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Giovedì, 28 Marzo 2024
Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

Stephen King: Guns, un particolare concetto di democrazia

Ci sono posti nel mondo così lontani tra loro che sembrano non doversi mai incontrare. Ma l’uomo ha comunque la capacità di varcare qualsiasi confine e di internazionalizzare gli eventi, l’ha sempre fatto con strumenti di comunicazione primitivi figurarsi oggi nell’era della tecnologia informatica. Succede così che un libro pubblicato in America in formato Kindle Single nel 2011, venga tradotto e pubblicato in Italia esattamente dieci anni dopo. Premesso che dieci anni non sono esattamente i tempi previsti dai moderni sistemi di comunicazione, li consideriamo comunque accettabili, data la finalità etica della pubblicazione. Ci sono quartieri e situazioni di certe metropoli americane che hanno dei tratti comuni con città nostrane. Non menzioniamo adesso le realtà straniere che ognuno, secondo la propria sensibilità, potrà accostare, citiamo solo un quartiere di Napoli che tutti conosciamo. Per i fatti di cronaca, per le indagini e le inchieste giornalistiche: Scampia. Scampia, il quartiere delle Vele, dove la disoccupazione occupa il primo posto mentre la droga e lo spaccio vengono ritenuti la principale fonte di sopravvivenza, l’unica attività economica.  Ebbene proprio a Scampia l’editore Marotta & Cafiero pubblica nell’Aprile di quest’anno un libro di Stephen King “GUNS” con un esplicito sottotitolo “contro le armi”. Le venticinque pagine dell’edizione americana del 2013 (il formato Kindle era del 2011), diventano circa cento nell’edizione italiana.

Il secondo emendamento della Costituzione americana così recita: “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”. Il diritto di detenere armi negli Stati Uniti equivale al diritto di voto come al diritto alla libertà personale.

Considerata l’inviolabilità del dettato costituzionale l’Autore, in questo pamphlet, partendo dal principio che le armi da fuoco sono armi non strumenti, e che le automatiche e le semiautomatiche sono armi di distruzione di massa, avanza delle “misure ragionevoli”, in realtà timide riforme che ne limitino l’uso.

Elenchiamo sinteticamente: Controllo completo e generale dei precedenti dell’acquirente, un più lungo periodo di attesa, una maggiore riflessione sulle possibili e drammatiche conseguenze cui si va incontro usando le armi impropriamente, ciò potrebbe ridurre il numero degli aspirati killer (mai come in questo caso il termine killer risulta più appropriato che sicario). Vietare la vendita di armi d’assalto per l’elevata capacità di offesa, considerato il numero di proiettili cui dispongono. Vietare la vendita di caricatori con una capacità superiore a dieci colpi. Tutto qui?

In fondo sono richieste che King considera ragionevoli, a mio avviso sono proposte molto timide per davvero. La presa di posizione di King è comunque giustificabile, trova limite oltre che in quel famoso secondo emendamento, soprattutto nella potente NRA. La NRA (Rifle Association of America) è la lobby più potente del pianeta la cui missione è “proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti” e la Costituzione a loro avviso si difende con le armi, non con un esercito, ma armando ogni cittadino d’America. Praticamente senza un popolo armato non c’è democrazia, non a caso ipocritamente sostengono che i paesi dove non ci sono abbastanza armi in mano ai privati c’è dittatura!

Credo sia l’esatto contrario. La colpa del dilagare della violenza, ed in particolare dell’uso delle armi, viene attribuita ad una certa violenza predominante nei libri, nei videogiochi, nel cinema. Niente di più falso sostiene il Nostro, è un argomento che viene usato in modo subdolo falsando i dati reali. I danni maggiori derivano invece da una cultura popolare che viene modellata attraverso canoni televisivi che abbassano il livello intellettivo, che impongono un’ideologia individualista basata sull’apparire, un’estetica che impoverisce qualsiasi spirito critico e razionale. Quando leggiamo di armi, di organizzazioni e di lobby delle armi, sembra che il discorso debba riguardare solo gli Stati Uniti, ma sembra non sia proprio così. Dove esistono forti interessi economici si formano per forza di cose delle consorterie, e tutti sappiamo come forti interessi ruotino attorno all’industria delle armi anche da noi. Lascio al lettore il piacere della ricerca, di scoprire le tante associazioni che difendono e rappresentano gli interessi delle armi. Se negli ultimi anni, nel nostro paese, si sono avuti dei decreti che riguardavano la sicurezza lo si deve anche alle forti pressioni di particolari lobby nostrane. I decreti, come qualsiasi legge, anche se portano la firma di un determinato ministro, sono frutto di interessi economici come di un particolare clima allarmistico che viene alimentato ad arte. Le lobby insistono su quei partiti desiderosi di prendere voti e di avere un’egemonia nell’area moderata, si fanno artefici di vere e proprie campagne pubblicitarie per creare un clima di esasperazione in modo da indurre il cittadino alla convinzione di proteggersi con il possesso delle armi. Tanto potrebbe essere ancora detto e scritto, per brevità si ringrazia Stephen King di averci dato modo di aprire una riflessione nel mondo delle armi e di ricordarsi che l’Italia, la pacifica e mite terra di poeti navigatori e santi è la prima nazione, in rapporto alla popolazione, tra i paesi europei per omicidi con arma da fuoco. Meditate gente, meditate!

Stephen King: Guns, un particolare concetto di democrazia

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