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Giovedì, 25 Aprile 2024
Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

The Big Adventure 2014: da Ottone a… Ottone un buco nell’acqua!

E' inutile, se il tempo ci mette il naso non c'è niente da fare. Mancavo da due anni all'appuntamento con l'Ottone... Ottone ed anche per questo la carica emotiva era fortissima

E’ inutile, se il tempo ci mette il naso non c’è niente da fare.
Mancavo da due anni all’appuntamento con l’Ottone... Ottone ed anche per questo la carica emotiva era fortissima.

Rivedere luoghi, monti e paesaggi inusuali, rivivere sensazioni ed emozioni, illanguidirsi, la sera, nei ricordi delle passate edizioni; ricordi resi sfuocati, e dunque più belli, dall’ala del tempo che ricama attorno ad ogni trama reale particolari fantastici.

Dopo un pernotto ad Ottone nell’auto attrezzata a spartano camper partenza alle 06.00 con un tempo splendido: sereno e secco ma... appena in quota, sul m.te Dego, l’occhio vigile ed ormai esperto ha notato ciò che per altri poteva essere un particolare insignificante, infimo, non degno di nota al confronto dello spettacolo dell’Appennino in veste autunnale: verso sud una lunga fila di nubi, piccole, bruttine, appena visibili.

In cuor mio ho sperato ardentemente di sbagliare ed invece, in poco meno di due ore eccole lì a ricoprire orizzonte e cielo; eccole, fumanti nubi basse salenti, a sbuffi, dai crinali liguri per conquistare l’Appennino, questo mio Appennino colorato di rame cui sono indissolubilmente legato.

Avvolgono le cime, una ad una, nella loro lanugine, lambiscono i boschi in cui, simili ad entità protoplasmatiche, lasciano filare esili vapori tra pianta e pianta, tra cespuglio e cespuglio in un intreccio sempre più fitto, completo, totale. 

Coprono i pascoli con moto lento, dolce per poi accelerare lungo le chine e precipitarsi nelle forre, nelle vallecole, nelle gole addolcendone i picchi rocciosi, inumidendo l’aere, ovattando i suoni, annebbiando la vista.

Ed io?…

Cammino nel mezzo di questa bambagia sperando, pregando -”Fa che non piova, fa che tenga sto’ tempo, bastardo e contemporaneamente affascinante.”.

Alla mezza, quasi in vista di Barbagelata, la tregua è stata infranta e la pioggia, dapprima lieve, poi sempre più fitta, ha iniziato la sua deleteria opera.

Un’estenuante corsa verso il paese: un monte dopo l’altro... finalmente, eccolo, arroccato sul crinale tra Aveto e Trebbia, immerso nei vapori: poche case sparse ed una chiesa.

Non dico la stanchezza ed il freddo che inutilmente ho tentato di fugare con teiere e teiere di bionda bevanda e poi...poi il vento gelido che, cessata la pioggia, asciugava i vestiti costringendomi, povero illuso, a camminare veloce per compensare la perdita di calore corporeo.

Sono arrivato nei pressi del p.so della Scoffera sul far della sera.

Monto la tenda;  un pasto caldo ricarica d’energia il corpo ma al risveglio, purtroppo, un ben noto picchiettio... e nella mente ritornano i versi scolastici del d’Annunzio.

“ Taci.

Su le foglie del bosco non odo parole che dici umane;
ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.
Ascolta.
Piove dalle nuvole sparse.
Piove sulle tamerici salmastre ed arse,
piove su i pini scagliosi ed irti,
piove sui mirti divini,
su le ginestre fulgenti di fiori accolti,
su  i ginepri folti di coccole aulenti,
piove su i nostri volti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri che l’anima schiude novella,
su la favola bella 
che ieri t’illuse, che oggi m’illude...
Odi?
La pioggia cade su la solitaria verzura
con un crepitio che dura e varia nell’aria
secondo le fronde più rade, men rade...
E il pino ha un suono,
e il mirto altro suono,
e il ginepro altro ancora,

stromenti diversi sotto innumerevoli dita.
E immersi noi siam nello spirto silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia,
e le tue chiome auliscono come chiare ginestre,
o creatura terrestre...
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti, or disciolti
(e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli, c’intrica i ginocchi)
chissà sa dove, chissà sa dove!
E piove su i nostri volti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri che l’anima schiude novella,
su la favola bella 
che ieri t’illuse, che oggi m’illude...”
E così … a casa con le pive nel sacco!

The Big Adventure 2014: da Ottone a… Ottone un buco nell’acqua!

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