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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il tarlo scemo

Il tarlo scemo

A cura di Nereo Trabacchi

Burocrazia senza "pace"

Che io soffra di una grave forma di tatofilìa è cosa risaputa (ero in cura, ma chi mi seguiva è poi deceduto, e ogni tanto vado a trovarlo); quindi, oggi per necessità fisica, durante la pausa pranzo, sono stato costretto a farmi un giretto rigenerante nel nostro cimitero comunale.

Che io soffra di una grave forma di tatofilìa è cosa risaputa (ero in cura, ma chi mi seguiva è poi deceduto, e ogni tanto vado a trovarlo); quindi, oggi per necessità fisica, durante la pausa pranzo, sono stato costretto a farmi un giretto rigenerante nel nostro cimitero comunale. Se avessi avuto più tempo, mi sarei recato in qualche campo santo della provincia, ormai in questo di città i “ragazzi” mi conoscono tutti e mi accettano volentieri, ma vedere facce nuove fa sempre piacere. Mentre percorrevo gli ormai ben noti vicoli ghiaiosi e i corridoi con gente in fila lungo i lati, pensavo a quante cose interessanti hanno sempre da dire i morti; forse perché spesso nella nostra mente ascoltiamo la loro voce più di quando erano in vita. 
Quand’ecco imbattermi in questo cartello, che chiaramente ho subito fotografato.

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Ora, che un campo potesse scadere io non lo sapevo. Sapevo che una concessione potesse farlo, un permesso, una rata, ma non un campo. Un campo si ara, ci si può correre, può sparire se si parla di cellulari, ma non scadere. E poi solitamente i cartelli vengono messi per gli abitanti del luogo. Avete presente quelli condominiali che avvisano: “Ascensore fuori servizio”, “Prossima settimana disinfestazione”. Oppure cartelli di tutti i giorni: “Pavimento scivoloso”, “Vietato calpestare le aiuole”, tutti diretti a chi passa di lì.

Davvero difficile stare in “pace”, sia prima, sia dopo. Così, mi sovviene una bella e breve poesia della compianta Wislawa Szymborska, poetessa polacca insignita del Nobel per la letteratura nel 1996, che dall’alto della sua grandiosa intelligenza e rara ironia, compose il proprio epitaffio:

Qui giace come virgola antiquata
l’autrice di qualche poesia. La terra l’ha degnata
dell’eterno riposo, sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.
E anche sulla tomba di meglio non c’è niente
di queste poche rime, d’un gufo e la bardana.
Estrai dalla borsa il tuo personal, passante,
e sulla sorte di Szymborska medita un istante.

Ora, tralasciamo il tentativo di interpretare il passo “Estrai dalla borsa il tuo personal…” da anni oggetto di interessanti e controverse conversazioni con studiosi e amanti dell’autrice, ma il cartello sul Campo scaduto, avrebbe di certo fatto a pugni con: “E anche sulla tomba di meglio non c’è niente di queste poche rime…”

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