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Libertà di pensiero

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A cura di Carmelo Sciascia

“Parassiti, ladri e complici: così gli italiani evadono (da sempre) il fisco"

Una delle riforme più attese in questi giorni, che il governo si appresta a fare riguarda il fisco. Un impegno di questo Parlamento e del governo Draghi che si dovrà materializzare, a quanto sembra, in tempi brevi.

È stata da poco approvata nel Consiglio dei Ministri la legge delega per la revisione del sistema della tassazione, ma deve trascorre ancora più di un anno perché la legge possa essere scritta nei dovuti dettagli, un anno e mezzo per la precisione.  È una delle principali riforme previste dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e resilienza). Uno dei punti della prevista riforma è la una auspicabile riduzione dell’evasione e dell’elusione fiscali. La lotta all’evasione dovrebbe essere preminente perché a conti fatti rappresenta un dovuto atto di giustizia sociale nei riguardi della stragrande maggioranza del popolo italiano. Non può esserci riforma credibile se lo Stato rimane impotente nei riguardi di buona parte dei suoi debitori, non si dimostra cioè in grado di recuperare buona parte dell’enorme patrimonio che va sotto il nome di evasione fiscale. Discussione sempre presente in tutti i governi ma che nessuno governo ha avuto finora la capacità di affrontarlo in modo serio e definitivo.

Il Governo Draghi sembra avere l’autorità e l’autorevolezza di andare fino in fondo anche perché il periodo da Gennaio a Novembre del 2020 ha visto un crollo del gettito dato dalla lotta all’evasione fiscale del 32 per cento, difficile superarlo. In attesa allora di una grande e radicale riforma fiscale che dovrebbe iniziare dal calcolo dell’IRPEF, è necessario capire come è diventata oramai irrinunciabile una seria lotta all’evasione e come basterebbe la semplice modifica di un qualche decreto legislativo, come ad esempio il numero 471 del 18 Novembre 1997, per dare un segnale preciso in questo senso.

Un assist in questa direzione ci viene dal libro “Parassiti” (PaperFist-2021) opera di tre giornalisti che hanno lavorato per diverse testate: Primo Di Nicola, Antonio Pitoni e Ilaria Proietti.

Il sottotitolo è esplicativo: “Ladri e complici: così gli italiani evadono (da sempre) il fisco”.

Se infatti, questo il loro suggerimento, si ponesse una sanzione severa per gli evasori tale da prevedere, dopo sanzioni passate in giudicato, la sospensione o la cancellazione dall’albo o dall’ordine professionale, come la sospensione o la revoca di licenze, concessioni o autorizzazioni per l’esercizio di imprese o di attività di lavoro autonomo, sarebbe un segnale forte che scoraggerebbe i tanti evasori e darebbe nello stesso tempo fiducia a tutti quei cittadini che pagano regolarmente le tasse.

L’Italia è stata la patria di provvedimenti che favorendo gli evasori hanno generato consenso politico, basti pensare alla “remissio tributi” dell’imperatore Adriano che cancellò tutti i debiti dei contribuenti: sedici anni precedenti alla sua presa del potere. Così si è proseguito, da imperatore ad imperatore nella Roma antica, da regnante a regnante nella Roma monarchica, da governo in governo nell’Italia repubblicana, per duemila anni e più!

Adesso è giunta l’ora di dire basta a condoni, scudi fiscali, rottamazioni e sanatorie di ogni tipo.

Il libro ci presenta la situazione odierna ad iniziare con la cifra spaventosa dell’ammontare dell’evasione fiscale e fa l’elenco dettagliato delle promesse dei tanti governi che si sono succeduti nell’Italia del dopoguerra ad oggi, sono riportate le testuali dichiarazioni dei Capi Governo e dei vari Ministri. Sembra, visto il seguito che hanno avuto le loro dichiarazioni, un testo per barzellettieri.

È necessaria una vera e propria rivoluzione culturale in questo paese dove pagare le tasse, non sia solo un obbligo amministrativo ma un imperativo morale. Concetto comunque già in parte presente in diversi strati della popolazione, in quella parte di cittadini e contribuenti onesti che spesso hanno manifestato contro l’immobilismo legislativo nel campo dell’evasione fiscale che tanto danno ha arrecato e continua ad arrecare alle casse dello Stato e di conseguenza a tutti noi.

I cittadini hanno piena consapevolezza del fatto che devono sobbarcarsi il peso di chi le tasse non le paga e che, di conseguenza, non riceve quei servizi che dovrebbe ricevere secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione, ad iniziare dal diritto alla salute.

La sottrazione di denaro pubblico alle casse dello Stato minaccia la coesione democratica perché toglie risorse essenziali per finanziare lo stato sociale e ripianare il debito pubblico.

Senza risorse si sa che qualsiasi riforma parte monca, come si sa anche che è difficile mantenere l’esistente, la stessa manutenzione dell’ordinario diventa impresa ardua, come assicurare i servizi minimi ai cittadini ed erogare i livelli base dei servizi pubblici e sociali.

Perché a soffrire maggiormente la mancanza di servizi sono le fasce più deboli della popolazione, dai bambini ad una popolazione anziana che rimane abbandonata a sé stessa, nella propria solitudine ed isolamento, perché privi di servizi di prossimità come un ambulatorio medico o privi di una decorosa assistenza negli ultimi anni della loro esistenza.

“Parassiti, ladri e complici: così gli italiani evadono (da sempre) il fisco"

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