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Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

«Piacenza Nord o Basso Lodigiano? Bobbio o Palazzolo Acreide?»

Questi due episodi, dovrebbero fare riflettere sul concetto di appartenenza ad una comunità

La stampa e l’opinione pubblica hanno registrato e sono stati attenti osservatori di due casi, a prima vista differenti tra loro, cui Piacenza ed il suo territorio sono stati protagonisti. Dapprima la discussione sul cambio della cartellonistica autostradale, da febbraio di quest’anno l’uscita dell’autostrada del sole Piacenza Nord viene sostituita con Basso Lodigiano. Il merito dell’operazione va all’onorevole della Lega Guido Guidesi (originario di San Rocco al Porto), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del primo Governo Conte. Geograficamente corretta la scelta, essendo l’uscita autostradale in territorio lombardo, a Guardamiglio per l’esattezza, in Provincia di Lodi. Solo che la via più breve per raggiungere il centro di Piacenza, provenendo da Nord, è proprio quell’uscita, considerato che l’uscita di Piacenza Sud è oltre il centro cittadino, quindi per raggiungere il centro della città bisogna fare più strada e tornare indietro. Una contraddizione toponomastica che ha coinvolto i piacentini che si sono accapigliati nelle più disparate prese di posizione. (Come dimenticare il bellissimo intervento di Marco Bosonetto che suggeriva di sostituire alla scritta “Stop” negli incroci di Piacenza con il vernacolo “Fermat!”). Certo che nel corso dei secoli sono state tante le scoperte geografiche, la toponomastica si è dovuta adattare di volta in volta e spesso cambiare denominazione, ma mai la storia della nomenclatura aveva assistito ad una dicotomia così stridente! Adesso il problema torna di attualità: Il Consiglio comunale approva all’unanimità una mozione che chiede agli organi preposti il ritorno della scritta Piacenza Nord. Anzi, l’aggiunta all’attuale scritta Basso Lodigiano anche di Piacenza Nord, togliendo la scritta che indica l’uscita di Piacenza Sud per raggiungere il centro città. Finalmente potrebbe tornare la pace tra territori limitrofi. Il risultato sarebbe una giusta sintesi, sommatoria delle due diverse esigenze territoriali. Si potrebbe dire in termini filosofici: Una dicotomia che si risolve in una sintesi frutto di un procedimento dialettico, dove la sintesi e l’antitesi sembravano essere inconciliabili.

Philippe Daverio-2In questi giorni un’altra polemica investiva il piacentino. Bobbio otteneva nella trasmissione di Raitre “Kilimangiaro” il primo posto, il 20 Ottobre ottiene il titolo di Borgo dei borghi d’Italia per il 2019. Cittadina carica di storia e di cultura, posta in una delle valli più belle del mondo a detta di Hemingway (nel 1945, corrispondente di guerra americano, lo scrittore giunto a Marsaglia, proveniente da Chiavari, avrebbe esclamato: “Oggi, ho attraversato la valle più bella del mondo”). Qui bisogna fermarsi e fare attenzione, perché da una parte potrebbero risentirsi gli abitanti delle altre valli piacentine, che non hanno nulla di meno quanto a bellezze paesaggistiche, della Val Trebbia. E dall’altra, come contraddire coloro i quali sostengono che Hemingway era un amante della buona cucina e soprattutto dell’alcool? Ma non è questa diatriba che ci interessa dirimere oggi, quanto la polemica che c’è stata nei giorni seguenti. E cioè visto che il voto popolare aveva favorito la diretta concorrente, la siciliana città di Palazzolo Acreide, come mai aveva vinto Bobbio? Semplice, il verdetto finale era stato ribaltato dal voto della giuria televisiva presieduta dal noto critico Philippe Daverio. Essendo il Daverio cittadino onorario di Bobbio avrebbe potuto presiedere una giuria che vedeva come partecipante-concorrente proprio la sua città d’adozione? Partendo da questa premessa vi è stata una levata di scudi di alcuni rappresentanti isolani, sulla legittimità del risultato finale della gara, visto il palese conflitto di interesse. A queste proteste seguiva l’intervista in un’altra trasmissione televisiva (Le Iene) dove il noto critico non solo rispondeva per le rime a chi lo aveva criticato di essere stato scorretto nel “ribaltone”, ma usava “indelicate espressioni” contro la Sicilia ed i siciliani tutti.

Questi due episodi, dovrebbero fare riflettere. Riflettere sul concetto di appartenenza ad una comunità. Il primo episodio riguarda una semplice scritta, una semplice segnaletica che per una perversa concezione di appartenenza territoriale e di comunità, spreca tempo e denaro dei contribuenti, che potrebbero essere meglio spesi per le reali esigenze della collettività. A proposito della famigerata scritta si sono viste contrapposte posizioni di onorevoli appartenenti ad uno stesso governo, perfino distinte prese di posizioni di appartenenti ad una stessa formazione politica. Il secondo episodio fa riflettere sulla capacità (credo tutta italica), di trasformare un gioco, un bel gioco televisivo, in una scorribanda di interessi particolari. La premessa dovrebbe essere: tutti i borghi d’Italia sono belli, sono dei tesori, dei veri e propri scrigni d’arte, attraverso questa trasmissione, come servizio pubblico, li pubblicizziamo tutti. Tutti, indistintamente, perché ognuno ha delle peculiarità che sono proprie e ne fa un unicum storico-culturale. Anche in questo caso non ci sono stati politici di diverso schieramento che si sono contrapposti, ma spesso politici dello stesso partito, anche se geograficamente distanti. Anche in questo caso per un concetto malsano di appartenenza territoriale e di rappresentante delle esigenze locali. Si potrebbe scrivere a lungo sul concetto di Campanile. Il Campanile è simbolo identitario di una comunità, rappresenta l’unità linguistica, di tradizioni, di cultura. Purtroppo credo che si perpetui in Italia il concetto del “particulare” del Guicciardini, concetto bene espresso dal De Sanctis che così lo sintetizzò: “Il dio del Guicciardini è il suo particolare. Ed è un dio non meno assorbente che il Dio degli ascetici, o lo stato del Machiavelli. Tutti gli ideali scompaiono. Ogni vincolo religioso, morale, politico, che tiene insieme un popolo, è spezzato. Non rimane sulla scena del mondo che l'individuo”. Quell’individuo che litiga sul primato della propria città o dell’insegna che meglio pubblicizza il proprio territorio. A proposito di campanilismo leggo su Wikipedia: -“Altri esempi di campanilismo sono quello tra Pescara e Chieti, quello tra i pescaresi e gli aquilani per la rivendicazione del capoluogo di regione dell'Abruzzo, quello tra Palermo e Catania, tra Pisa e Livorno, tra Sassari e Cagliari, tra Napoli e Salerno, tra Brescia e Bergamo, tra Udine e Trieste e tra Parma e Reggio Emilia e tra Verona e Vicenza”- Nulla viene detto sul campanilismo tra Piacenza e Parma o tra Piacenza e Cremona, come la mettiamo? Come minimo una interpellanza parlamentare la suggerirei, come massimo vieterei la consultazione Urbi et Orbi della stessa Wikipedia. Con buona pace della globalizzazione della Rete!

«Piacenza Nord o Basso Lodigiano? Bobbio o Palazzolo Acreide?»

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