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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

46 comuni, una provincia: Piacenza

In questo periodo natalizio si ricordano le serate che si trascorrevano in famiglia, famiglie allargate, non come lo si intende oggi, ma allargate nel senso che comprendevano nonni, zii, cugini. Il nucleo parentale era costituito di non meno di quindici persone, a volte, la cerchia veniva allargata oltre qualsiasi consanguineità, fino a comprendere amici e vicini. La serate trascorrevano tradizionalmente intorno ad un tavolo, allungato per l’occasione, dove si dava inizio, non senza una certa ritualità, ad uno dei giuochi più classici: la tombolata.  Distribuite le cartelle, definito il montepremi, si dava inizio all’estrazione.

Ad ogni numero estratto si levava un coro di voci, a volte all’unisono concordavano, altre volte no, nel definire il significato del numero estratto. Il riferimento interpretativo ruotava intorno alla cabala napoletana, la famosa smorfia. Come non ricordare “Non ti pago” l’opera teatrale di Edoardo De Filippo, rappresentata, anni addietro, anche nel nostro Teatro, opera che ruota proprio intorno alla smorfia dei sogni ed al suo corrispettivo numerico?   C’è un numero che nella cabala napoletana ha un solo e preciso significato è il quarantasei: ‘e denari. I denari, i soldi. Cioè lo strumento che assicura benessere. Considerato il forte legame che ha avuto storicamente Piacenza col Regno di Napoli, basti citare Carlo Sebastiano di Borbone, figlio di Elisabetta, prima Duca di Parma e Piacenza, poi re di Napoli, a seguire re di Sicilia ed infine re di Spagna con il nome di Carlo III, per la proprietà transitiva attribuisco lo stesso significato che danno a Napoli al numero quarantasei. Perché dico ciò? Mi è stato regalato un bel libro, una strenna natalizia, che porta nel titolo in bella vista proprio il numero quarantasei. Il quarantasei si riferisce al numero dei Comuni che compongono la Provincia di Piacenza. Il libro ha un legame stretto con ‘denari essendo stato pubblicato da una Banca, luogo deputato per antonomasia a rappresentare il denaro. In questo caso la Banca rappresenta il denaro ed il buon uso che da questo ne può discendere. Un uso a fini culturali e di promozione del territorio.

‘e denari perché la prefazione reca due firme che con l’economia cittadina sono intrinsecamente legate: il Presidente della Banca mecenate e il Direttore di un noto quotidiano economico. 

‘e denari perché il libro è uno scrigno di tesori, i tesori che contengono tutti e quarantasei i comuni di questa provincia, una provincia in cui, in modi e forme diverse, si specchiano i tanti tesori che troviamo sparsi, qua e là, nelle tante città e territori che compongono il resto d’Italia. Questo se vale per il paesaggio naturale, un territorio che dalla bassa pianura Padana giunge alle alte montagne del suo Appennino, a maggior ragione vale per le innumerevoli testimonianze storiche e preistoriche.

‘e denari per la ricchezza dell’architettura civile e religiosa cui è intarsiato il territorio: dai castelli, ai ruderi, dalle cattedrali ai mastelli, dai Palazzi cittadini alle piccole abitazioni in sasso delle vallate e delle località montane.

‘e denari per le notizie archeologiche, dal Pliocene al Medioevo della Val Tidone (museo di Pianello), per la testimonianza degli insediamenti neolitici della Val Trebbia (villaggio preistorico di Travo), per la collezione di reperti che si sono trovati in Val D’Arda (Museo Geologico del golfo padano a Castell’Arquato).

‘e denari… così potrei continuare per ricordare la ricchezza di notizie che ci fornisce questo libro sul territorio, sia geografiche che storiche come economiche ed enogastronomiche.

Spesso mi è stato detto: come fai a conoscere così bene la nostra Provincia? Il motivo è presto detto.  Guardando le splendide testimonianze fotografiche mi viene in mente, quando da poco giunto a Piacenza, girovagavo per la provincia. Era abitudine familiare, i giorni di festa, andare ad esplorare località del piacentino. Si prendeva di mira un paese e si gironzolava, si trascorreva un’intera giornata a guardare chiese e castelli, parchi e giardini, durante queste uscite fuoriporta si faceva qualche foto, molto poche per la verità, una di queste scattata a Monticelli la tengo incorniciata: un bambino cavalca uno dei leoni che stanno a guardia della porta principale della Basilica di San Lorenzo. Erano appena gli anni Ottanta. Altre volte, prendendo a pretesto la pesca, si andava in località Puglia dove osservavo l’ex oratorio del Mastruzzo, già Monastero di San Pietro, ed immaginavo lo stazionamento degli eserciti durante la Dieta di Roncaglia. Ed i luoghi dei Templari. Ed il transito dei pellegrini nella via Francigena. Rivivevo a Calendasco anche l’epopea religiosa di San Corrado.

Ebbene sì, il libro a proposito di ‘e denari rappresenta una banca, una vera e propria banca dati dove ognuno può trovare il suo personale ricordo. Avrei voluto allora una guida come questo libro, avrei voluto allora, ma sono contento averla avuta adesso, perché nello sfogliare le sue pagine posso rivivere le emozioni che solo i luoghi di questa nostra provincia sanno suscitare.

A proposito vorrei riprendere e sottolineare un concetto espresso in prefazione: questo libro è rivolto non solo a chi è nato e cresciuto in questa Provincia ma a chi, immigrato di recente, in questa città, in questi paesi della nostra provincia vive e lavora ed ha la curiosità di conoscerla, perché solo attraverso la conoscenza si può viverla appieno ed amarla. Ne sanno qualcosa gli emigrati delle nostre vallate.

È impossibile nominare tutti i collaboratori che hanno partecipato alla realizzazione di quest’opera, ma ad ognuno va riconosciuto il merito di avere dato il personale contributo come volontariato culturale, un atto di altruismo civico: non nuovo e non estraneo alle caratteristiche di questa comunità.

Solo una piccola critica, mi sento in obbligo di farla: nell’elencare le frazioni e le località di Piacenza non si cita Bosco dei Santi, inglobandola presumibilmente in Mortizza. Mancanza scusabile, perché in fondo avendo anch’io trattato brevemente delle frazioni, ricordavo come le molte testimonianze di Bosco dei Santi, luogo di eremitaggio e carità cristiana, erano state rase al suolo, tra queste la chiesa di Sparavera e le antiche residenze. Si intuisce così che risiedo a Bosco dei Santi, fossi stato della Val Tidone avrei fatto notare l’assenza delle testimonianze dei Menhir a Monte San Martino a Pianello, fossi stato della Val Nure avrei segnalato la presenza delle pietre di Cassimorenga, una frazione di Ferriere.

Sono testimonianze dell’essere diventato un piacentino. Un piacentino che si tiene aggrappato al proprio campanile, come ogni italiano al proprio Paese.

Ho iniziato ricordando il Natale e la tombolata, vorrei terminare con un altro riferimento della cabala, precisamente il numero settantatré, numero che nella smorfia napoletana rappresenta l’amicizia. Settantatré il numero da assegnare a Renato Passerini, che insieme ad altri ne ha curato la pubblicazione e del libro mi ha fatto dono.

46 comuni, una provincia: Piacenza

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