L'avventura dietro l'angolo dei trekker in erba
Siamo partiti!
I trekker in erba (11-15 anni) hanno iniziato la loro “Avventura dietro l’angolo” in compagnia dei due lupastri Duncan e Dune e delle loro figure guida - Marta FILIPPINI, Marco FOSSATI e l’Old Timer Pietro NIGELLI.
L’entusiasmo alle stelle ha smorzato la fatica di questa prima tappa, invero molto pesante con un dislivello positivo di 1.100 metri e 18 chilometri.
Partenza alle 8 per affrontare il tratto iniziale, tutto in salita, nelle ore più fresche e raggiungere, tra querceti e faggete, le praterie sommitali del crinale tra le valli Staffora e Curone entro il mezzogiorno.
La sosta per il pranzo è stata effettuata presso il bivacco Laguione, posizionato sul crinale tra il Colle della Seppa ed il monte Boglelio, ai piedi della sommità del monte Bagnolo, costruito sui ruderi del preesistente albergo Belvedere edificato negli anni ’20 del secolo scorso e distrutto nel corso del secondo conflitto mondiale; sulla cima una maestà dedicata a Sant’Anna ed una targa a ricordo di Don Pietro Castellano quassù perito nel corso di una tormenta.
"In una notte buia e tempestosa del febbraio 1924, Don Pietro CASTELLANO, giovane parroco di Negruzzo, sulla strada del ritorno da Sarezzano, suo paese d'origine, terminava la sua corsa a soli 37 anni vinto da improvvisa tormenta mentre nel tentativo di arrivare tra la sua gente stava per raggiungere il crinale di questa montagna. Rimane nella memoria il ricordo commosso e riconoscente del suo sacrificio".
In serata abbiamo raggiunto Capannette di Pej e lo storico albergo TAMBUSSI accolti da Carlo e Mirella.
Nel dopo cena una breve uscita per ammirare il sorgere della super Luna piena del Cervo che inizialmente ha assunto una stupenda colorazione arancione - il nome deriva dalle tradizioni dei nativi americani in quanto nel mese di luglio i palchi dei cervi maschi raggiungono la massima dimensione; a completare il quadro celeste l’asterismo del triangolo estivo formato dalle stelle Altair (costellazione dell’Aquila) - Deneb (Costellazione del Cigno) - Vega (costellazione della Lira).
La logistica dell’Appennino Trekking ha permesso ai ragazzi di viaggiare con zaini leggeri in quanto l’attrezzatura per i punti tappa è stata trasportata da vetture di servizio (formula questa che è diventata una consuetudine per i nostri trek permettendo anche ai meno allenati di poter partecipare alle iniziative escursionistiche plurigiornaliere).
Per l’alto valore sociale l’iniziativa, ideata riprendendo analoga esperienza degli anni ’80 del secolo scorso - allora denominata Turismo Itinerante -, ha ottenuto il patrocinio della Regione Emila-Romagna, dell’Unione Montana Valli Trebbia e Luretta, dei Comune del Brallo e Zerba e vede coinvolte le strutture d’accoglienza presenti lungo il percorso (Albergo Tambussi, Bar Scaparina, Bar Il Duomo Cafè ed Agriturismo Il Carlone) che, ognuno per le proprie competenze, hanno dato una mano al fine di contenere i costi del progetto - attuato senza guadagno alcuno da parte degli organizzatori.
Albergo TAMBUSSI di Capannette di Pej
L’albergo TAMBUSSI di Capannette di Pej si trova a 1460 metri d’altitudine su un poggio che domina la valle del torrente Boreca ultima wilderness del Piacentino.
La struttura originaria è del 1904, ma una profonda ristrutturazione nel 1939 gli ha conferito l’aspetto odierno; nel corso degli anni continue opere di miglioramento hanno permesso di rendere la struttura moderna ed efficiente per le esigenze di oggi, senza perdere la qualità e il fascino dell’accoglienza di un tempo: direttamente dai prati si accede alla grande terrazza con il portico che nella bella stagione è lo spazio ideale per uno spuntino o una partita a carte.
Entrando, si troverà la reception da cui si può accedere alla sala-bar, con il camino che nella stagione fredda è sempre acceso, e alla grande sala pranzo panoramica. Ai piani superiori, le camere, tutte dotate di servizi, tv e telefono, spaziose, luminose, arredate con l’eleganza della semplicità.
Quattro generazioni di Tambussi nel segno dell’ospitalità.
Da quattro generazioni la struttura è gestita dai Tambussi; iniziarono i fratelli Geppo, bisnonno di Carlo l’attuale gestore, e Angiolino.
Pej significa fonte ed è una località la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Un viaggio nel tempo, a ritroso nei decenni e nei secoli, per sentieri percorsi da mercanti, pellegrini, cavalieri in armi, eretici, banditi, contrabbandieri: la via del sale, la via del mare, la via francigena, oggi le strade perdono i loro nomi, fino a pochi decenni orsono le strade avevano anche i cognomi che designavano la tipologia della strada e dunque il suo significato, mulattiera, carrareccia, carrozzabile, camionabile, e noi oggi immaginiamo i nostri nonni e i nonni dei nostri nonni condurre animali carichi di bisacce, e in queste bisacce il sale, le acciughe, o l ’uva e le castagne, e così facendo mettevano in comunicazione il mare e Oltrepò, le terre d’oltremare e la grande pianura padana, e insieme al sale e al vino portavano idee, notizie, speranze e paure: un esercito di lanzichenecchi sta calando sulla penisola! - In Francia hanno ucciso il re e tutti i nobili!
Per queste valli sono passati eserciti provenienti da ogni parte del mondo, africani persino: con cento elefanti e centomila soldati guidati da Annibale i cartaginesi hanno sbaragliato le legioni romane sul Trebbia e colonizzato le valli della zona si narra.
Dopo Annibale, dopo i Romani, ecco i secoli bui del Medioevo, i tormenti della fede, l’Appennino è terra di eremiti e di streghe.
La prima fonte storica certa è del 1200; quel tempo Pej faceva parte del marchesato di Pregola, a partire dalla fine del Cinquecento divenne feudo dei Malaspina e comincia la storia moderna fatta di commerci dall’Oltrepò al mare, riso, uva, vino, castagne, acciughe, i mulattieri attraversavano l’Appennino seguendo vie basse nella stagione invernale, e lungo i più veloci crinali dal disgelo di primavera e per tutta l’estate e l’autunno fino alle prime nevicate.
Per secoli la vita dell’Appennino è quella di una regione montana, con un ’economia legata ai traffici dei mulattieri e alle risorse del bosco e dei pascoli.
Fin dal 1905 i fratelli Tambussi, Geppo e Angiolino, gestivano la locanda di Pej; Geppo era il bisnonno di Carlo, l’attuale gestore delle Capannette di Pej che sorsero negli anni Dieci del Novecento come stazione di villeggiatura estiva.
Con la bella stagione Geppo chiudeva la locanda in paese e si trasferiva alle Capannette, dove oltre a continuare a svolgere la fondamentale funzione di stazione di cambio animali e sosta per i mulattieri ospitava i primi turisti, che venivano da Alessandria, Tortona, Voghera, Genova, ed erano benestanti, professionisti, avvocati, signorine cui il medico aveva raccomandato una vacanza all’aria aperta.
Le estati alle Capannette erano movimentate dalla gioventù dorata di Alessandria, di Genova, gli studenti di buona famiglia che dormivano nel fienile, mentre nel prato antistante l ’albergo si montavano grandi tende bianche a gazebo.
Con il miglioramento delle strade arrivano le prime automobili e nel 1939 l’edificio viene ampliato: si costruisce il grande portico e la veranda che ancora oggi domina il belvedere; dopo la guerra la gestione passa a Lino e Mariuccia, tante cose cambiano, gli anni Cinquanta, nuove forme di turismo, le famigliole sulla Seicento, l’apertura della sciovia e la sempre più grande popolarità dello sci.
Oggi è la quarta generazione di Tambussi a gestire le Capannette di Pei, Carlo e la moglie Mirella con i figli