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Libertà di pensiero

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A cura di Carmelo Sciascia

“Dalle parti di Leonardo Sciascia” per il centenario di nascita dello scrittore

“Dalle parti di Leonardo Sciascia” di Picone e Restivo è la biografia per il centenario della nascita dello scrittore

Ci sono libri che dopo averli letti si richiudono e di essi ci si dimentica, non suggeriscono particolari riflessioni. Di alcuni si apprezza la sintesi finale, l’ultimo capitolo dove finalmente si condensa e si comprende il senso di tutto il libro. Alcuni si leggono perché hanno un titolo ammiccante ed un incipit che strizza l’occhio al lettore, poi tutto il resto è noia.

Poi ci sono i libri. Quelli veri. Quelli che si apprezzano dall’inizio alla fine. E tra questi troviamo, appena letto e fresco di stampa “Dalle parti di Leonardo Sciascia” (Zolfo editore - 2020) scritto a quattro mani da Salvatore Picone e Gigi Restivo.  Vediamo il perché. Gaetano Savatteri inizia la sua prefazione con un’analogia morfologica sulle spirali del guscio delle lumache, servendosi di una valida stampella, quella di Vincenzo Consolo: - “Questo libro è una chiocciola “che vorticando dal profondo viene”-.

Ed ha ragione Savatteri ad usare questo tipo di accostamento morfologico, soprattutto se teniamo conto, come si dovrebbe fare, del termine “morfologia”, termine coniato per la prima volta da Goethe, quel Johann Wolfgang von Goethe che ebbe a scrivere: “L'Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna”.

Il libro come una chiocciola è quindi una spirale carica di rimandi. E più che una biografia su Leonardo Sciascia è una vera e propria topografia. Una topografia, uno studio della morfologia del territorio dove si trovò ad operare, casualmente come conseguenza volontaria, lo scrittore racalmutese.

Il testo percorre tutta la storia, letteraria e biografica di Leonardo Sciascia, così come aveva fatto nel 1996 Matteo Collura con il suo “Maestro di Regalpetra”: libro più che biografico, quasi un romanzo, una sorta di guida alla lettura e alla comprensione delle opere di Sciascia, nato da una ventennale amicizia.

“Dalle parti di Leonardo Sciascia” è invece una topo-biografia di due giovani cultori della conoscenza letteraria di Leonardo che hanno “compatito” (partecipare alle stesse passioni) lo stesso luogo, lo stesso paese e le stesse città dello scrittore, nel senso che hanno sopportato e sofferto le stesse manchevolezze del territorio e della politica e nello stesso modo hanno avuto fiducia nella scrittura come atto di speranza…

L’opera ha il gusto del pane fatto in casa, genuino, fresco, croccante e caldo, costruito inter nos, a partire dal soggetto (Leonardo Sciascia), a proseguire dagli autori (Picone e Restivo), dall’editore (Lillo Garlisi) e dal fotografo (Pietro Tulumello). Generato a Racalmuto nella stessa casa dove Leonardo Sciascia visse e scrisse: un parto a posteriore.  Un libro di paese destinato al mondo intero (come le vere specialità, le più genuine), a tutti coloro i quali vogliono conoscere lo scrittore da vicino, in sua compagnia, passeggiare in Corso Garibaldi o villeggiare alla Noce, andare a Palermo o a Milano, a Parigi o a Madrid. In sua compagnia ed in compagnia dei suoi amici, delle sue opere letterarie.

Anagraficamente non ho potuto far parte dei ragazzi di “Malgrado Tutto”, ma posso dire di averli sempre seguiti, da lontano e da vicino quando e come ho potuto. Lo stesso posso dire di Leonardo Sciascia.

Sono stato un pesce di scoglio che si è incagliato in una rete di un peschereccio d’altura.

Ogni racalmutese, volente o nolente, si è venuto a trovare, nel corso delle proprie esperienze, impigliato nel labirinto ideologico di Sciascia ed a fare i conti con il suo relativismo e la sua ironia. Con i suoi romanzi e le sue storie.

Ho conosciuto Leonardo Sciascia, come qualsiasi racalmutese, occasionalmente e con lui discusso silenziosamente, (io parlavo, lui tacitamente ascoltava). Parlavo, perché si sa l’università è il periodo dove l’eloquenza e la passione politica abbonda ed io studente a Palermo ero tanto eloquente allora quanto silenzioso sono stato negli anni a venire, erano gli anni della sua esperienza al Comune di Palermo 1975/76. L’ho incontrato diverse volte nelle librerie del centro, l’ho anche criticato, forse incautamente com’è proprio dei giovani, per alcune prese di posizione politiche e per le sue tesi sulla profezia di Ettore Majorana sull’atomica (La scomparsa di Majorana). Ho letto solo in seguito la sua corrispondenza con intellettuali e scienziati tedeschi in “Totomodo”, prestigiosa rivista di studi sciasciani diretta da Francesco Izzo.

Torniamo o meglio restiamo “Dalle parti di Leonardo Sciascia”. Al sorriso dell’ignoto marinaio, cui fa riferimento Savatteri, preferisco di Vincenzo Consolo “Retablo”, che considero esteticamente uno dei più bei libri della letteratura del nostro Novecento. Sciascia nel recensirlo così scrive: «Retablo» – dice uno dei più sintetici e usuali dizionari della lingua castigliana – è «conjunto de figuras que representan la serie de una historia ò suceso».  Facile e spontaneo accostare allora questo libro di Picone e Restivo ad un Retablo: un andare e venire dalle città, dai libri, questo gironzolare dalle parti di Leonardo Sciascia risulta essere un intreccio, un susseguirsi di episodi, una rappresentazione di vita letteraria ed umana, in altri termini un Retablo!

I Capitoli di quest’opera sono come riquadri di teloni dei cantastorie siciliani.  Grandi tele che montati nelle piazze di Sicilia, come vele di imbarcazioni, ci trascinavano nel bel mezzo di inauditi fatti di violenza, stragi che avvenivano per gelosie (e le donne ne erano sempre la causa), o per proteste di piazza e sindacali (e i contadini ne erano sempre la causa).

Retablo figura analogica allo spagnolo “caracoles” lumache, strutturalmente s’intende e figurativamente come “una spirale carica di rimandi”. La poesia barocca di Retablo è il corrispettivo estetico dell’essenzialità sciasciana: due facce della stessa medaglia, due mondi e due modi di essere siciliani.

Ci spiega il Savatteri che in Sicilia Caracoles diventa “craculi” gusci vuoti di babbaluci, lumache appunto.

E di rimando in rimando, per una serie di coincidenze, mi viene in mente un modo di dire speculare: “ziti a vasari e babbaluci a sucari nun ponnu mai saziari” (fidanzati da baciare e lumache da succhiare non possono mai saziare). Come certi libri, come questo libro.

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