed a tutte le età; da quando s’iniziano ad usare le gambe e finché le gambe vanno.

Diciamo culturale in quanto si scopre l'ambiente in tutti i suoi molteplici aspetti: geografico, storico, etnografico; uno strumento, dunque, per l'Educazione Ambientale dei giovani che permette loro di leggere sul territorio i segni e le testimonianze lasciate nei secoli dall'uomo che, con il suo operato, ha trasformato il territorio stesso e lo ha reso, con quotidiana fatica, vivibile nel rispetto delle leggi naturali. E' oggi palesemente dimostrato che là dove c'è abbandono, il territorio dà subito segni di degrado in quanto ormai intimamente legato con l'animale uomo.

Diciamo sociale, perché durante un'uscita in ambiente tutti, dal professore all'operaio, diventano uguali, esseri umani e basta; gli status simbol della nostra società restano sull'auto parcheggiata e tra i partecipanti si sviluppa un senso di comunità ed amicizia raramente riscontrabili in altre attività sportive.

Questa valenza socializzante rende l'escursionismo ancora una volta strumento didattico di prim'ordine; tra i ragazzi scompaiono rivalità ed invidie; abbiamo visto personalmente aiutare compagni in difficoltà, dividere acqua e cibo con chi ne era rimasto senza.

Come responsabili F.I.E. del settore e forti di un’esperienza più che trentennale nel campo del Turismo Scolastico, con oltre 35.000 giovani movimentati, non possiamo far altro che sollecitare le Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado a sviluppare questo tipo di attività che dal 1988 è considerata dal Ministero della Pubblica Istruzione quale strumento formativo dei giovani in età scolare.

Analizzando il risvolto economico che l'escursionismo attiva sul territorio tramite il recupero e la valorizzazione della "risorsa montagna" nel suo complesso, bisogna dire che può rappresentare un sostegno alle fragili economie di valle ed un’occasione per l'occupazione, in particolare giovanile, con la creazione di posti di lavoro; certo non a migliaia, ma per le micro realtà, le micro economie anche alcuni posti sono importanti. Premesso che quanto stiamo enunciando non è teoria pura, ma lo si vive, lo s’impara ogni volta che si cammina per valli, monti, borgate e paesi, possiamo elencare alcuni esempi di attività quali il recupero ambientale, la salvaguardia delle superfici boscate, la realizzazione di percorsi e relativi posti tappa, la loro gestione, il ripristino di antiche vie di comunicazione.

Tutti questi elementi realizzati in modo più o meno veloce, massiccio ed omogeneo in ogni parte d'Italia sono disponibili e fruibili dalle utenze escursionistiche e chiamano in causa una nuova figura: l’Accompagnatore Escursionistico se consideriamo la figura a tutto campo o di Montagna se volgiamo restringere la sfera di competenza ai soli ambiti delle Terre Alte. Una professione nuova, inedita per il nostro paese, in grado di permettere a tanti giovani di restare nelle loro vallate e di trovare nell'escursionismo una fonte di reddito.

A questa figura potrebbe essere affidata tra l'altro la gestione del più importante tra i progetti di sviluppo turistico-ambientale che la F.I.E. ha in essere: i Percorsi Europei, lunghissime trekking-way che uniscono le più lontane località del continente europeo. In Italia la loro realizzazione è curata dalla F.I.E. che in questi ultimi anni ha speso tempo, uomini e risorse in misura sempre più elevata per garantire la fruibilità di queste direttrici europee. Attualmente in Italia sono percorribili  il tratto dell'Europa 1 da Porto Ceresio (VA) a Capo Passero (SR), l'Europa 5 dal p.so del Rombo val Passiria (BZ) a Verona e l'Europa 7 da Ventimiglia (IM) a Vittorio Veneto (TV).

L'escursionismo, dunque, può contribuire alla formazione di un’identità europea sovranazionale, ad un travaso di culture, alla loro diffusione e conoscenza, alla reciproca comprensione tra i popoli.

Tutti presupposti necessari ed essenziali, in special modo oggi, periodo di acceso nazionalismo, per creare una vera, grande Europa. L'escursionismo è una realtà concreta, sociale, turistica che uscita dalle ristette sedi delle Associazioni specializzate, sta lentamente coinvolgendo anche le Autorità di Governo del territorio. Ed allora oltre ad essere equivalente di cultura l'escursionismo deve essere anche equivalente ad unione di forze, in particolare di Enti Pubblici, Associazioni e soggetti privati.

Da più di quarant’anni vaghiamo per le valli appenniniche, specie della nostra terra, il Piacentino, a contatto non solo con escursionisti ma anche con Pubbliche Amministrazioni (Comuni, Comunità Montane, Province, Regioni) per parlare di questo aspetto del turismo e del suo sviluppo; instancabili proponiamo la chiave di volta: l'unione di forze diverse che diano vita ad un progetto comune; il problema più grande spesso è quello di non saper o voler trovare una volontà, una mentalità unitaria che attivi questo progetto.

Le Forze Istituzionali preposte allo sviluppo del Turismo, dell'Agricoltura e della Pubblica Istruzione stanno seguendo da vicino questo fenomeno turistico e culturale che è l'escursionismo; una programmazione seria del turismo non può essere, infatti, considerata tale se non comprende l'escursionismo e le attività ad esso correlate che, proprio perché oggi considerato turismo a tutti gli effetti, necessitano di un adeguato strumento legislativo a livello nazionale che permetta agli Enti Territoriali di reperire finanziamenti e risorse necessarie alla realizzazione dei progetti turistico-ambientali vitali per quest’Italia minore ricca di storia, usi, tradizioni in cui affondiamo, inconsapevoli, le nostre radici.

Mentre terminiamo questa nostra chiamiamola fatica letteraria siamo stati colpiti dalle tragiche notizie dell’incidente sull’Alpe di Succiso - Appennino reggiano-parmense -  dove la caduta di una valanga ha coinvolto due giovani. Non si trattava di due sprovveduti, anzi, i ragazzi risultavano esperti dei luoghi e dotati delle attrezzature e degli strumenti tecnologici di ultima generazione tant’è che all’arrivo sul posto dei colleghi del C.N.S.A.S. sono stati ritrovati in pochissimo tempo. A tali notizie nel senso comune scatta l’idea, spesso resa visibile, spessa e solida dai mass-media, della “montagna assassina”. Ed allora più forte che mai nasce in noi che amiamo identificarci, per gli innumerevoli vissuti, nella figura dell’Old Timer dell’epopea del West, il desiderio di trasmettere a Voi neofiti e ricordare a voi esperti dell’andar per monti quelle poche, semplici ma importantissime regole da rispettare.

Ogni escursione o trek sia esso elementare od impegnativo deve prevedere, a monte dell’uscita, alcuni momenti fondamentali. Valutazione dell’attitudine psico-fisica ovvero di quell’insieme di elementi puramente soggettivi che formano il nostro IO e che solo noi stessi, specie nella parte psicologica, possiamo pienamente valutare.

Strettamente correlato a quanto sopra abbiamo lo studio a tavolino di quanto desideriamo effettuare; inutile voler azzardare “imprese” superiori alle nostre capacità quali un percorso troppo impegnativo ad inizio stagione o con scarso allenamento porterebbe ad delusione sicura a fronte della quale molti azzardano azioni estreme per non sentirsi “falliti”.

La fase trait-d’union tra idea-studio e realizzazione è il cosa, quanto e perché avere nella nostra dotazione; abbigliamento e calzature adeguate alla stagione, zaino normo-conformato, torcia frontale (anche si l’escursione è prevista in soli orari diurni), acqua e viveri almeno minimali, cartografia dei luoghi, bussola ed altimetro e, naturalmente, l’essere in grado di saperli utilizzare, fischietto e coltellino multiuso unitamene ad una elementare dotazione di primo soccorso.

Un discorso a parte merita il GPS (Global Position System) oggi tanto in voga che, effettivamente, rende quasi inutili gli strumenti classici (carta-bussola-altimetro) ma… c’è sempre un ma. Essendo strumento ad elevata tecnologica può andare incontro ad avarie anche gravi (esaurimento delle batterie, alterazione del sistema satellitare, assenza di campo di lettura) e, quindi, diventare una inutile carcassa di plastiche e circuiti. Detto tutto questo siamo arrivati, finalmente, all’uscita vera e propria.

Il pensiero guida deve essere uno solo: le montagne, le valli, il nostro obbiettivo sulle Terre Alte non scappa, è fisso, immobile e presente nel paesaggio da secoli, millenni, ere geologiche; il saper rinunciare, rimandare l’appuntamento ad altra data qualora sopravvengano difficoltà non previste non lo farà svanire, sarà sempre lì ad aspettarci mentre l’ostinata puntigliosa e cieca volontà del “voglio arrivarci a tutti i costi” spesso è foriera di una tragica perdita: noi stessi.

Nel corso del nostro camminare rispettiamo quanto ci circonda sia esso privato o pubblico, seguiamo le normative di aree protette o parchi, utilizziamo, specie se neofiti, solo percorsi segnalati e non dimentichiamoci ogni tanto, specie in bivi o punti chiave, di guardare e memorizzare l’aspetto dei luoghi alle nostre spalle.

Evitare il più possibile le uscite in solitaria nelle quali anche l’incidente o l’imprevisto più elementare possono assumere aspetti tragici; anche se in gruppo lasciare sempre notizie sul dove siamo e cosa andremo a fare - oggi con l’abitudine alla telefonia cellulare si pensa di poter comunicare sempre ed ovunque con il mondo ma tra valli, forre e monti è facile attraversare luoghi privi di copertura.

Evitiamo di bere da sorgenti o corsi d’acqua in quanto il nostro organismo non è più abituato alle cariche batteriche in essi contenute e ricordiamoci che le specie vegetali tossiche ed a volte  mortali presenti sul territorio sono più diffuse di quanto sembri - questa regola diviene importante se abbiamo con noi dei bimbi che spesso e volentieri mettono in bocca ogni cosa -.

Avere con noi nel corso di una escursione i nostri amici quattro zampe non è vietato - a parte il discorso in alcune aree protette - ma attenzione valutiamo se sono in grado di sopportare la notevole attività fisica e teniamoli al guinzaglio per evitare di perderli o trovarsi in situazioni difficoltose.

Da ultimo, ma certo non per importanza, due semplici parole su quella situazione che non vorremmo mai vivere: l’incidente e la necessità di soccorso.

Punto primo mai lasciare in caso d’incidente l’infortunato da solo (ecco l’importanza di essere in gruppo); non effettuare mai manovre di alcun genere se non siamo pienamente coscienti di quanto stiamo per fare; sembrerà strano ma il non fare molte volte è meglio che il fare cose errate.

Qualora l’incidente non sia di natura sanitaria ma logistica (ci si è smarriti) evitare soprattutto divisioni del gruppo, non mettersi a girovagare alla cieca ma cercare di ritornare sui propri passi con calma sino all’ultimo punto noto; in ogni altro caso muovendoci non risolveremmo nulla.

Come attivare i soccorsi? Molto semplice se abbiamo collegamento telefonico - l’impresa diviene più ardua se non abbiamo segnale; occorre trovare un luogo “coperto” senza aggiungere danno al danno: una chiamata al 118 precisando la natura dell’incidente e chiedendo espressamente l’intervento del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico preposto per legge ai soccorsi in ambiente ostile; qualora siate in possesso delle coordinate del luogo fornitele precisando il sistema utilizzato per il rilevamento.

Si parla di

Escursionismo, anello di collegamento tra uomo e ambiente

IlPiacenza è in caricamento