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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il tarlo scemo

Il tarlo scemo

A cura di Nereo Trabacchi

La gastronoma nera

La storia di oggi è la storia di una ricetta per omicidio. Proprio come la villa, sgargiante di fiori, non era quale si aspettava, così la proprietaria rappresentava un'entità insospettata nei suoi calcoli. Calcoli terrificanti. La signora Castagna, quarantenne, non rientrava in nessuna delle categorie delle donne che uccidono…

La storia di oggi è la storia di una ricetta per omicidio. Proprio come la villa, sgargiante di fiori, non era quale si aspettava, così la proprietaria rappresentava un’entità insospettata nei suoi calcoli. Calcoli terrificanti. La signora Castagna, quarantenne, non rientrava in nessuna delle categorie delle donne che uccidono… I suoi occhi, appena poco più chiari dell'azzurro cobalto delle acqua del Mediterraneo, scintillavano mente lei guardava fuori dalla grande finestra del salotto dove adesso stavano seduti.

Ma neanche veramente una Minerva, ammise dopo averla osservata meglio. Le sue guance avevano la freschezza di pesca dei 18 anni, e lei era di una rotondità, di una morbidezza, di una desiderabilità che la rendevano meno regale, forse, ma certo infinitamente più interessante. Una donna del suo peso ma meno graziosa avrebbe potuto considerarsi irrimediabilmente avviata alla corpulenza, ma il corpo della signora Castagna, egli lo sapeva d'istinto, era ormai stabilizzato, tanto a peso quanto a linea, e a 60 anni sarebbe stata la stessa d'ora, né più, né meno.
«Un bicchiere di Pinot Nero, ispettore Manfredi?»
In attesa della risposta, ella stava pronta a versare. Vide nell'ospite qualche esitazione, e questo le accese negli occhi una piccola luce divertita: ma era troppo ben educata per ridere. La sua era da sempre una delle famiglia più importanti di Piacenza.
Ridere non era concesso.
«Grazie». Si sentiva a disagio e aveva parlato con sforzo.
La Signora Castagna accennò ad un lieve, quasi percettibile gesto di bere prima, come a dire: "Lo vede signor Manfredi? Non ha nulla da temere."
Chic. Troppo Chic?
E adesso, con sottile sorriso: «Lei sta compiendo un’indagine circa la parte avuta da me nell'avvelenamento dei miei mariti» dichiarò senza scomporsi.
«Signora!» nuovamente esitò confuso.
«Signora, io...»

«Avrete già avvista la Prefettura. Tutti a Piacenza sono convinti» disse lei placidamente.cercò di comporre il proprio atteggiamento ad una calma ufficiale.
«Signora, sono venuto a chiederle il permesso di dissotterrare il corpo del Signor Nereo Trabacchi, deceduto nel gennaio del 1940 e del Signor Egidio Carella, morto nel maggio del 1946, per poter procedere all'analisi di certi organi. Lei già una volta negò il permesso al tenente Labello alla polizia. Perchè?» «Labello è un tipo privo di buone maniere. Lo trovai indisponente. Non ha la finezza che ha lei. Mi sono opposta al modo di fare dell'uomo, non alla legge.»

Alzò il piccolo bicchiere alle labbra carnose.
«E a lei ispettore Manfredi, non lo rifiuterò.»
«Lusingatissimo.»
«E poi perché, sono sicurissima conoscendo i vostri metodi di poliziotti, che l'esumazione è già avvenuta, di nascosto.»
Aspettò che lui arrossisse, ma fece finta di non accorgersene.
«E anche l'autopsia, e tutte le analisi. Ma siete nei pasticci vero? Non avete trovato nulla. E adesso lei, che è nuovo nel caso, viene qui e cerca di mettere alla prova me, il mio carattere, la mia capacità di autocontrollo e, intanto che c'è, anche le possibilità che ha di farmi dire qualcosa che vi metta sulla strada della mia colpevolezza.»
Le frecce erano arrivate a segno con tanta precisione, che sarebbe stato sciocco negare le ferite. Meglio una franchezza disarmante, decise sui due piedi Manfredi.

«Tutto vero signora Castagna. Alla lettera. Ma, quando una perde due mariti di una certa età, ma non vecchi, tutti e due per una violenta gastrite, ciascuno dei due entro il secondo anno di matrimonio, e ciascuno in possesso di un capitaletto e con un testamento che lascia tutto alla vedova...vede...»
«Naturale.»
La signora Castagna si avvicinò alle finestra, mise in risalto contro l'azzurro fondo dell'acqua il delicato profilo, l'ampia linea del petto.
«Lei vorrebbe una piena confessione, ispettore.»
Era molto donna, donna provocante, e il suo tono, con appena una sfumatura carezzevole, ammonì Manfredi di star sulle sue.
«Se la andasse di farla, signora Castagna» disse lui con tono più distratto che gli venne. Una donna pericolosa. Una donna astuta e pericolosa.
«Più tardi vi sarò costretta» non rideva.
Dalla finestra aperta un'errabonda ventata gli portò il profumo di lei. Oppure era il profumo del giardino? Circospezione tenne lontana la mano di lui dal taccuino.
Quella donna non avrebbe certo parlato così a buon mercato. Eppure...
«Conosce un po' di culinaria ispettore?»
«Sono Emiliano e di madre cuoca francese. Serve altro?»
«Allora...» il suo petto ondeggiò per un lungo sospiro...

«Posso dirle che io Antonietta Castagna Serbelli De Gaspo Ruttigliano, ho lentamente e deliberatamente, di pieno proposito, ucciso e assassinato il mio primo marito Nereo Trabacchi all'età di 57 anni, e del pari il mio secondo, 64enne.»
«Ci sarà stata una ragione spero.»
«Il secondo marito lo sposai per volere della famiglia. Alcune cose da mettere a posto diciamo. Il Trabacchi era un porco, un porco dagli appetiti insaziabili. Un uomo volgare, ruttatore, sbraglione, falso, imbroglione dei poveri, truffatore di innocenti. Goloso di cibo, uno sporcaccione dalle abitudini poco attraenti. Ricco di tutti i disgustosi difetti dell'età avanzata...E poi tutte queste cose gli avevano fiaccato lo stomaco. Ecco perché lo uccisi nel 1940...»
«E il signor Carella?»
«Anche lui debole di stomaco...però anche debole di volontà per dir meglio. Meno brutale forse perché aveva troppe conoscenze fra i tedeschi di qui. Perché si davano tanto da fare per scoprire che noi eravamo i migliori. I più impareggiabili vini, e nel mentre nelle strade i bimbi morivano di fame. Sarò un'assassina ispettore ma sono anche piacentina di origini francesi. Perciò decisi senza rimorsi che doveva morire com'era morto il Trabacchi.»
«E come?»
«Conosce forse quei piatti che si chiamano dindonneau farci aux marrons, oppure, le suprèmes de volaille à l'indienne? O i tournedos mascotte? O l'omelette en surprise à la napolitaine? O il potage bagration gras? Gli aubergines à la turque, il chaud-froid de cailles en benne vue?»
«Basta! Sono ingolosito e soffocato. Che magnificenza piatti così.»
«Lei mi ha chiesto come ho fatto ispettore Miron, Ho adoperato questi piatti e centro altri. Ecco la sua arma del delitto e in ognuno ho messo una goccia di...»

Si interruppe improvvisamente....
L'ispettore con grande sforzo cercò di non tremare mentre ingollava l'ultimo sorso di pinot nero.

«Ci ha messo una goccia di che?»
«Ha fatto un'indagine su di me? Chi era mio padre lo sa?»
«Omar Castagna, cuoco sublime, discepolo imbattibile di Jean Homar Liutti. Lo chiamavano ai suoi tempi l'unico e solo degno successore di Escoffier...»
«Sì. Non avevo ancora 22 anni quando mio padre poco prima di morire, ammise che a parte qualche piccola debolezza sugli arrosti, egli non si sarebbe vergognato di avermi per eguale.»
«Molto interessante. I miei complimenti.»
I nervi di Manfredi friggevano innanzi all'imperturbabilità di quella donna tanto affascinante.
«Ma lei ha detto che in ciascuno di quei piatti incomparabili, lei aveva messo una goccia di...?»
La signora Castagna gli voltò le spalle. Belle spalle, notò lui; busto non trascurabile, sedere che deliziava. Lei si rivolse al Po... «Una goccia della mia arte, e nulla più. Questo, e nulla più ispettore. L'arte di Escoffier. Potevano resistervi uomini come Trabacchi e Carella? Per tre quattro volte al giorno io li rimpinzai di cibi tra i più ricchi, ricchissimi, irresistibilmente variati. Li costrinsi a ingozzarsi da scoppiare, dormire e di nuovo ingozzarsi e bere vino perché potessero ingozzarsi sempre più. Come avrebbero potuto alla loro età sopravvivere...anche per quanto sopravvissero?»
Un silenzioso ticchettio di una pendola lontana.

«E amore, signora Castagna? Mi scusi ma è stata lei a parlarne dinanzi...»
«Il buon cibo nutre l'amore, o la sua apparenza. Ciò che essi chiamano amore, ispettore. Avevano me. E io non feci nulla per impedir loro di avere anche qualche amichetta. E così sono morti!»
Un altro silenzio ronzante. L'ispettore Manfredi s'alzò in piedi tanto di scatto che lei sobbalzò e girò su se stessa. Era impallidita.
«Lei verrà con me a Lugano questo pomeriggio signora Castagna...»
«Alla centrale di polizia ispettore?»
«Al casinò signora,.. Champagne e musica. Parleremo un altro po'...»
«Ma ispettore...»
«Mi ascolti signora. Sono scapolo. Ho 43 anni. Non brutto da vedere così mi son detto. Ho qualche soldo da parte. Non sono in campione, ma finora, nessuna ha avuto di che lamentarsi.»
La guardò dritto negli occhi.
«Ho voglia di morire... di morire così!»
Spinse indietro le spalle, s'aggiustò meglio che poté mentre la signora con occhi eloquenti lo contemplava da capo a piedi nel più franco degli esami.
«Le diete, se usate con moderazione, non sono necessariamente fatali. Le concedo di baciarmi la mano ispettore...andiamo.»

La gastronoma nera

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