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Venerdì, 26 Aprile 2024
Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

Casanova, da Bellocchio a Sciascia (seconda parte)

Considerando la storia travagliata che ebbe il manoscritto di Casanova si può affermare che egli abbia scritto per noi (un noi avente estensione storica si intende), come ebbe a suggerire Piero Chiara nella sua nota da curatore della “Storia della mia vita”, pubblicata in sette volumi da Mondadori nel 1965. Ricordo il formato: copertina rigida, nera, più che un’opera letteraria di un autore la faceva sembrare una enciclopedia, (possederne una, in quegli anni,  rappresentava uno status simbolo.

Il primo incontro con Casanova è stato casuale. Una probabile curiosità adolescenziale. Ma, come scrisse Casanova, anch’io “Amai … tutti gli oggetti fatti per eccitare la curiosità”. E quel libro, comprato in una bancarella, lo rappresentava. La casa Editrice G. Nerbini s.a.s. di Firenze aveva pubblicato proprio nel 1968 un libro titolato “Giacomo Casanova – Memorie delle mie avventure-“, un libro ben illustrato con diverse tavole (le illustrazioni sono state sempre una mia debolezza). Non so fosse un sunto o solo pagine scelte dell’opera originale che  era stata pubblicata dalla stessa casa editrice nel 1900 (traduzione di G. Beccari, illustrazioni di Fabio Fabbi), comunque mi incuriosì (può darsi sia stata anche pruderie adolescenziale),   servì comunque da apripista per successive letture, fino all’incontro con i volumi curati da Piero Chiara..

Ho sempre seguito le tracce di autori che mi hanno  incuriosito fino a giungere alla conoscenza della loro massima e completa creazione letteraria. Casanova lo incontrai, molti anni dopo, in uno dei viaggi, anche a Praga, in un locale dove una targa segnava il passaggio dello scrittore veneto (nulla di eccezionale, aveva viaggiato in tutta Europa!).

A Dux, in Boemia, al servizio del conte Waldstein (a cui Beethoven dedicherà la Sonata per pianoforte in do maggiore) Casanova scrisse la sue memorie. In Boemia conobbe il librettista  Lorenzo Da Ponte, che aveva scritto l’opera del Don Giovanni di Mozart. Non è sicuro abbia partecipato alla stesura del testo, ma mi piace immaginarlo presente, il 29 ottobre 1787, alla prima rappresentazione dell’opera a Praga.

Ecco un tema che mi ha sempre appassionato, il rapporto tra il personaggio di invenzione Don Giovanni ed il nostro reale personaggio Giacomo.  Don Giovanni è un collezionista che non si innamora mai: Leporello, il servo di Don Giovanni, in un'aria notissima recita: “Madamina il catalogo è questo, delle belle che amò il padron mio...” e segue un elenco delle innumerevoli conquiste. Personaggio tragico non è, come sostiene Piero Chiara, il Casanova ma proprio Don Giovanni, come ci confermano i versi, che condividiamo appieno, di Apollinaire: “Don Juan/etait tragique et triste/Ainsi qu’un chat-huant”. Lo stesso poeta Guillaume che nei riguardi dello scrittore veneto così declama: “Je suis Casanova /l’amant joyeux et tendre/je dis à l’Amour va,/ il va sans plus attendre/Cueillir le coeur des belles ”. “Sarebbe stupido confonderlo con un paranoico atleta del sesso” sostiene Bellocchio, anche se “è pur vero che, mentre la sua vita è un cimitero di progetti abortiti o falliti, il sesso è stato l’unico campo in cui Casanova ha quasi sempre raggiunto il suo scopo”. Il secolo di Casanova e la società veneziana identificava l’amore con il fare l’amore. Perciò ogni qual volta Giacomo andava a letto con qualcuna (o anche più d’una contemporaneamente) semplicemente “amava”: seduceva venendo sedotto!

Casanova è stato uno scrittore, scrittore è chi scrive per se stesso. Vecchio e stanco, non potendo compiere più le sue avventure decide di riviverle scrivendole.  Credo sia stato, oltre che uno scrittore, in qualche modo anche un filosofo. Un sincero epicureo, tant’è che così scrive nella prefazione della  Storia della mia vita:  “coltivare il piacere dei sensi fu per tutta la vita la mia principale occupazione, e non ne ebbi mai altra più importante. Sentendomi nato per il sesso diverso dal mio lo amai sempre, e me ne feci amare per quanto possibile”. Ancora: “Felici coloro che senza nuocere a nessuno sanno procacciarsi piacere”. Se non bastasse: “Dio … ci ha dato soltanto sentimenti e doti intesi a renderci felici: amor proprio, desiderio di lode, senso di emulazione, forza, coraggio …”.

Com’è riduttivo considerarlo (ed il più delle volte è avvenuto) soltanto l’erotomane delle gesta libertine di un’epoca!

Casanova, da Bellocchio a Sciascia (seconda parte)

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