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Venerdì, 29 Marzo 2024
Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

Il futuro: una chimera?

L’ombra del giorno, film di Giuseppe Piccioni, è ambientato negli anni del fascismo, precisamente nella città di Ascoli Piceno del 1938

Si va al cinema, si vedono storie, ma non solo, si ascoltano musiche e canzoni che ne costituiscono le colonne sonore. Ci sono immagini che continuano a scorrere davanti agli occhi e creano particolari atmosfere, mentre le parole e le musiche continuano a rimbombare nelle orecchie. Grazie al cinema si scoprono registi, attori, canzoni e musicisti di cui prima magari se ne disconosceva l’esistenza. Così è successo che, vedendo L’ombra del giorno, film di Giuseppe Piccioni, alcune immagini continuassero a presentarsi imperterrite alla memoria visiva, con tutta la loro carica simbolica. Il film è ambientato negli anni del fascismo, precisamente nella città di Ascoli Piceno del 1938, XVI anno dell’era fascista. Il film è una storia d’amore che inizia e si consuma nell’atmosfera cupa di quegli anni, anni che non fanno presagire nulla di buono, infatti due anni dopo sarà dichiarata la guerra alla Francia ed all’Inghilterra: “L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente”. In questo modo, chiaramente, il discorso di Mussolini, voce fuori campo, irrompe funesta ad occupare la scena. C’è dicevo una canzone che al film fa da colonna sonora: “vivo” di Andrea Laszlo De Simone. Una canzone triste che ci ricorda struggenti melodie passate, anni Sessanta. E le parole di questa canzone, dopo giorni, continuano a ripresentarsi come un “memento mori”, frase che affonda le radici nell’antica Roma ma che è passata alla storia grazie ai frati Trappisti che ne hanno fatto il loro motto. Ebbene, oggi mi sembra di vivere in quel periodo, negli anni cioè in cui gran parte degli italiani era convinta che il fascismo avesse fatto solo bene all’Italia, dalla creazione di nuove città alle bonifiche, dal fare degli italiani un unico popolo a coronamento del Risorgimento all’aver dato un posto di rilievo alla Nazione nella politica internazionale. Fintanto che non sono arrivate le leggi razziali e la dichiarazione di guerra, e il dover fare i conti con un’amara e triste realtà!

Il pensiero unico della dittatura non ammetteva repliche. Qualsiasi dissenso veniva represso con il manganello e l’olio di ricino. Oggi siamo in una società libera e democratica, ma il controllo dell’opinione pubblica continua imperterrito, non con l’olio di ricino ed il manganello ma con la propaganda ossessiva e martellante, fatta di parole d’ordine indiscutibili ed assolute.  La verità fornita dal fuoco amico della comunicazione di massa è indiscutibile. È sovrana, quindi assoluta. Avete presente il concetto filosofico dell’Assoluto hegeliano che coincide con la Ragione? Ebbene sì, proprio così, la Ragione (puro Spirito) sta sempre dalla parte dello Stato, di chi detiene il potere, quindi di chi governa. La verità di Stato è assoluta, cioè sciolta da qualsiasi legame, restrizione o condizione, verifica e contraddittorio. Oggi non possono esserci posizioni differenti da quelle espresse dai nostri governanti, qualsiasi critica al pensiero unico è considerata una minaccia alla democrazia se riguarda la sfera politica o una minaccia alla salute pubblica come già successo con  i vaccini ed il green pass. Ricordo gli attacchi furenti cui veniva sottoposto negli anni Settanta chi, pur condannando qualsiasi forma di violenza, criticava l’azione governativa che per combattere le bande armate faceva appello alle leggi speciali, allo stato di polizia. Era la presa di posizione chiara ed onesta di tanti intellettuali, ne cito per capirci solo alcuni: Sciascia, Pasolini, Moravia. Questi scrittori (intellettuale non si dovrebbe usare più, è oramai diventato un equivoco riferimento politico) erano stati oggetto di attacchi feroci per il solo fatto che avevano criticato, con plausibili motivazioni, una gestione del potere lontana dai dettami costituzionali, ed erano quindi contro lo Stato così come veniva gestito e rappresentato dai maggiori partiti in quel preciso momento storico. Oggi cercare e parlare delle cause, indicare le responsabilità degli Stati e degli Organismi coinvolti nella guerra in Ucraina, diventa difficile, perché qualsiasi tentativo di capire è considerato una precisa scelta di campo, qualsiasi pacifista rischia di venire additato come nemico della libertà e della democrazia, colpito a morte da una raffica di penne di regime.

La storia si ripete. Si ripete sempre, ogni qual volta si fa appello alla Costituzione e se ne richiamano i dettami, si viene isolati e messi alla berlina: è successo per i tanti interventi militari in cui l’Italia ha dato il proprio contributo, ha partecipato cioè attivamente con il proprio esercito a guerre anche quando andavano contro qualsiasi logica democratica: volontà popolare ed interesse nazionale.

Gli italiani, a netta maggioranza cristiana, non dovrebbero dimenticare il Generale Franco, alfiere del cattolicesimo romano, che giustificò il bombardamento di Guernica per ristabilire l’ordine e demoralizzare i repubblicani. Oggi nessuno può appellarsi alla teoria della guerra giusta, papa Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris ha affermato il principio che nessuna guerra può essere considerato uno strumento adatto per rivendicare diritti violati! Questo per ricordare ai tanti pennivendoli che fanno appello alla dichiarazione di principio secondo cui possono esserci delle guerre giuste. Non è mai esistita una guerra giusta, la guerra è sempre fuori da qualsiasi principio religioso ed etico!  Nessuna guerra può rientrare nei dettami della divina Provvidenza.

Tornando al film, perché di questo volevo parlare, anche se il momento contingente mi ha portato altrove, ricordo le parole della colonna sonora di Andrea Laszlo De Simone che ci ricorda la precarietà esistenziale in un mondo che non dà nessuna spiegazione razionale. Ad ognuno di noi non rimane che cercare di vivere il momento, di cogliere l’attimo prima che smetta di esistere: il futuro è una chimera. Ogni nostro piccolo ideale sta per essere consumato (in questo caso quello della pace), bruciato come una sigaretta appena fumata. Si sa la vita non è perfetta, ognuno può godere solo dei piccoli momenti che riesce a rubacchiare, perché si muore troppo in fretta: “tu lo sai che ti conviene/ Finger di non sapere”. Dal film alla realtà: non si può fingere di non sapere che inviare armi è partecipare ad una guerra. Chiedere, come continua a invocare qualche politico, l’intervento armato diretto del nostro, come di altri paesi europei, vuol dire dare il via ad un conflitto mondiale. Una guerra che poteva essere evitata rischia, per gli assurdi e continui appelli interventisti, a diventare l’unica guerra di cui i libri di storia non potranno narrare le gesta perché non ci sarà più nessuno a poterla leggere ed ascoltare: Il futuro spero, per vanagloria di pochi, non diventi una chimera!

Il futuro: una chimera?

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