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Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

Da quesiti filosofici a proposte di pace

Ognuno dovrebbe porsi delle domande preliminari prima di affrontare qualsiasi discussione, come facevano i filosofi dell’antica Grecia quando, nei loro simposi, volevano giungere a conclusioni razionali e condivise.

Seguendo questo metodo dovremmo chiederci: Qual è il compito di un capo di Stato nei riguardi del popolo che è stato chiamato a governare? Cosa bisogna fare per impedire prima e fare terminare poi qualsiasi conflitto, che avrà conseguenze disastrose per la nazione? Qual è in ultima analisi il compito della politica di qualsiasi Stato? chi ha interesse a scatenare un conflitto? Ognuno è libero di dare le risposte che riterrà più opportune, ma prima di parlare di cronaca quotidiana, mi sembra corretto cercare e partendo da premesse condivise, giungere a logiche conseguenze.

La risposta alla prima domanda va da sé: compito di un capo di Stato nei riguardi dei cittadini che, più o meno democraticamente lo hanno eletto (sulle elezioni democratiche dei capo di stato oggi nel mondo dovrebbe essere fatto tutto un discorso a parte, ma lo accettiamo come un postulato matematico, quindi premessa indimostrabile), è garantire la pace, lo sviluppo economico ed un diffuso (ed equo) benessere sociale. Concretamente: Il capo del governo dell’Ucraina è stato capace di assolvere questo compito? Non lo credo proprio. Un eroe non è chi conduce i suoi seguaci ad una morte certa, ma chi dimostra sprezzo del pericolo per difendere e salvare i propri simili o salvaguardare gli interessi della collettività. Nel primo caso potremmo fare rientrare, per restare in ambito nazionale, il carabiniere Salvo D’Acquisto che nel 1943 si sacrificò per salvare tanti civili, nel secondo caso potremmo citare i giudici Falcone e Borsellino uccisi per la difesa della legalità. 

La politica di Zelensky, attore comico e presidente dell’Ucraina, non mi pare sia stata indirizzata per garantire in primo luogo la pace e secondariamente il benessere dei suoi connazionali. Il quadro drammatico delle scene di guerra che ogni giorno attraversano i nostri schermi (ammesso siano tutte reali e si riferiscano al momento attuale: la propaganda in tempo di guerra è un dato universalmente condiviso) ne costituiscono il risultato più eloquente. Un esempio storico in casi simili ci è stato dato dalla Danimarca e dal suo re Cristiano X durante la seconda guerra mondiale, una resistenza pacifica riuscì ad evitare morte e distruzione nella popolazione ed a salvare addirittura moltissimi ebrei (mentre l’Italia praticava attivamente la sua politica antisemita, collaborando con le SS). Mandare il proprio popolo incontro ad un massacro certo, non è una buona politica, come non è una buona politica invocare la pace ed inviare armi, rendendosi complici di ulteriori lutti. Inviare armi è doppiamente deleterio, si entra, al di là di qualsiasi dichiarazione di principio, direttamente in un conflitto con gli strumenti propri che provocano quegli orrori che a parole si vorrebbero eliminare. Le armi non hanno mai prodotto la pace, dirlo è un ossimoro! Lo si è visto in ogni parte del mondo cosa è successo dopo ogni invio d’armamenti, in ultimo nel versante mediorientale, come ad esempio in Afghanistan o in Siria, si sa come poi sono state utilizzate e contro chi sono indirizzate!

È miope la scelta dei governi europei di inviare armi che non cambieranno la sorte del conflitto ma che ne aumenteranno di sicuro il numero di vittime. Mi dissocio, come dovrebbero fare tutti coloro che con le loro bandiere colorate si dichiarano pacifisti dalla scelta del Governo italiano, le mani dei responsabili politici di questa opzione saranno macchiate del sangue di tanti innocenti e ne sentiranno i loro lamenti. Non si può essere contro la violenza e dichiararsi favorevoli alla guerra, la guerra è in primis violenza, è andare contro ogni principio etico. Bisognerebbe far sì che la guerra diventi un tabù come l’incesto: l’incesto è tale, in occidente come in oriente, per qualsiasi razza, per tutte le religioni.

Mi ha colpito durante una manifestazione per la pace vedere una ragazza con una coroncina di fiori gialli e blu tra il biondo dei capelli, alzare un cartello dove si chiedeva l’intervento aereo da parte della NATO: voi ci difendete nell’aria, noi ci difenderemo per terra. È quanto di più assurdo possa essere chiesto oggi, un intervento tale sarebbe la premessa di una nuova e definitiva guerra mondiale. Purtroppo la ragazza ucraina che manifestava per la pace chiedeva, non so se consapevole o meno, un allargamento del conflitto, l’after day di un conflitto, se non mondiale sicuramente europeo. Ma il suo non era una richiesta isolata, credo sia stata una richiesta che partiva da Kiev, da un governo che non aveva saputo trattare per mantenere la pace!

Trattare come avrebbero dovuto costringere a fare le pressioni dei governi europei, che latitanti hanno permesso si arrivasse a questo punto. Sulle tante questioni che sono rimaste aperte dopo la caduta del muro di Berlino, ha fatto comodo voltarsi dall’altra parte. La fine del Patto di Varsavia doveva determinare un cambio di rotta della politica atlantica. La Nato è stata capace solo di continuare ad allargare la propria influenza, ad annettere nuove regioni ad est, così come ha fatto l’Unione Europea. Quando la caduta dell’URSS doveva essere la premessa di una nuova visione politica nei riguardi di tutti i paese dell’ex blocco sovietico, si è pensato bene ad un allargamento del Patto Atlantico e di isolare sempre più solo la Russia.

I conflitti per i confini nazionali e tra le regioni di uno stesso stato, si possono risolvere sempre con trattative politiche, non armando milizie paramilitari come ha fatto nell’ultimo decennio l’Ucraina permettendo una guerra fratricida (sotto lo sguardo indifferente di tutto l’Occidente) e men che meno occupando militarmente prima solo alcune provincie e successivamente tutto uno Stato indipendente e sovrano come ha deciso di fare la Russia.

Attenzione perché le scelte dei nostri governanti cadono e cadranno sulle nostre teste, mentre Zelenzky continua nel suo tentativo di resistere all’esercito russo e nel coinvolgimento della Nato nel conflitto, tutti noi ne paghiamo e ne pagheremo le conseguenze, in termini di risorse energetiche, della tanta attesa ripresa  economica che a questo punto non ci sarà, come non ci sarà nessuna svolta nella ricerca di fonti rinnovabili (torneranno le centrali a carbone e la corsa alle centrali nucleari) con buona pace della nostra Greta Thunberg e delle aspettative delle nuove generazioni. Può l’allargamento dell’Europa e della Natovalere tutto questo? Tutti gli investimenti militari in Ucraina (oggi come ieri) non sarebbero stati più utili se investiti in aiuti economici alla popolazione ucraina?

Infine, per sottolineare il comportamento ipocrita di gran parte dei paese europei, una considerazione su tutte: la direttiva europea sull’accoglienza dei profughi del 2001 viene adottata solo per i profughi cittadini ucraini, i quali sono accolti da tutti i paesi europei con la l’assoluta libertà di movimento tra tutti gli stati, l’Europa è stata unanime in questa scelta. Come mai non si è riusciti a trovare un accordo sugli immigrati che hanno continuato a morire nel Mediterraneo, o meglio ancora sui profughi di guerra provenienti dalla Siria o dall’Afghanistan? Le guerre in altri regioni del mondo non hanno mai provocato rifugiati? E come mai gli stati confinanti con L’Ucraina, come ad esempio la Polonia e l’Ungheria, hanno lasciato morire al freddo al gelo donne e bambini profughi di altre guerre, costruendo muri e fili spinato, mentre adesso spalancano le porte ai cittadini ucraini? C’è, udite udite, chi ha chiesto che venissero accolti solo chi proveniente dall’Ucraina fosse stato ufficialmente cittadino di quello stato, non tutti i profughi proveniente dall’esodo di quella guerra!  Ricordate le domande iniziali: Qual è il compito di un capo di Stato nei riguardi del popolo che è stato chiamato a governare? Cosa bisogna fare per impedire prima e fare terminare poi qualsiasi conflitto, che avrà conseguenti disastrose per la nazione? Qual è in ultima analisi il compito della politica di qualsiasi Stato? chi ha interesse a scatenare un conflitto? Il mondo intero condanna, come è giusto che sia, Putin capo supremo della Russia e del suo esercito per aver invaso l’Ucraina, come unanime condanna va espressa a chi non è stato capace di difendere, come presidente liberamente scelto, ogni singolo cittadino del suo popolo, attraverso trattative diplomatiche, cercando allora il giusto sostegno (e non le armi, come adesso) dell’Europa. Questa guerra dimostra il fallimento della diplomazia, non solo europea, ma mondiale, e di questo dovranno rendere conto ai morti ed ai profughi, così come a tutti noi che ne paghiamo e ne pagheremo le conseguenze, i governi che non sono stati capaci di evitare un conflitto prevedibile. Sono colpevoli in questo conflitto tutti quei governi che non solo non sono riusciti a prevenirlo, ma ne alimentano adesso il proseguimento continuando a fornire armamenti, quindi morte e distruzione, con “gaudio magno” dei fabbricanti di armi. Ma l’Italia si sa è un popolo di eroi, naviganti e santi… “L'Italia è tra le prime dieci nazioni al mondo per esportazioni di armamenti che riguardano per primi gli elicotteri da guerra, seguiti da bombe, cannoni, siluri, razzi, missili e accessori, aerei, navi, sottomarini, ed è al primo posto per le armi leggere”. Sarà stato anche questo un motivo in più per essere stato il governo italiano favorevole all’esportazioni di armi in Ucraina?

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