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Giovedì, 25 Aprile 2024
Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

Sul populismo

Cos’è il populismo? Una domanda così diretta dovrebbe avere una risposta altrettanto precisa e definitiva

Potrei iniziare, diversamente dal mio modo di procedere, con una domanda perentoria, che come tale avrebbe bisogno di una risposta altrettanto secca ed immediata. Ma vedremo che così non può essere. Non ci può essere una sola precisa domanda, come non può esserci risposta univoca e definitiva ad una questione complessa come il “Populismo”. La domanda: cos’è il populismo? Una domanda così diretta dovrebbe avere una risposta altrettanto precisa e definitiva. Mi verrebbe di parafrasare Gaber nella sua famosa canzone “cos’è la destra cos’è la sinistra”, soliloquio che elencando una miriade di luoghi comuni sostanzialmente elude una vera risposta concreta. Così si potrebbe dire del concetto di populismo. Si potrebbero elencare una serie di convincimenti inclusivi come elusivi, il tentativo di definirlo risulterebbe comunque evanescente. Il populismo lo si fa risalire in Italia a Berlusconi, per due motivi: uno la capacità di usare in modo totalizzante i mezzi di comunicazione di massa (giornali, televisioni, videomessaggi, presenza spasmodica in ogni dove) ed in secondo luogo perché fa continuamente riferimento al termine Libertà e Popolo, “il Popolo della Libertà” era il suo oggetto e soggetto politico, unico suo referente.L'Uomo qualunque-2

Mi meraviglio come nessuno parlando di populismo, pur riferendosi a politiche del secolo scorso, abbia considerato il termine “massa” e lo abbia riportato nel casellario populista.

Infatti il popolo può identificarsi con un altro termine in auge negli anni del dopoguerra e fino agli anni 80, il termine “masse”, non a caso le cosiddette masse popolari erano l’esclusivo referente politico dello scomparso Partito Comunista.

Ma andando ancora a ritroso abbiamo avuto anche un partito che potrebbe oggi definirsi populista: il Partito Qualunquista. Il programma del suo fondatore Giannini si può così riassumere: la creazione di uno Stato con un certo numero di tecnici specializzati che siano capaci di organizzare una folla, cioè un popolo, un insieme indefinito di persone. Una Folla informe che non ha nulla in comune con il principio di cittadinanza, il cioè cittadini che possano partecipare alla vita attiva della nazione. A queste prese di posizioni storiche di ben determinate organizzazioni, si devono aggiungere le numerose giravolte di leader politici che hanno cambiato casacca ideologica di tanto in tanto, a seconda della convenienza del momento, riportando alla ribalta il Popolo, come soggetto imprescindibile di scelte più o meno democratiche.

La difficoltà di trovare una definizione univoca di populismo dipende dal fatto che ci sono stati e ci sono ancora Partiti ed uomini politici e di Governo che sono in certe occasioni populisti, mentre non lo sono affatto in momenti successivi. Caso recentissimo Giuseppe Conte che come capo del suo primo governo (giallo-verde) dichiara apertamente di essere populista e come tale ne persegue il programma politico. Nel suo secondo mandato di governo (giallo-rosso) diventa europeista e fermamente anti sovranista.

Per questo, mi sono chiesto tante volte come si fa a definire populista un partito o un leader, ma non sono mai giunto a darmi risposte esaurienti ed esaustive.

Nell’ultimo lavoro Stefano Feltri, giornalista e direttore di “Domani” nel suo ultimo libro “Tornare cittadini” (Giulio Einaudi Editore-2021) cerca di dare una definizione quanto più possibile vicina alla realtà del concetto di populismo contemporaneo.  Distinguendo a d esempio un populismo economico, proprio dei paesi latino-americani, che si basa su una politica finanziaria che porta ad una inflazione esplosiva con successiva bancarotta ed un populismo culturale, quale quello europeo che fonda la sua ragion d’essere su un concetto etnografico di appartenenza che vede il nemico comune nell’immigrato e nella globalizzazione. Il populismo europeo si può manifestare con una pretesa superiorità, anche economica, rispetto ad altri stati tanto da imporre cambiamenti di rotta nella politica estera e/o comunitaria (la Brexit ne è un caso lampante. Un’altra forma di populismo può concretizzarsi nel tentativo di trasformare il sistema democratico in una democrazia illiberale (Polonia docet).

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Altri partiti hanno fatto la loro fortuna nel contrapporre il popolo alla élite. Tipico il caso del Movimento 5 Stelle che ha raggiunto l’apice delle sue manifestazioni con il famoso “V day”, era il 2007, in termini elettorali e politici sembra sia passato un secolo, la protesta allora era contro la politica ed i politici tout-court. Il Movimento fautore della democrazia diretta (Piattaforma Rousseau), quando è approdato in Parlamento, è entrato subito in fibrillazione: si è trovato nella difficoltà di gestire il consenso non con la democrazia diretta ma nell’ambito della democrazia rappresentativa, come previsto dalla nostra Costituzione. Anche in questo caso abbiamo assistito ad cambio di programma a 360 gradi, da movimento anti euro a partito europeista, da “soli e mai con gli altri” ad alleanze prima con partiti di destra e poi con quelli di sinistra.  Da mai a governi tecnici a sostenitori della massima espressione finanziaria europea: Draghi, già presidente della BCE! Lo stesso dicasi per la Lega, l’altro Partito considerato populista in Italia, l’unico che si era opposto al governo Monti, partecipa oggi al governo Draghi, un modo veloce e sicuro per tornare a gestire fette di potere (ed occupare poltrone) dopo la sbronza del “Papeete”.

Il libro di Feltri è un buon compendio per conoscere una completa ed internazionale bibliografia sull’enigma populista, mentre indica una generica e semplice presa di coscienza collettiva a salvaguardia delle nostre democrazie, esortando ciascuno ad essere cittadino e non più semplice ed indistinto popolo!

Non condivido l’idea dell’Autore quando afferma che il populismo è finito nel momento in cui Greta Thunberg ha tenuto il suo discorso all’ONU. Oppure che il Covid abbia determinato la fine del ciclo populista.

Il populismo c’è stato sempre e sono dell’avviso che continuerà ad esistere perché connaturato nelle attese messianiche dell’uomo che crede nella soluzione di tutti i mali con l’arrivo del miracolo risolutore, del benessere immediato e collettivo, nella ricetta semplice ed universale che ci guarisca da tutte le malattie, nell’uomo forte e nella propaganda ingannevole. Se per Lenin l’estremismo è la malattia infantile del comunismo, credo che il populismo sia stato e rimanga la malattia infantile della politica, in ogni epoca, in ogni paese!

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