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Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

La Trattativa, da Teorema a Sentenza

Il 23 gennaio del 1994, si giocava la terza partita di ritorno del campionato di serie A. A Milano, il Piacenza perdeva l’incontro con il Milan per due a zero. La data potrebbe sembrare insignificante per chi di calcio, allora come adesso, non se ne interessi. Ma è una data significativa per la politica italiana. Fu proprio dalla tribuna del Meazza, finita la partita, che Berlusconi annunciava di voler scendere nel campo della contesa politica. A rinfrescarci la memoria, su quella partita e quella data, è un giornalista Antonio Padellaro, autore di “La strage e il miracolo” (edito PaperFist by il Fatto Quotidiano – 2020). Quello stesso giorno a Roma, allo stadio dell’Olimpico, si giocava un’altra partita: Roma-Udinese. Vinta dall’Udinese: due a zero!

Il tema principale del libro di Padellaro non è propriamente la vicenda sportiva anche se come tifoso (abbonamento Distinti N. 00014) è sugli spalti, quel pomeriggio, a seguire l’incontro. La cronaca sportiva diviene il pretesto per parlarci di vicende molto più intricate e complesse che riguardano gran parte della storia contemporanea di questa nostra Italia. In quella partita, in quella data, perché fu proprio imputati-2il 23 gennaio del 1994, la mafia all’Olimpico doveva compiere una delle stragi più spettacolari, tra le tante che da anni insanguinavano, da Nord a Sud, l’Italia. Obiettivo quel giorno era far saltare in aria una Lancia Thema imbottita di tritolo e tondini di ferro in uno stadio, come l’Olimpico di Roma, affollato di ben 44 mila tifosi. La strage dell’Olimpico sarebbe dovuta essere la logica conclusione dei tanti attentati che in quegli anni si erano succeduti. Avrebbe messo in ginocchio il Governo. Sarebbe stato probabilmente l’ultimo approdo della famosa trattativa Mafia-Stato o della trattativa Stato-Mafia, visto che sono presenti come attori comprimari eminenti personalità della politica e dello Stato come anche autorevoli esponenti del mondo mafioso. Alcuni dei nomi che ricorrono frequentemente nell’opuscolo del giornalista romano sono gli stessi che troviamo in un altro libro che ha visto la luce in contemporanea, nello stesso mese di Giugno di questo anno: “Il Patto Sporco” un’intervista al magistrato Nino Di Matteo (Chiarelettere editore-2020). Il caso ha voluto che si susseguissero nelle mie letture, come se i personaggi si cercassero, in un girotondo di richiami e rimandi: protagonisti principali di un processo durato cinque anni e che faticano a lasciare la scena. Nino Di Matteo è stato uno dei magistrati che ha perseverato nelle il patto sporco-2indagini, nonostante silenzi, depistaggi e pressioni politiche ai massimi livelli istituzionali, fino a giungere al processo Stato-Mafia, conclusosi alla Corte d’Assise di Palermo nel 2018. La motivazione della sentenza è raccolta in 5252 pagine che riassume la Trattativa, le stragi e gli attentati compiuti tra il 1991 ed il 1994. Chi come me ha attraversato la Storia (per il meccanico ed inarrestabile susseguirsi cronologico degli anni da più di mezzo secolo) ed ha seguito (per volontarie scelte letterarie e culturali) le tante cronache che hanno alimentato le trame (note o oscure) di cui la Storia italiana è imbastita, potrebbe fare un dettagliato elenco di quegli anni. Per brevità si ricordano gli eventi più clamorosi. Sinteticamente: le stragi di Capaci (Giovanni Falcone e la scorta) di Via D’Amelio (Paolo Borsellino e la scorta). Gli omicidi dell’onorevole Salvo Lima e dell’esattore Ignazio Salvo. Gli attentati di Firenze (via Georgofili - 5 morti), di Milano (via Palestro – 5 morti) di Roma (tre autobombe).

Nell’Appendice a “Il Patto Sporco”, sono riportati diversi articoli di Saverio Lodato, l’intervistatore del PM Di Matteo, in un articolo del 19 Novembre 2015 descrive, con certosina precisione, la netta linea di demarcazione tra un Loro ed un Noi. Non è necessario avere spiccata fantasia per dedurre le caratteristiche proprie che intercorrono tra i due Pronomi, nell’articolo sono ben descritte le differenza e si sottolinea con cognizione di causa l’unico modo di vivere l’antimafia. Un Noi e Loro che viene riportato anche nell’opuscolo di Padellaro, dove tra Loro riveste un ruolo preminente la famigli mafiosa dei Graviano di Brancaccio e di Gaspare Spatuzza (l’esecutore materiale di tanti delitti, tra i quali figura l’uccisione di Don la strage il miracolo-2Puglisi).

La Trattativa ebbe inizio quando gli Ufficiali del ROS contattarono per la prima volta Vito Ciancimino, quale intermediario di Reina, per conoscere le condizioni poste dalla mafia per abbandonare la strategia stragista. Strategia che ha inizio con la sentenza definitiva della Cassazione del 1992 che confermava le condanne del maxiprocesso di Palermo.

L’epilogo della Trattativa è proprio rappresentato dal dispositivo della sentenza della Corte d’Assise di Palermo del 2018 che vede condannati i vertici del ROS i Generali dei Carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni ed il Capitano Giuseppe De Donno, nonché il senatore e fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, oltre a Leoluca Biagio Bagarella, Antonino Cinà e Massimo Ciancimino. L’articolo del c. p. cui si fa riferimento è il 338 “Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti”.

Questa storia, non è una storia inedita. È una “consecutio temporum”. È una storia “secondaria” che si lega ad una storia principale. È la storia d’Italia. Nel 1945 in Sicilia sbarcano gli Americani, da una parte ci sono i partigiani che combattono per liberare l’Italia dal fascismo, dall’altra vengono imposti dei mafiosi al comando dei Comuni siciliani (Rapporto Scotten). Un paio di anni dopo assistiamo alla strage di Portella della Ginestra in occasione dei festeggiamenti per il Primo Maggio, i contadini e le loro famiglie vengono barbaramente massacrate del bandito Salvatore Giuliano, i mandanti furono indicati in alcuni onorevoli monarchici e democristiani. Di vicende come questa è costellata la nostra storia unitaria e contemporanea. Come non ricordare la lunga e sanguinosa scia delle stragi di Stato che dagli anni Sessanta in poi hanno insanguinato tante piazze delle nostre città? Il nostro è uno Stato che indaga e depista contemporaneamente. Vittima e Boia. Da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna, dall’assassinio di Moro a quello di Paolo Borsellino. Come hanno scritto, per i libri che mi trovo oggi sottomano, Antonio Padellaro, Nino Di Matteo e Saverio Lodato, è giunto il momento di scegliere tra Noi e Loro. Anche a Piacenza abbiamo bisogno di profonde riflessioni e di scegliere, alla luce dei recenti avvenimenti, da che parte stare tra un Noi ed un Loro. Tenendo ben presente che a Noi piacciono i magistrati vivi che indagano bene in ogni direzione, a Loro i magistrati antimafia, da morti; a Noi andare in fondo, cercare sempre la verità, se non assoluta, la più plausibile, a Loro girarsi dall’altra parte in un eterno letargo; a Loro simpatizzare con politici corrotti o collusi, perché così fan tutti, a Noi liberare la politica da qualsiasi interesse privato e farne un utile strumento per una società migliore, a Noi… a Loro: ognuno può continuare, a proprio piacimento ad indicare e scrivere frasi e perifrasi…  

La Trattativa, da Teorema a Sentenza

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