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Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

A Piacenza qualcosa non va

Ci avviamo, piano piano, melanconici e malconci per gli eventi pandemici, ad un nuovo anno. Mai come adesso si spera l’anno nuovo possa essere completamente diverso da quello in corso

Ci avviamo, piano piano, melanconici e malconci per gli eventi pandemici, ad un nuovo anno. Mai come adesso si spera l’anno nuovo possa essere completamente diverso da quello in corso. Il 2020 è stato, ed è ancora l’anno del dibattito sanitario, un dibattito capillare ed onnicomprensivo, un Leviatano che ha inghiottito qualsiasi altra discussione, un anno dove la paura ha impedito qualsiasi seria e profonda riflessione sulla letteratura, sulla storia, sulla politica.

Parafrasando Lucio Dalla possiamo dire che l'anno vecchio è quasi finito, ed anche se qualcosa ancora qui non va, speriamo in bene, nel prossimo. Non va, ad esempio, che si sia scritto e parlato poco sulla nota vicenda che ha investito la Presidenza del Consiglio Comunale, questione che sarebbe dovuta essere studiata, analizzata ed elaborata nei dovuti modi e tempi. Poi penso che comunque Piacenza è una realtà italiana e come tale si è preferito lasciarla scivolare in una specie di limbo, cioè in quella terra di nessuno, dove si trova chi non ha colpe. Benedetto XVI ha affermato nel 2007 in modo definitivo l'inesistenza del Limbo, per cui chi non ha colpe viene affidato alla misericordia di Dio.  Nel nostro caso però le responsabilità politiche (i peccati) ci sono, palesi e con precisi nomi e cognomi.

Non va che si sia puntato l’obiettivo sul Ritratto di Klimt in modo maniacale (basta vedere il numero delle pubblicazioni) direi in modo inversamente proporzionale al posto che occupa lo stesso quadro nel panorama della vasta produzione dell’Autore. Nel mondo dell’arte altri quadri hanno fatto fortuna in seguito a furti, più o meno appariscenti. Ma a ben guardare sono state opere di diversa e non comparabile levatura. Prima della scoperta del doppio ritratto (siamo nel 1996) e fino alla scomparsa, avvenuta l’anno seguente, pochi ne aveva conoscenza, quasi la totalità dei visitatori nemmeno si accorgeva di quel piccolo quadro messo quasi da parte, in un posto che richiamava poco l’attenzione. Succede così che mentre tutta l’attenzione viene puntata sul Klimt ritrovato di un doppio ritratto di signora, cade il buio sulle tante opere cittadine che meriterebbero attenzione per la loro peculiarità storico- artistico-architettonica!

Non va che a Piacenza si sia potuto verificare un caso come lo scandalo della Caserma Levante, mi verrebbe da omettere il sostantivo Carabinieri, perché è assurdo pensare che dentro un’istituzione come la Benemerita si sia potuto verificare quello che è avvenuto. Ma poi penso a tanti altri episodi che hanno macchiato il nome dell’Arma in varie parti d’Italia ed allora credo bisogna fermarsi a riflettere, anche qui non lasciare scivolare simili episodi in una specie di Limbo in quella terra di nessuno, dove si trova chi non ha colpe. Perché credo che anche in questo caso le responsabilità ci sono, responsabilità che vanno cercate e trovate in una struttura organizzativa che spesso rispecchia la logica conseguenza di precise scelte politiche.

Non va che ogni qualvolta in città si cerca di progettare qualcosa di nuovo si pensi di realizzarlo a scapito di qualcos’altro. Per realizzare un ospedale qualcuno aveva pensato addirittura di costruirlo nel parco della Pertite, ipotesi finalmente accantonata (si spera una volta per tutte, perché a volte purtroppo ritornano!). Non va che si continui a consumare comunque terreno agricolo, mi pare Piacenza in proposito sia la prima in ambito regionale, grazie alla costruzione di capannoni sempre più numerosi e grandi per potere sfamare l’insaziabile fame della logistica (ultima frazione presa di mira Roncaglia).

Non va che si parli di tanto in tanto di sanare aree degradate per dare alla città quel pezzetto di puzzle mancante per farla più bella che pria. Vedere al riguardo il manufatto di Borgo faxhall (se non altro per la contiguità con l’ex Mercato – similes cum similibus congregantur -) che doveva diventare una stazione di pullman ed un parcheggio per pendolari, poi una Galleria, infine è diventato un anonimo Centro Commerciale ingombrante ed invadente. La stessa logica ho paura possa farsi strada con l’ex Mercato Ortofrutticolo. Demolirlo per farne un parcheggio e poi…. Demolire e sotterrare, come per il palazzo ex Enel e… ricostruire! E dire che tante proposte alternative in questi giorni sono state avanzate. Tante idee innovative hanno evidenziato una fame di cultura cui la città ha bisogno. Non va che… lungo sarebbe ancora l’elenco di tutto ciò che non è andato bene in questo sventurato 2020.

Sono convinto che In questa sequenza di “non va”, quest’anno come dei recenti anni trascorsi, ognuno può metterci la sua presa d’atto, dai sostenitori del recupero dell’ex albergo di via San Marco (Pareti docet) per farne un museo verdiano, da chi avrebbe voluto che i resti del teatro romano fossero rimasti visibili, da chi vorrebbe fare dell’ex Mercato una “Cittadella dello spettacolo”, da chi non avrebbe voluto vedere esposti i cavalli di Paladino accanto ai cavalli del Mochi, perché fra loro non può esserci dialogo (tesi Bruna Milani) e perché, a mio parere, sarebbe stato meglio lasciarli stare nella loro montagna di sale a Gibellina, per dove sono stati pensati e collocati una prima volta.

Piacenza è stanca di vedere colate di cemento in riva ai suoi fiumi / è stanca di solitudini, stanca di catene / è stanca di tutte le speculazioni, di tutte le razze / che hanno approfittato delle sue bellezze/che hanno bevuto il sangue del suo cuore. Così parafrasando Quasimodo.

Adesso speriamo che Piacenza possa nel nuovo anno avviare una seria e profonda riflessione sulla sua arte, sulla sua storia, sulla sua politica, non mancheranno gli spunti, nel 2021 ricorrono diversi anniversari: i cento anni dalla nascita di Carlo Alberto Chiesa (uomo delle Istituzioni, ucciso dalla mafia) e di Leonardo Sciascia (che di mafia e di politica ha scritto), dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri (che ha trasformato la politica in poesia). Ed allora speriamo in tempi migliori, speriamo bene!

A Piacenza qualcosa non va

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